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Unità fuori dalla realtà, Indipendenza Veneta unica prospettiva di modernità

Di Redazione VicenzaPiù Martedi 20 Novembre 2012 alle 19:23 | 0 commenti

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Gianluca Busato, Indipendenza Veneta - Chi combatte l'inevitabile indipendenza la confonde volutamente con un'impossibile autonomia. Un editoriale di Umberto Curi pubblicato oggi sul Corriere del veneto ripropone il consueto luogo comune secondo il quale l'indipendenza veneta (che egli forse distrattamente confonde con autonomia, cosa ben diversa e quella sì utopistica!) sarebbe un esercizio di localismo al di fuori della realtà.

Nel portare avanti la propria tesi Curi fa proprio il classico schema secondo il quale in un mondo globalizzato non avrebbe senso creare nuove entità più piccole. Egli ha poi buon gioco nello sventolare la crisi irreversibile della lega come dimostrazione delle sue argomentazioni, a dire il vero un po' ripetitive.
A ben vedere emerge però un pensiero in controtendenza rispetto a ciò che l'editorialista del Corriere del Veneto afferma. In un mondo sempre più interdipendente come quello odierno, risulta infatti di fondamentale importanza un'indipendenza decisionale che possa permettere la tutela di interessi strategici veneti che altrimenti sarebbero alla mercé di potentati finanziari e affogati nella difesa dei privilegi e dell'assistenzialismo italiano. Con l'indipendenza veneta, solo per citare un esempio, avremo almeno il doppio dei parlamentari europei rispetto ad ora che difenderanno gli interessi veneti nel parlamento europeo e inoltre nomineremo un Commissario Europeo Veneto.
Il pensiero non è solo nostro e di parte, ma trova ispiratori illustri. In primis un altro famoso editorialista del Corriere della Sera, il prof. Alberto Alesina, che in un suo famoso paper scritto assieme ad Enrico Spolaore "The Size of Nations" (mai tradotto in italiano...), dimostra proprio il contrario di quanto afferma Umberto Curi: ovvero in un mondo globalizzato sono proprio gli stati con dimensioni "più umane" ad avere miglior vita e i cittadini con l'indice di benessere più alto. L'inefficienza sistemica degli stati leviatani nati in epoche storiche ipernazionaliste non riesce in alcun modo a reggere la concorrenza dei loro più giovani e veloci concorrenti in ambito internazionale. Il fenomeno è molto simile a quello vissuto nel Rinascimento, dove non a caso trovarono luce le migliori esperienze artistiche ed economiche che mai la penisola italiana abbia conosciuto, ben superiori di certo all'esperienza dell'unità. Tant'è vero infatti che dal dopoguerra gli stati indipendenti nel mondo sono quasi triplicati, diventando quasi duecento da poco più di settanta, a dimostrazione di una tendenza globale che oggi grazie ad Indipendenza Veneta non ci vede più semplici spettatori.
Tornando con lo sguardo al Veneto e alla storia contemporanea, è evidente poi che nel corso degli ultimi decenni di esperimento europeo nessun interesse strategico veneto ha trovato interlocutori italiani in grado di farlo proprio. Tantomeno poi in ambito globale extraeuropeo.
La cosa è ancor più grave se realizziamo che nessun politico veneto ad oggi ha percepito in realtà lo spostamento del baricentro dell'Europa, che con la propria espansione trova proprio in Venezia e nel Veneto un hub naturale e un crocevia strategico commerciale, energetico e di comunicazione.
Con la fine della contrapposizione della guerra fredda e lo spostamento del "confine del mondo occidentale" verso ovest si è liberato un potenziale inesplorato di opportunità, che a breve potranno finalmente trovare uno sfogo naturale grazie proprio all'indipendenza veneta.
Il mondo lo ha ben compreso e senza timidezze i maggiori organi di informazione internazionale hanno salutato l'azione e la crescita impetuosa di Indipendenza Veneta come il primo passo per la veloce nascita della nuova Repubblica Veneta: come potrebbe infatti il cuore della nuova Europa pulsare sotto il controllo di una Roma cadente e polverosa?
Parafrasando Umberto Curi, non ce ne voglia, si può ben dire che l'unità è al di fuori della realtà e che l'indipendenza veneta costituisce l'unica prospettiva di modernità.
Venezia è troppo importante per il mondo globale per lasciarla schiava di uno stato canaglia e in un mondo sempre più interdipendente l'indipendenza veneta conta, eccome se conta!

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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