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Una spesa a tutto Gas

Di Giulio Todescan Domenica 21 Febbraio 2010 alle 12:43 | 0 commenti

Articolo pubblicato sul numero 183 di VicenzaPiù, in edicola a 1 euro e disponibile nei punti di distribuzione in città , oppure scaricabile in formato pdf dal box in basso a destra o cliccando qui 

 

Si moltiplicano i gruppi d'acquisto solidaleIn provincia si moltiplicano i gruppi di acquisto solidale
Prodotti locali e biologici, prezzi equi, rispetto per i lavoratori:
queste le regole base. Per uscire dal mercato liberista e creare nuove reti sociali

 

Produzione locale e biologica, rispetto per l'ambiente, prezzo equo e condizioni di lavoro dignitose, e soprattutto rapporto diretto fra consumatore e produttore, saltando a piè pari gli intermediari della grande distribuzione. Sono pochi e netti criteri dei Gruppi d'acquisto solidale: i "Gas", che fino a pochi anni fa erano un'esperienza ristretta a piccoli gruppi, e che invece nell'ultimo anno hanno fatto "boom".

I numeri
Anche a Vicenza e provincia, dove nel 2004 si è costituita la Rete Gas Vicentini. Un semplice dato dà l'idea delle dimensioni della loro crescita: nel 2004 in provincia erano seri i gruppi d'acquisto, oggi sono ventisette.

Ne parliamo con Luigi Revrenna, che fa parte del Gas di Thiene ed è il coordinatore della Rete provinciale. «Il primo Gas in Italia è nato a Fidenza (Parma) 15 anni fa. La storia vicentina nasce intorno al 2000: si formano i primi gruppi, uno a Vicenza, che ora non esiste più, ma dal quale poi sono nati gli altri gruppi attuali. Poi ne nascono a Bassano, Schio, Cornedo... - racconta Revrenna - Quando ho fondato il gruppo di Thiene nel 2004 mi sono chiesto: perché se ci sono tante realtà simili non possono confrontarsi e scambiarsi fornitori e acquistare collettivamente? Allora ho lanciato le Feste Incontro, degli incontri con pranzo comunitario, per conoscersi fra di noi, finché abbiamo deciso di fare incontri stabili ogni due mesi e con dei referenti fissi per ogni Gas». 

Non una rete "fredda", nelle intenzioni, ma un modo per far circolare idee e svilupparle insieme, seguendo un percorso di progressivo "esodo" dai meccanismi dell'economia liberista. Anche se poi, alla fine, il compito della Rete provinciale è soprattutto quello di fare ordini insieme, abbattendo le spese e diminuendo i costi (economici e ambientali) per i trasporti. Con numeri che non sono affatto piccoli: nel 2009 la Rete dei Gas ha ordinato 12 quintali di riso, 20 quintali di arance dalla Sicilia, 100 quintali di pasta prodotta da una cooperativa biologica di Calvatone (Cremona), 4 scatoloni di calze in tessuto biologico prodotte nel bresciano, 200 paia di scarpe Astorflex prodotte senza inquinanti da una ditta di Castel D'Ario (Mantova), 10 quintali di olio prodotto a Bagheria (Palermo) da una cooperativa di ex tossicodipendenti che lavorano terreni confiscati alla mafia. E inoltre un numero incalcolabile di litri di detergenti, cosmetici e prodotti per l'igiene personale. Sempre rigorosamente "naturali".

 

La mappa
La mappa dei "gasisti" è questa: nel basso vicentino si contano i gruppi di Lonigo e dei Colli Berici; a Vicenza c'è lo storico gruppo Equistiamo, l'Equobar e il gruppo del Presidio No Dal Molin; a Creazzo ne è partito uno da un anno; nell'alto vicentino si concentrano i più, da Villaverla a Motecchio Precalcino, da Sandrigo a Malo, da Thiene a Breganze, da Nove a Marostica, fino ai quattro gruppi presenti a Bassano del Grappa. Con uno strano e interessante fenomeno di gemmazione in altre province: «Alcuni soci dei Gas di Bassano si sono trasferiti a vivere a Montebelluna - racconta Revrenna - Così hanno formato nuovi gruppi lì, con cui siamo in contatto per fare delle cose insieme».
Di sicuro, complice la crisi economica e alcuni servizi sui giornali e in televisione, l'interesse verso questo modo alternativo di fare la spesa è aumentato negli ultimi tempi. «Se fino al 2006 nei gruppi c'era gente molto sensibile e impegnata, che veniva dal commercio equo e dall'ambientalismo, negli ultimi anni, grazie anche ai media, la gente comune ha cominciato ad interessarsi e a creare dei Gas. L'ultimo che è nato, a Creazzo, è partito dall'iniziativa di una ragazza che veniva da Equistiamo, che si è unita ad un altro ragazzo curioso ma senza alcuna esperienza - ci spiega Luigi Revrenna -. Simile il discorso per il Gas di Sandrigo: un giorno mi chiama un ragazzo e mi dice che ha visto trasmissione di Report sui Gas, e che ha trovato il mio indirizzo on line. Io gli ho segnalato che esisteva un gruppo di Breganze, e lui ha iniziato a frequentarlo. Dopo dopo tre incontri, in quel gruppo d'acquisto c'era più gente di Sandrigo che di Breganze, e allora quelli di Sandrigo hanno creato un gruppo per conto loro. All'inizio c'è curiosità ma anche paura, quindi ci si aggrega a gruppi esistenti».

