Opinioni | Categorie: Politica

Sul viale del tramonto

Di Alessio Mannino Sabato 14 Febbraio 2009 alle 16:15 | 0 commenti

Il movimento No Dal Molin ha tentato di forzare il cantiere, ma è stato sconfitto Divisione, isolamento, errori: tutte le ragioni di un flop

 

Chiamiamo le cose con il loro nome: è stata una disfatta. Nella tumultuosa giornata del 10 febbraio il movimento No Base, nel tentativo fallito di bloccare il cantiere al Dal Molin, ha buscato una legnata clamorosa. E non dall’imponente schieramento di forze messo in campo dal questore Giovanni Sarlo, che com’era prevedibile ha scelto la linea dura. Il piagnisteo sulla “democrazia sospesa� da Sarlo lo sbirro è un’inutile piangersi addosso.

O vogliamo ricordare che alla vigilia dei tafferugli dello scorso 6 settembre, il ministro leghista degli interni Bobo Maroni aveva promesso “vigilanza rigorosa� sui focolai di dissenso sparsi per l’Italia, quel dissenso che il commissario piddino Paolo Costa suggeriva a Roma di “estirpare�? No, quei 150 temerari radunatisi all’alba alla rotatoria di viale Dal Verme per invadere viale Ferrarin, tutti denunciati per “violenza privata aggravata�, hanno subìto una sonora sconfitta perché erano pochi, abbandonati e politicamente impotenti. Un esito che ha ragioni e responsabili ben precisi.

I No Dal Molin
Anzitutto loro, il variegato mondo dei No Base. Troppo variegato, per evitare di sprecare il patrimonio di consenso, entusiasmo e simpatia sceso in piazza nelle sfilate del 17 febbraio e del 15 dicembre 2007. Già diviso nei due principali tronconi del duro e puro Presidio di Ponte Marchese e del moderato Coordinamento dei Comitati, nel corso del 2008 il fronte ha cessato definitivamente di essere unitario. Il Presidio ha subìto le scissioni del comitato Salviamo l’Aeroporto della Equizi e della frangia sindacal-comunista di Raniero, e con il gruppuscolo della Cammarata a Vicenza Est c’è stata polemica diretta. I presidianti capitanati dalla consigliere comunale Cinzia Bottene (affiancata dal disobbediente Pavin, dal verde Jackson e dall’ex PdCi Palma) sono i più attivi e contano sul seguito più agguerrito, ma sono sempre meno numerosi. Tanto è vero che sono andati all’arrembaggio dei camion della ditta subappaltatrice Isnardo Carta in appena un centinaio e rotti. Pagano un filo-variatismo che non solo li ha compromessi agli occhi di quegli elettori di centrodestra avversi alla base, ma che li ha tenuti sottovuoto procrastinando per troppo tempo il fatale momento dello scontro (perché non occupare prima, quando i lavori non erano cominciati?).


I Vicentini
La massa di cittadini di Vicenza contro la base Usa, che certamente c’è ancora, sta disertando. Dopo la raffica di sentenze giudiziarie che hanno a più riprese confermato il via libera, con un governo che neppure si cura della questione e una Regione che con Galan è schieratissima per il sì, i vicentini hanno messo nelle mani di Achille Variati l’ultima speranza di farcela e fiduciosi lo hanno votato. Ci pensi lui, noi il nostro contributo lo abbiamo dato e buonanotte ai suonatori. Così, un po’ perché estenuati e stanchi di una lotta annosa e inconcludente, un po’ perché demoralizzati dalla partenza dei lavori e un po’ perché, in fin dei conti, non sentono il problema di dignità etica e politica che la caserma pone, i magnagàti anti-base sono ormai quattro gatti.
Il Pd
Fermo restando il fatto che all’origine della cessione dell’aeroporto agli Americani c’è l’accordo targato centrodestra fra il penultimo governo Berlusconi e l’ex giunta Hullweck, il Partito Democratico è passato da una posizione tiepidamente contraria a una, di forma e di fatto, favorevole. Sarà perché l’appalto delle costruzioni è andato a Cmc e Cmr, le due più grosse coop ex rosse finanziatrici del partito? L’interrogativo è retorico, naturalmente. L’anno scorso Walter Veltroni, venuto a portare il verbo del Pd e a sostenere Variati, l’ha detto a chiare lettere: la base si fa, si pensi alle compensazioni. Posizione tale e quale a quella del PdL e della Lega. Un pezzo del partito in città, quello che fa riferimento all’ala più riformista, non ha mai fatto mistero di aver sposato la linea morbida dell’accettazione della Ederle bis, e difatti oggi il capogruppo Formisano è l’unico a parlare, e ovviamente parla a condanna della manifestazione del 10 febbraio. A Roma i parlamentari Pd non fanno una piega, a cominciare da Calearo che quando era presidente dell’associazione industriali vicentina era il grande teorico dell’indotto derivante dal Dal Molin americano. Per coprire l’insofferenza per una protesta senza sbocchi, pochi giorni fa il Pd cittadino ha votato una delibera di Cicero per salvaguardare la pista. L’unico a non stare al gioco ipocrita del pezzo di carta, va segnalato, è stato Luca Balzi («i lavori sono partiti, c’è un cronoprogramma del cantiere precisissimo ed è già partito. Cosa parliamo a fare? Questa è una delibera-carnevale»).

