Tribunale di Vicenza, il giudice-mamma potrà emettere le sentenze anche da casa
Giovedi 13 Ottobre 2016 alle 09:49 | 0 commenti
In una stanza la culla, nell'altra le carte del processo. D'ora in poi il giudice-mamma che deve accudire il suo piccolo, deciderà la sentenza in videoconferenza. Da casa. È la novità introdotta dal tribunale di Vicenza, probabilmente la prima iniziativa del genere in Italia che si pone come obiettivo quello di migliorare la produttività e salvaguardare il rapporto tra le donne magistrato e i loro bambini. Il progetto verrà testato domani, dopo che nei giorni scorsi è stata allestita un'apposita stanza al secondo piano del palazzo di Giustizia. Lì, spesso, si svolgono le camere di consiglio, dove i giudici si ritirano per decidere in merito alla causa. In pratica è il luogo in cui il collegio, al termine di un confronto e sulla base di quanto emerso nel corso delle udienze, stabilisce la sentenza.
Il presidente del tribunale di Vicenza, Alberto Rizzo, ha fatto installare un sistema di schermi e telecamere, che trasmette le immagini attraverso una piattaforma chiamata «Linch», superprotetta e a prova di hacker. In questo modo, uno dei giudici può collegarsi da casa con un computer portatile (e munito di web cam) e partecipare alla camera di consiglio, discutendo con i colleghi esattamente come farebbe se fosse presente.
Un sistema pensato soprattutto per favorire le magistrate neo-mamme, che si ritrovano a dover fare i conti con gli imprevisti, le malattie e, più in generale, i bisogni dei propri bambini. In questo modo, collegate da casa (ma con regole precise, a cominciare dal fatto che nessun'altra persona potrà essere presente nella stanza), potranno continuare il proprio lavoro.
«Il servizio è limitato alle camere di consiglio dei procedimenti civili» precisa il presidente Rizzo. Lo scopo è evidente: «Rispettare il ruolo e le esigenze di una mamma, significa anche metterla nelle condizioni di poter lavorare con serenità , senza dover rinunciare ad accudire i propri figli in caso di bisogno».
Come dire: più che il fertility day conta garantire ai neo-genitori un sostegno concreto sul luogo di lavoro. Anche tenuto conto del fatto che, soltanto negli ultimi due anni, ben cinque giudici-donna del tribunale di Vicenza sono diventate madri.
In realtà l'innovazione introdotta da Rizzo ha anche un importante risultato pratico, visto che consente ad aziende e cittadini coinvolti nelle cause giudiziarie di non ritrovarsi alle prese con il rischio di un rinvio dovuto all'assenza del giudice. Tradotto: tempi più brevi per le sentenze. E in un settore delicato come quello civile, oberato da migliaia di procedimenti che spesso durano anni, non è certo affare da poco.
«È positivo che chi torna dalla congedo per maternità abbia la possibilità , in situazioni di emergenza, di lavorare rimanendo a casa», spiega una delle neo-mamme togate, il magistrato Martina Rispoli. «Come giudice, credo che in questo modo il tribunale civile registrerà un aumento della produttività . E allo stesso tempo, come donna, sarò certamente più serena nel sapere di poter restare accanto a mio figlio, qualora si ammalasse».
Martina Rispoli, come tutte le colleghe, rivendica un principio fondamentale: «Si può essere una brava mamma, presente nei momenti che contano, senza per questo dover rinunciare a impegnarsi nel proprio lavoro».
A colpire di più, naturalmente, è l'idea di strutturare un tribunale a «misura di bambino», applicando alla macchina della Giustizia - in genere bollata come farraginosa o obsoleta - quelle moderne politiche di attenzione al benessere dei lavoratori, che in genere si immaginano riservate ai fortunati dipendenti delle aziende private più innovative, nei campus della Silicon Valley ma anche in alcune (poche, per la verità )imprese venete.
Lo stesso vale per l'asilo che, dopo mesi di attesa, a breve verrà finalmente aperto in un'ala ricavata nel seminterrato del tribunale. «Sarà a disposizione dei figli dei magistrati - spiega il presidente Rizzo - ma anche di avvocati, cancellieri e di tutti i professionisti che quotidianamente frequentano il Palazzo di Giustizia. Vogliamo superare definitivamente l'idea che famiglia e carriera siano due ambizioni in contrasto».
di Andrea Priante da Il Corriere del Veneto
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