Le difficoltà
Già, perché mettere in piedi un Gas non è proprio semplice. Ci vuole costanza, soprattutto, e una buona organizzazione. Nessuno - almeno a Vicenza, nelle grandi città esperimenti del genere esistono - ti porta a casa la spesa, ma ci si incontra una volta a settimana per ritirarla tutti insieme, di solito il giorno della riunione organizzativa. Poi bisogna dividersi i compiti: chi fa il referente del tal prodotto, tenendo i rapporti con il produttore, chi ha un garage dove tenere i pacchi, chi può mettere un furgoncino a disposizione. All'acquisto il produttore fa una fattura individuale al referente, si paga l'Iva ed è tutto regolare. «Chi va a prendere la roba e dove la mettiamo? Le domande base sono queste - racconta Revrenna -. Sono morti molti gruppi per cose banali come queste. Fare un Gas, al di là dei discorsi, è una cosa molto concreta. Magari c'è bisogno che il lunedì mattina qualcuno resti a casa per ricevere un pacco che viene dalla Sicilia».

Rivoluzione dal basso
L'iniziale spinta etica, però, rimane sempre: «Se pensiamo al significato vero del fare un Gas, anche vedendo i numeri dei nostri acquisti, dobbiamo considerare che ci sono investimenti anche importanti che vengono spostati da un'economia che non tiene conto del rispetto dell'ambiente, del valorizzare i prodotti locali, del giusto costo del lavoro, verso un'economia che investe sul territorio, che riduce i trasporti al minimo». Con dei costi che sono di solito un po' più alti da quelli del supermercato, ma di qualità decisamente migliore. Una spinta etica che la Rete vuole concretizzare facendosi promotore di campagne specifiche. «Ad aprile ad esempio partirà la raccolta firme per un referendum in favore dell'acqua pubblica, per abolire la legge che ne privatizza la gestione - dice Revrenna -. Vogliamo lanciare una campagna in cui ogni Gas raccolga firme nel proprio paese, anche con banchetti in piazza. Inoltre c'è l'idea di organizzare mercatini del baratto: dietro i Gas ci sono anche i valori del riuso dei materiali e dello scambio gratuito».
Ma è con il rapporto diretto fra "gasisti" e piccoli produttori che i Gas abbattono i muri e creano legami sociali importanti. Come quelli con le regioni del Sud, dove i Gas si riforniscono di arance, mandarini e verdure. «Pensiamo ai fatti di Rosarno. Una delle cause scatenanti di quel disastro è il sistema economico, che nell'ambito degli agrumi funziona così: la grande distribuzione ha in mano il bastone, impone i prezzi, e i piccoli produttori devono abbassarli, sono in balìa del mercato, e così finiscono con lo sfruttare gli immigrati come schiavi - afferma Revrenna -. Noi abbiamo già impostato una soluzione: abbiamo fornitori siciliani da cui compriamo direttamente, saltando gli intermediari. Ma anche calabresi: quest'anno abbiamo ordinato dalla piana di Sibari delle clementine buonissime. Vengono dall'azienda agricola di una ragazza, che ha ereditato un terreno dal padre. A lei dispiaceva lasciare perdere l'azienda, così l'ha convertita al biologico e si è rivolta al mercato dei Gas, riuscendo a far ripartire la produzione». Ma sono in tanti che, nel gorgo della crisi, stanno tentando questa soluzione: «C'è una fortissima crisi fra i produttori del Sud, ricevo chiamate di continuo, sono disposti a mandarci su i prodotti a prezzi stracciati, perché hanno l'acqua alla gola - dice il coordinatore della Rete Gas -. Noi però per quanto possibile cerchiamo di conoscerli direttamente, sapere come lavorano, come trattano i lavoratori. I nostri amici di Bagheria, da cui compriamo l'olio, ci hanno raccontato di aver fatto le angurie, quest'anno. I commercianti all'ingrosso gli hanno proposto 10 centesimi al chilo, meno di quanto servirebbe a pagare le sementi e il lavoro. Noi cerchiamo di scardinare questo sistema».


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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