Variati
Nei giorni successivi all’abortito blitz di Bottene e compagni, il sindaco eletto a furor di No Dal Molin è rimasto a bocca cucita. Ha avuto buon gioco il perfido Galan a chiedersi se «il suo tacere non sia la prova di un ambiguo imbarazzo». Che sia l’inizio di quella presa di distanza di Achille nei confronti dei No Base di cui scrivevamo già all’indomani del referendum del 5 ottobre? Rifletteteci: quella consultazione autogestita, anticipata da un Variati in versione tribuno che arringa una folla ancora oceanica, è stato cestinato nell’indifferenza generale. Chiara conferma di ciò che tutti i No Dal Molin sapevano ma che pochi avevano il fegato di ammettere: e cioè che non sarebbe servito a un tubo. Perché invece l’Achille, un tempo furioso e oggi ridotto a un agnellino, non usa tutte le armi legali in suo possesso per ritardare i lavori? Un suggerimento provocatorio arriva dalla rete. «Feste, lavori fittizi, ordinanze ad hoc sull’inquinamento della zona. Se fossi sindaco io conoscerei cento modi, tutti perfettamente legali, per far impazzire chi lavora al cantiere, il questore ed il prefetto. Li gabberei con le loro stesse armi. Un uso pedissequo ed ossessivo, ma corretto e letterale della legge», scrive il blogger Marco Milioni.
Se non prenderà la distanze e persevererà nell’ostruzionismo, Variati potrebbe rimanere schiacciato dagli ultimi fuochi della ribellione ma resterà coerente alle promesse più volte fatte. Se invece si defila, e il segretario veneto del Pd Giaretta gli intima di non sporcarsi con eventuali illegalismi, risulterà solare che lui è stato l’istituzionalizzatore della rivolta.

La sinistra “radicale�
Dove sono finiti Bertinotti, Ferrero, Pecoraro Scanio, Diliberto, la Zanella, la Trupia e il resto della brigata? Che fine hanno fatto i parlamentari o ex parlamentari di Rifondazione, dei Verdi, dei Comunisti Italiani, della Sinistra Democratica? Quelli che con una raccolta firme nella passata legislatura avevano assolto la coscienza dai sensi di colpa per non far cadere Prodi sulla base di Vicenza, per poi finire tutti appiedati da Mastella e dagli sgangherati disegni di potere di Veltroni? Tranne l’eurodeputato Agnoletto, sono scomparsi. Hanno abbandonato il movimento No Base al suo destino. I loro peones berici, gli Asproso e i Rebesani, cos’altro aspettano per stracciare la tessera e mandarli a quel paese?

La Cgil
Ce lo ricordiamo sempre in testa ai cortei e in perenne confabulazioni coi capi della protesta, l’ex segretario della Cgil vicentina, il romagnolo Oscar Mancini. Con lui il sindacato rosso aveva fatto della lotta sul Dal Molin una battaglia campale. Esiliato a Mestre, il suo posto è stato preso da Marina Bergamin. Che invece ha scelto il basso profilo fino a quando a parlare è stato il capo dei lavoratori edili della Cgil, Toni Toniolo: «noi staremo dalla parte dei lavoratori: se domattina partono i lavori la Fillea di Vicenza sarà al fianco di chi opera dentro a quel cantiere, perché questo è il nostro scopo». E’ la stessa posizione, per capirci, che da sempre hanno Cisl e Uil per i dipendenti italiani della Ederle. Anche la sinistra sindacale, dunque, si è allineata a favore della base. Ed evidentemente ha tagliato l’appoggio economico e politico ai Comitati di Albera e al Presidio.

The end
La conclusione della storia nessuno può scriverla. Certo è che il movimento No Dal Molin ridotto a un manipolo di poche centinaia di persone, isolate da una città che ha voltato la faccia e lasciate sole dagli “amici� di sinistra, e che per giunta seguono la strategia, tipica delle tute bianche (i disobbedienti), dell’“assedio alla zona rossa�, non va molto lontano. Perché per un’azione di stampo valsusino ci vogliono i numeri, ci vuole un sindaco disposto a tutto e ci vuole un’opinione pubblica compatta. E ci vogliono i valsusini. 

Leggi tutti gli articoli su: dal molin

Commenti

Ancora nessun commento.
Aggiungi commento

Accedi per inserire un commento

Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.





Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
Gli altri siti del nostro network