Una patrimoniale per la redistribuzione del reddito: la posizione di Lucio Zaltron
Martedi 15 Gennaio 2013 alle 21:15 | 1 commenti
Riceviamo e pubblichiamo da Lucio Zaltron, coordinatore circolo Partito Democratico Vicenza 3.
È ampiamente condivisa nel nostro Paese la convinzione che serva un sistema fiscale moderno, funzionale alle esigenze di redistribuzione e ad una più equa ripartizione del reddito, che garantisca i servizi e consenta allo Stato di intervenire a sostegno dello sviluppo e del lavoro.  Il problema è come passare dalle buone intenzioni alla pratica.
Non si tratta di introdurre nuove tasse che si aggiungano alle esistenti, ma di riequilibrare il prelievo sui contribuenti. E poiché il prelievo fiscale oggi grava prevalentemente sui redditi dichiarati, è necessario far entrare nella base imponibile anche i patrimoni e perseguire con più rigore l'evasione fiscale. La tassazione esistente sui patrimoni deve essere quindi modificata, resa progressiva e non episodica, al fine di non inseguire le periodiche rincorse ad emergenze di bilancio.
E' opportuno quindi adeguarsi agli attuali standard europei. Rispetto ai quali il nostro paese ha non trascurabili differenze: l'entità dell'evasione, il peso eccessivo dell'Irpef rispetto al gettito delle altre imposte, soprattutto sui redditi da lavoro, la ridotta tassazione dei redditi da capitale e la quasi inesistenza di una vera tassa patrimoniale progressiva.
Quest'ultima dovrebbe configurarsi come un'imposta sulla ricchezza con carattere fortemente progressivo. Ciò significa, per esempio, che non dovrebbe concentrarsi solo sulla distinzione tra la prima ed altre case, ma essenzialmente sul valore del patrimonio posseduto e sulla relazione con il reddito. Escludere dunque l'abitazione principale può essere giusto, ma solo per famiglie e persone al di sotto di un certo livello di reddito. Quello che serve è, a questo riguardo, un sistema ad aliquote crescenti all'aumentare del valore complessivo dei patrimoni posseduti.Â
Una patrimoniale, dunque, per la redistribuzione della ricchezza.
Il governo Monti nella sua " democrazia aristocratica" ha fallito perché ha impoverito ulteriormente l'Italia aggravando il già grande squilibrio sociale.Â
Ha fallito nelle pensioni, dove le misure introdotte dovranno essere riviste per ristabilire forme credibili di flessibilità e per realizzare una più forte solidarietà di sistema; nel lavoro, dove il rigore, la crescita, l'equità sono stati sacrificati a meno intervento pubblico, meno concertazione e più flessibilità ; nella scuola, dove i tagli, subissati dalla demagogia, hanno confermato scarsa conoscenza del mondo dell'istruzione; nella sanità , dove i tagli lineari hanno messo in discussione la garanzia del livelli minimi di assistenza per i cittadini.
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