L'importanza del primato della politica sul civismo, sul tecnicismo
Domenica 12 Febbraio 2012 alle 20:54 | 0 commenti
Giuliano Ezzelini Storti, Segretario Provinciale di Vicenza Prc FdSÂ -Â In un blog, mi fanno presente, non bisogna fare il calendario delle cose che si fanno, ma cercare anche di scrivere punti di vista e riflessioni che possano spaziare oltre la cosiddetta "contingenza politica".
Proverò allora a scrivere oggi, in una domenica nevosa rinchiuso al caldo della stufa a legna nelle mie amate montagne recoaresi, un'analisi ragionata su Vicenza, la politica, la sinistra in generale, i partiti e il loro calo di consenso nell'opinione pubblica.
Proverò a discutere su come si dovrebbe reagire all'attuale condizione: sarò duro e non farò sconti. Senza voler offendere nessuno, dirò come la penso.
Si badi bene, non voglio ergermi a intellettuale, sono un operaio tessile pragmatico e "togliattiano fino al midollo", ma solo tentare di porre un punto di vista diverso dalle scappatoie facili alla quale di solito la politica, quella moderna dei partiti "leggeri" e mediatici, si affida.
Il tema, lo confesso, è molto ambizioso. Non chiedo, non credo, non voglio vincolare alcun che, spero solo di apportare un semplice contributo su cui mi auguro vengano segnalate eventuali contrarietà o riflessioni illuminanti, allo scopo di aprire anche un modo di discutere più disteso e di confronto, soprattutto a sinistra, senza "pro" e "contro".
Il dato su cui far partire il ragionamento è l'ultima ricerca sulla credibilità dei partiti, che si aggira intorno al 4%. Una percentuale così bassa non credo abbia precedenti, anche nei momenti più bui della nostra giovane democrazia. Cos'è allora questo segnale? Cosa significa? Cosa dovrebbe indurre a proporre gli attori, partiti o leader, di una democrazia sana?
Sia chiaro, non farò il moralista dando lezioni da distaccato, sono anch'io un dirigente di partito, ma allora sarebbe il caso di dire: cosa facciamo ? Cosa facciamo a Sinistra? È giusta la reazione che avviene in provincia di Vicenza? E' giusta la risposta nazionale?
Se guardiamo il Sindaco della Città , è quanto mai chiara la sua posizione: i partiti sono in crisi, Vicenza è una città storicamente moderata, e allora lui si pone come "civico" (guarda a destra e a una sinistra che non può creare problemi), come uomo critico nei confronti dei partiti (legati a vecchie logiche!) e vince il malessere nei confronti della politica, cavalcando l'antipolitica o il fastidio dei cittadini e promuovendosi come il nuovo che avanza. Il ragionamento non fa una piega: ma, scusate il "gioco di parole", a cosa si piega ?
Per fare il percorso civico bisogna annullare le identità , i punti di vista dell'amministrare che stanno in capo ai singoli partiti che lo sostengono o che potrebbero sostenerlo, bisogna poter spaziare negli interessi economici garantendo le lobby, non avere un progetto di città , ma accontentare "a destra e a manca" in modo tale da imbarcare più soggettività politiche e garantirsi la riconferma.
Bisogna piegare l'identità storica e politica non alla necessità di un progetto di città del futuro, ma affine solo all'esigenza di essere confermato sulla prima poltrona di Vicenza.
Ma la politica può essere questo? I partiti possono abdicare fino a questo punto il loro ruolo ? E' questa la novità "folgorante" su cui riprendere credibilità ?
Guardate, sarò un autentico utopico o utopista, ma credo che la credibilità dei partiti e dei personaggi politici si crei in altro modo: soprattutto a sinistra!
Se guardiamo al livello nazionale, si pensa di riprendere credibilità abdicando ai tecnici la funzione primaria della politica di dare la direttrice di condotta dei Governi.
Questa condotta invece, come si sta dimostrando dalle scelte politiche, profondamente politiche, di Monti, non perde il tempo a colpire e danneggiare i punti di riferimento sociale della sinistra (lavoratori in primis!), che nelle istituzioni tradizionali non solo non hanno più rappresentanza, ma che nessuno si prende la briga di difendere.
Il tecnicismo, come il civismo sfrenato, virano sempre a destra: è un fattore naturale in un sistema capitalista. Ma allora, come diceva Lenin, che fare ? E' chiusa, veramente, la stagione della sinistra e delle grandi idee? Io penso che si dovrebbe porre un punto, prima di aprire ad alleanze o a collocazioni opportunistiche: troviamo a sinistra un minimo comune denominatore per stare assieme? Ci riprendiamo, a sinistra, il primato della politica di cambiare la società e renderla più equa e più giusta?
Se crediamo che la risposta alle precedenti domande sia il bene per costruire un'alternativa di società , oltre che un'alternativa nelle città , non diamo già per definiti steccati. Mettiamoci veramente in gioco tutti e tutte. Altrimenti la conseguenza sarebbe che dietro al civismo o al tecnicismo si potrebbe nascondere l'unico male assoluto che ha distrutto la credibilità dei partiti: l'attaccamento alla poltrona di alcuni "matusalemme della politica" che con il nuovismo, non con la novità sana, predicano il proprio "verbo" per confermare il proprio posto.
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