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BPVi ancora a caccia di riluttanti soci mentre si preparano ad essere le nuove "banche del nordest" Unicredit, Intesa e Banco Popolare con BPM. Tutte almeno con radici in Veneto

Di Gianfri Bogart Martedi 26 Aprile 2016 alle 21:20 | 0 commenti

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Vi proponiamo alcuni estratti di due articoli su VeneziePost del collega Matteo Buffolo, il primo dal titolo "Bpvi a rischio lo sbarco in Borsa. Chi cresce con la crisi delle popolari", il secondo "Il Nordest senza le sue banche", temi che volevamo sviluppare noi stessi ma che abbiamo trovato già ben sviscerati da Buffolo, per cui gli facciamo umilmente da eco, vista la competenza che dimostra a differenza dei "nuovi educatori" finanziari, molto virtuali, più dei loro media, che pur di scrivere qualcosa propinano ai loro poveri lettori delle false verità. Come quella, ultima ma non l'ultima, del prospetto informativo della Banca Popolare di Vicenza che, secondo loro, sarebbe stato reso pubblico dalla Consob.

Eppure anche uno studente di ragioneria dopo primi anni di corso sa che quel prospetto deve essere approvato dalla Consob ma viene diffuso dalla banca. Povera Italia del virtuale, spesso molto simile a quella reale che nella classifica dell'educazione fnanziaria è al 63° posto nel mondo...

Nel primo articolo, quindi, da noi citato Matteo Buffolo nel sommario sintetizza così i contenuti che poi sostanzia con le sue considerazioni: "Mentre la Bpvi rischia di non avere il flottante per arrivare in Borsa, Credem, i genovesi di Banca Passadore, Volksbank, le big Intesa Sanpaolo e Unicredit crescono a Nordest. Infilandosi nelle crepe della crisi delle popolari e beneficiando, di riflesso, dei problemi di Veneto Banca e della Vicenza. Con la prima che si prepara a un'assemblea infuocata per il rinnovo del cda e la seconda che cerca investitori per l'aumento".
Infatti "nessuno lo ammette ufficialmente, anche perché una correlazione, nei fatti, è difficile da provare, ma dietro al successo che Unicredit e Intesa Sanpaolo stanno avendo nel Nordest e in Veneto in particolare, con clienti e volumi di raccolta in crescita nonostante le quote di mercato siano già importanti, c'è anche la crisi delle due popolari, la Vicenza e Veneto Banca... Prendiamo ad esempio Unicredit, che in Veneto è leader di mercato davanti a Intesa Sanpaolo. A fronte di una crescita di clienti di 11.100 unità nel 2015, con un aumento della raccolta, fra diretta e indiretta, pari a 1,11 miliardi, pari quindi a circa 100mila euro per nuova posizione, nei primi due mesi del 2016 i nuovi arrivi sono già oltre 1.600, per nuova raccolta pari a 553 milioni, con una proporzione completamente diversa: ogni nuovo correntista, ora, in Unicredit porta circa 345mila euro. Intesa Sanpaolo non ha fornito dati precisi, ma sono molti i private banker che hanno scelto di spostarsi all'ombra di Ca' de Sass".

Ma entrambe le banche oltre alla raccolta hanno anche aumentato gli impieghi con Unicredit, che punta molto sui mutui, anche per i giovani, sul credito alle famiglie e che registra aumenti anche degli impieghi a breve, e con Intesa  che nei primi tre mesi del 2016 ha erogato, scrive VeneziePost, ben 1,2 miliardi di nuovi finanziamenti, come ha detto recentemente il direttore regionale Nordest di Intesa Sanpaolo, Renzo Simonato: "Nei primi tre mesi del 2016 abbiamo erogato 1,2 miliardi di nuovi finanziamenti, in crescita del 35% rispetto allo stesso periodo del 2015. E lo scorso anno la direzione regionale Triveneto ha registrato un aumento delle attività finanziarie pari al 5,2% rispetto al 2014 e nuove erogazioni a medio e lungo termine a imprese e famiglie in crescita del 47%, di cui mutui ai privati in aumento del 137% con una quota di mercato passata dal 13,3% nel 2014 al 21,3% del 2015".

"Oltre ai due big - continua Matteo Buffolo - anche altre banche, più note al pubblico come Credem, o meno note come i genovesi di banca Passadore, non hanno fatto mistero, in recenti interviste e uscite pubbliche del loro management, di guardare con interesse al Nordest. E c'è chi, come Volksbank - Banca Popolare, dopo l'acquisizione della Marostica, per cui si era scontrata proprio con Popolare di Vicenza, ha già una quota importante in molte province del Veneto, essendo il quinto gruppo dietro a Intesa, UniCredit, Mps e appunto la Vicenza, e punta ancora sulla regione, mettendola al centro del piano industriale presentato la settimana scorsa".

