Una breve lettera a Luca Mercalli sulle scie
Lunedi 5 Luglio 2010 alle 10:28 | 0 commenti
Egregio direttore di Vicenzapiù, la prego di pubblicare la lettera che segue indirizzata al meteorologo Luca Mercalli. Provvederò a fargliela pervenire non appena uscita sul quotidiano on line. Lucio Panozzo
Caro Mercalli,
sapendola buon meteorologo, mi rivolgo a lei per alcuni chiarimenti in merito ad un fenomeno che non credo le sia sfuggito, anche se, a dire il vero, proprio qui a Vicenza qualche anno fa lei ebbe risposte vaghe in merito (era stato invitato dai gruppi antibase come esperto dei problemi sorti in Val di Susa sul passaggio della linea ferroviaria europea, ricorda? Ad una domanda sulle scie chimiche, lei dribblò magistralmente l'ostacolo, considerando la domanda fuori tema e non considerando se stesso preparato sull'argomento).
La domanda è questa. Possibile che coloro che fanno il suo mestiere non si siano posti la questione che chi non è del mestiere e osserva anche distrattamente il cielo si pone ogni giorno? E sì che il cielo è il vostro tavolo da lavoro e, trattandosi di un tema che riguarda proprio il vostro settore, i sistemi nuvolosi, avreste dovuto interessarvene tanto tempo fa.
Un po' di storia: a partire dalle origini del volo a reazione, tutti noi ragazzi di allora, ci divertivamo a seguirne le scie. Già allora avevamo notato che quando il velivolo o i velivoli viaggiavano altissimi, la scia c'era, quando invece il volo era a bassa quota o addirittura radente, di scia neanche l'ombra. Quando ce lo spiegarono, fu chiaro a tutti che la scia prodotta dalla condensazione a bassa temperatura del vapor d'acqua espulso dai motori quale residuo della combustione, aveva una durata variabile da alcuni secondi ad un massimo di un minuto o due, secondo le condizioni di temperatura, di vento o altro. Quando iniziarono le prime avvisaglie inerenti al problema delle scie chimiche comunicate attraverso il tam tam informatico (stampa zitti, televisione muti, autorità assenti o "in riunione"), avevamo smesso da un pezzo di osservare il cielo come si faceva da bambini, perché uno o più aerei non facevano più un baffo a nessuno, e poi avevamo altri problemi per la testa che stare in ozio o a giocare in mezzo a una strada e gridare e correre come scemetti ogni qual volta un velivolo si affacciava sul nostro spazio aereo; avevamo da lavorare, avevamo la famiglia, avevamo i nostri problemi. Cominciò allora, ma non per tutti, un periodo di osservazione per verificare di persona se effettivamente quei pazzi di internet avevano ragione o se ci stavano prendendo per i fondelli. Notai allora come alcune scie si differenziassero da altre in modo molto significativo. Gli aerei passeggeri o i cargo che volano sui 12.000 metri, emettono una scia normale, che si scioglie come detto sopra nel giro di brevissimo tempo. Altri aerei non definiti, invece, che volano ad un'altitudine nettamente inferiore, lasciano una traccia che stenta a sciogliersi, anzi, prima di sparire (ma dopo ore), si dipana lentamente "a pettine", cioè con degli sbaffi laterali. Capita che le previsioni del tempo (dott. Mercalli, è ancora lì?) in serata segnalino un assoluto sereno per la mattina seguente. Cosa si fa appena usciti? Si guarda in alto, ed effettivamente il cielo si presenta completamente sereno. Però sono presenti numerose scie in varie direzioni, lasciate nottetempo da aerei che non sono né passeggeri né cargo. Attenzione, scie basse, che permangono e si allargano lentamente. Si continua ad osservare, alzando ogni tanto il capo, e le scie si allargano ancora, formando dei bellissimi sbaffi incurvati dal vento. Dopo un paio d'ore, il cielo si presenta in gran parte lattiginoso, e nessuno se ne sa spiegare la ragione.
Qui ha termine l'esperienza di un cittadino qualunque in cerca di spiegazioni. Internet è affollato di spiegazioni di tutti i tipi, anche sui minimi particolari, vedere per credere. Però non ci si può affidare solo ad internet, ci vogliono risposte di tipo scentifico, con prove e controprove, soprattutto firmate.
In chiusura vorremmo fare le nostre domande, oltre che a Mercalli e ai suoi colleghi meteorologi, anche ad altri che "dovrebbero" sapere: operatori radar civili e militari; addetti al volo in special modo piloti, civili e militari; quei particolari reparti di intervento aereo veloce che sono sempre pronti ad intervenire quando velivoli non identificati si presentino sul nostro spazio aereo; servizi segreti civili e militari; ministero della difesa e i componenti dello stato maggiore delle forze armate; ministero dei trasporti e dell'aviazione civile; ufficiali ai vertici dell'aeronautica militare; ministero della marina civile; ministero della marina militare; ministero della sanità e ministero dell'agricoltura (in relazione ai presunti danni alle colture e all'atmosfera sotto forma di inquinamento); i massimi vertici dello stato (quando non siano in tutt'altre faccende affaccendati, magari in quelle simpatiche festicciole a palazzo Grazioli), il presidente della repubblica quale garante della costituzione e comandante in capo delle forze armate nazionali; per finire, tutti quegli addetti senza nome che lavorano negli aeroporti e che vedono tutto e sanno tutto, ma che sanno anche che non possono parlare...
Dott. Mercalli, a lei la parola, con i nostri ringraziamenti per eventuali gradite risposte. Le dò la mia assicurazione che tutti gli altri che ho nominato si guarderanno bene dal rispondere, lei è l'unica nostra speranza.
Grazie ancora e a presto.
Lucio Panozzo
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