Usb Vicenza: "ferie condivise, di cosa ci si dovrebbe vantare?"
Venerdi 24 Marzo 2017 alle 16:58 | 0 commenti
La firma dell'accordo sindacale alla Fondazione Marzotto di valdagno è stata presentata dai suoi estensori come una grande vittoria di solidarietà come una cosa innovativa che farà scuola.
Stiamo parlando della questione delle ferie condivise, previste dal famoso jobs act. Ferie che un lavoratore può cedere ad un collega se questo è colpito da gravi situazioni personali e familiari e proprio per questo ha esaurito ogni forma di ferie o permessi retribuiti. Fatto questo che in maniera un po' casuale era gia' successo in altri luoghi di lavoro nel Veneto:la differenza è che gli atti precedenti erano spontanei e volontari qui in questo caso assumono proprio il valore di accordo sindacale regolamentato: si posso cedere solo le ferie eccedenti alle 4 settimane previste come obbligatorie che il lavoratore deve godere e non possono essere monetizzabili.
Dunque sicuramente un atto di solidarietà importante tra colleghi di lavoro a cui sicuramente deve andare la gratitudine di chi riceverà questo "dono". Nel leggere il testo dell'accordo fatto di due paginette si viene a sapere pero' che questo "donarsi le ferie" testuale "non comporterà oneri aggiuntivi per "la parte datoriale. Non solo ma una volta finito pure il "dono" se il/la dipendente ne ha bisogno ancora e non essendoci altri strumenti la parte aziendale non garantisce il mantenimento del posto di lavoro e pertanto potrebbe partire il licenzimento. E allora come mai se ne vanta così tanto la Fondazione Marzotto, visto che per lei è tutto a costo zero?
Come mai in presenza di questo atto di solidarietà di "classe" tra lavoratori la Fondazione non ci ha messo qualcosa di suo? Non so ad esempio: i lavoratori possono offrire delle ore, logico sarebbe che altre ore ce le mettesse a propri spese la Fondazione; ecco questo sarebbe un atto di cui vantarsi: troppo facile vantarsi dei meriti degli altri.
USB ritiene questo accordo un fatto grave che si inserisce nella lunga china di rinuncia dei propri diritti e del fatto che i diritti dei lavoratori duramente conquistati sono un costo da tagliare o al massimo non devono costare ai padroni. Fa veramente riflettere e preoccupare che tutte le parti firmatarie si vantino di questo accordo. Questo accordo dice una cosa: i profitti non si toccano, nessuna redistribuzione della ricchezza. Chi e povero e sfigato si arrangi. Ripetiamo senza franteindimenti che mentre va apprezzata la volontà dei lavoratori va respinto il comportamento della Fondazione e del sindacato. Per finire questa vicenda porta alla ribalta lo stato dei diritti dei lavoratori in italia. Qui il discorso è lungo, dalla riforma delle pensioni, alla riforma brunetta, alla legge fornero, al jobs act e ora questo nuovo sistema di "dono" di welfare a spese proprie: è stato un continuo sfogliare la margherita tanto che ormai di petali non ne restano più. E' drammatico constatare che se un lavoratore ha grosse difficoltà famigliari sia costretto alla questua ,alla buona volontà dei colleghi,è drammatico che un lavoratore coplito da gravi patologie venga licenziato come sta accadendo in questi giorni. Siamo proprio caduti in basso. E se al peggio non c'è mai fine bisogna invertire la tendenza. Tornare a lottare e rivendicare che uno ha diritto di curarsi, di essere pagato e che non puo' essere licenziato.
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