"Tutto questo mentre Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono alle prese con i rispettivi problemi e le rispettive scadenze. Per l'istituto guidato da Francesco Iorio, impegnato in questi giorni in un roadshow a Londra con investitori istituzionali per promuovere l'aumento di capitale ed arrivare così ad avere un flottante tale da consentire la quotazione. Obiettivo che, a quanto risulta, è ancora lontano, visto che fonti vicine al dossier spiegano che a due giorni dal termine dell'offerta, previsto per il 28 aprile, la domanda è ancora scarsa. Tutto questo senza considerare le evidenze emerse dal prospetto per l'operazione: nonostante la discontinuità espressa dagli attuali vertici, sull'immagine della banca pesano come un macigno le operazioni del passato, con i finanziamenti ai membri del Cda, e la paura delle cause. Fardelli che, di fatto, si traducono in una minor fiducia dei clienti correntisti e una raccolta che, dopo il dato shock al 31 dicembre, è diminuita ancora nei primi mesi dell'anno".

A Montebelluna, intanto, soci e cda si preparano bellicosi all'assemblea del 5 maggio a Marghera col "presidente di una delle due associazioni di azionisti che hanno presentato la lista alternativa a quella del cda è tornato a puntare il dito proprio contro il board" che, per l'ex magistrato Giovanni Schiavon, ha peccato di "sperpero della fiducia".

Immaginare "Il Nordest senza le sue banche" è l'esercizio a cui ora ci dobbiamo rassegnare e la realtà con cui confrontarsi.

"Durante tutti gli anni della crisi - scrive nel secondo artiolo Buffolo -, in Veneto si è magnificato il ruolo del sistema bancario presente in Regione: le Popolari, a differenza delle altre banche, non hanno chiuso i rubinetti, hanno continuato a sostenere le nostre aziende in un momento in cui i fatturati calavano a picco. Un passaggio di sicuro importante, di cui ora, tuttavia, si vedono le conseguenze: ad appesantire, in alcuni casi in maniera brutale, i bilanci delle banche, ci sono le sofferenze, ovvero crediti che gli istituti non riescono a riscuotere. E, come ha fatto notare intelligentemente Gianni Mion alla presentazione dell'ultimo rapporto della Fondazione Nordest, quello che, per intenderci, ha stimato in 10 miliardi le risorse bruciate dalla crisi di PopVi e Veneto banca, quelle sofferenze rappresentano una sacca di crisi inespressa. Una sacca di crisi che, come ha fatto notare sempre Mion, trova la sua esemplificazione nel fatto che la crescita del pil del Nordest nel 2015 è stata pari alla media nazionale e non superiore, come siamo stati per lungo tempo abituati... Quello che conta, per il mondo imprenditoriale, e specialmente per quella parte che è sopravvissuta alla crisi e ne è magari uscita più forte, è trovare qualcuno che ne sostenga lo sviluppo in un momento di ripresa fragile. Un ruolo che sembra destinato a ricadere - non con loro dispiacere - su Intesa Sanpaolo e Unicredit... Lo fanno con nuovi crediti a famiglie, sotto forma di mutui ma anche di prestiti, e alle imprese.".

E conclude Buffolo la sua lucida, doppia analisi "un ruolo importante, quando la situazione si sarà normalizzata e l'attenzione non sarà più concentrata spasmodicamente sulla fusione con Bpm, lo potrà giocare anche la 'superpopolare' che nascerà dalla fusione fra la banca milanese e il Banco Popolare, che andrà a creare il terzo istituto italiano. Tre banche diverse, tutte e tre con parte delle loro radici in Veneto. In quel Veneto che, come ha certificato la stessa Intesa Sanpaolo in un lavoro del suo ufficio studi, ha la maggior parte delle medie imprese locomotive d'Italia. Un Veneto a cui forse talvolta manca una guida decisa o una direzione comune in cui remare, ma a cui, banche del territorio o non banche del territorio, non manca il supporto del mondo finanziario milanese. Che, fra il ruolo coi clienti, le garanzie prestate per gli aumenti di Veneto Banca e Popolare di Vicenza e, infine, le risorse messe in Atlante, anche per salvare le due popolari, la sua parte la sta facendo.".

Scritto da VeneziePost... sottoscritto da VicenzaPiù.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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