Una situazione del lavoro che peggiora, la soluzione a sinistra: attuare la Costituzione
Sabato 1 Marzo 2014 alle 01:01 | 0 commenti
I dati forniti dall'Istat sulla disoccupazione in Italia, come ci riferisce un attento osservatore del mondo del lavoro quale è il vicentino Giorgio Langella, segretario regionale del PdCI del Veneto e tra i promotori storici di un"raggruppamento" più largo delle forze della sinistra italiana, mostrano una situazione in continuo peggioramento. A gennaio, il tasso di disoccupazione è arrivato al 12,9%, pari a 3.293.000 unità , con una crescita pari allo 0,2% rispetto a dicembre 2014 (+60.000 unità ) e dell' 1,1% su base annuale (+260.000 unità ).Â
I giovani disoccupati (età compresa tra 15 e 24 anni) sono 690.000 pari al 42,4% rispetto agli occupati con una crescita dello 0,7% rispetto al mese precedente e del 4% su base annua. Il numero totale degli occupati è pari a 22.259.000 unità (-330.000 in un anno), quello degli inattivi è di 14.364.000 unitÃ
In Veneto, a fine 2013, le persone in cerca di occupazione erano 170.860 con un tasso di disoccupazione pari al 7,6%. Il dettaglio delle sette province è riportata in tabella.
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Provincia | Popolazione con età > 15 anni | Persone in cerca di occupazione | Tasso di disoccupazione |
Belluno | 183.622 | 7.096 | 7,2% |
Padova | 803.450 | 38.896 | 8,7% |
Rovigo | 216.535 | 9.810 | 8,6% |
Treviso | 754.161 | 30.079 | 7,3% |
Venezia | 747.869 | 31.688 | 8,6% |
Verona | 787.283 | 24.825 | 5,9% |
Vicenza | 736.979 | 28.465 | 7,4% |
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Il neo presidente del consiglio, Matteo Renzi, si è affrettato a definire la situazione “allucinanteâ€. Lo ha fatto su twitter (come impone la moda) promettendo che il primo provvedimento sarà il “JobsActâ€, ovvero quelle promesse (o minacce?) fatte qualche settimana fa. «Una serie di titoli e dichiarazioni - commenta Langella - che sottintendono una maggiore flessibilità in uscita dal lavoro (ovvero più facilità di licenziare), la definitiva cancellazione dell'articolo 18 per i primi tre anni di lavoro, la sostanziale cancellazione della cassa integrazione con la definitiva espulsione del lavoratore dal mondo del lavoro. Un ulteriore disastro che si sommerebbe a quella disastrosa controriforma sulle pensioni firmata dal ministro Fornero e votata a quella maggioranza che appoggiava il governo Monti e che era formata (tra gli altri) da PD, UdC, PdL (oggi FI e NCD). Praticamente la stessa maggioranza che ha appoggiato il governo Letta e oggi appoggia Renzi».
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Quella sulle pensioni è, infatti, «una controriforma» che, con l'aumento dell'età e dell'anzianità necessarie per poter andare in pensione, ha ostacolato, di fatto, l'ingresso nel mondo del lavoro. Una misura che, unita al declino produttivo del paese dovuto anche alle delocalizzazioni e alle speculazioni mai contrastate dai vari governi, ha contribuito, per il segretario comunista, ad aggravare la crisi occupazionale che stiamo vivendo.
‹Invece di “twittare†qualche messaggino» incalza il politico di sinistra che non può essere semplicisticamente accusato di faziosità di "classe" essendo lui stesso un piccolo imprenditore - «un presidente del consiglio serio dovrebbe iniziare ad aggredire il problema occupazionale con una decisione chiara e controcorrente come quella di abrogare la (contro)riforma Fornero sulle pensioni. Lo chiedono centinaia di RSU che si sono autoconvocate e i partiti di sinistra che non sono oggi presenti in parlamento. Non sarebbe, forse, giusto esigere che lo Stato agisca a favore di chi vuole lavorare e non di chi accumula enormi ricchezze  speculando e sfruttando il lavoro altrui? Lorsignori diranno che non ci sono i soldi, ma le risorse si potrebbero ottenere con una seria politica contro l'evasione fiscale e la corruzione che devastano il nostro paese e con una tassazione progressiva e strutturale sulle grandi ricchezze. Ricordandosi che evasione e corruzione sottraggono alla collettività circa 200 miliardi ogni anno e che il 10% della popolazione ha il 50% della ricchezza del paese. Là si potrebbero trovare i miliardi necessari per raggiungere l'obiettivo di eliminare la disoccupazione e permettere a chi ha lavorato onestamente 40 anni (versando tutti i contributi) di poter andare in pensione».
Non pretende azioni rivoluzionarie conclude Langella ma «basterebbe attuare quanto scritto nella Costituzione».
Visti i tempi, però, questo appare non un semplice suggerimento ma un sogno. Rivoluzionario.
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