Tavolo intercategoriale ieri su filiera responsabile e integrità del settore orafo
Martedi 12 Giugno 2012 alle 13:50 | 0 commenti
Costruire una filiera responsabile e tutelare l'integrità del settore orafo rispettando l'equità sociale e ambientale: questo il tema del seminario organizzato dalle Associazioni componenti il Tavolo intercategoriale orafo (Apindustria, CNA, Confartigianato Vicenza, Confindustria Vicenza) e dalla Camera di Commercio di Vicenza e che ieri, 11 giugno 2012, ha riunito numerosi operatori del settore a Palazzo Specchi, sede cittadina di CNA.
Relatori Stefano De Pascale, segretario generale Confindustria Federorafi, Damiano Zito, titolare Progold, Claudio Tomassini, responsabile filiera oro Unionfiliere e Davide Merigliano, direttore generale della Lorenzo Muraro SpA. A moderare l'appuntamento Giuseppe Corrado, coordinatore per il 2012 del Tavolo intercategoriale orafo, il quale ha più volte ribadito la necessità di sensibilizzare produttori e operatori orafi circa le nuove norme tecniche settoriali già approvate o in via di approvazione presso gli enti internazionali di standardizzazione e che andranno a coinvolgere l'intera filiera. Basti pensare alle problematiche create dalla disciplina relativa al rilascio del nichel nelle leghe d'oro: le nuove norme, volte ad evitare l'insorgere di allergie, di fatto costringeranno i produttori a sostituirlo con il ben più caro palladio entro un anno. Ma non si è soltanto discusso di standard tecnici: ampio spazio è stato dedicato al sistema di tracciabilità del prodotto, procedura sempre più spesso richiesta dai trader internazionali e dai consumatori finali, attenti più che mai a distinguere un prodotto di origine nazionale da quello di importazione. "Tracciare l'origine - hanno sottolineato gli esperti- significa fare chiarezza, creare trasparenza e quindi sicurezza nell'acquisto. Significa inoltre concepire il gioiello come simbolo di responsabilità sociale d'impresa, attraverso l'impegno a rispettare norme etiche e ambientali oltre ai diritti umani a tutti i livelli del processo produttivo, bandendo, per esempio, i "diamanti insanguinati" o l'oro estratto per finanziare le guerre". Nasce quindi la necessità di individuare degli standard di riferimento specifici per il settore, come ha già fatto RJC (Responsible Jewellery Council), organismo internazionale per la certificazione dell'intera filiera, materie prime comprese, al quale aderiscono 370 aziende virtuose nel mondo, di cui il 4% italiane. Stesso procedimento, ma riferito al solo processo produttivo, quello garantito dal Sistema delle camere di commercio italiane e identificato dal marchio "TF Traceability & Fashion". Si tratta di una serie di norme volte a regolamentare un sistema di tracciabilità volontario dei metalli preziosi. Le aziende ritenute certificabili potranno fregiarsi dell'etichetta "TF", una sorta di carta d'identità del prodotto riconosciuto come 100% made in Italy. Questo il traguardo già raggiunto da venti aziende italiane - e altre sono in fase di certificazione- tra cui la vicentina Muraro SpA, che dal 11 maggio scorso può vantare, per i prodotti della linea "Comete", l'ambito marchio. Lo ha spiegato il direttore Merigliano, che vede nella certificazione un ulteriore, importante argomento di vendita. Si tratta ancora di una certificazione volontaria e non obbligatoria che, opportunamente pubblicizzata, renderà l'acquisto di gioielli, sia in Italia che all'estero, un atto più consapevole e informato, garantendo al consumatore finale la possibilità di tracciare una vera mappa di viaggio del prodotto, dalla sua ideazione all'arrivo sul mercato.
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