Quotidiano | Categorie: Politica, Banche

Sul Veneto si può scommettere, sull'Italia no: per Ciambetti le banche sono un problema

Di Roberto Ciambetti Martedi 18 Agosto 2015 alle 22:10 | 0 commenti

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"Come chiamereste un paese che è cresciuto complessivamente del 4.6 per cento da quando adottò l'Euro 16 anni fa? Probabilmente quello che ha maggiori probabilità di lasciare la moneta europea. Oppure, più brevemente, Italia" Non è un gufo qualsiasi quello che si lancia in questa fosca previsione, bensì il Washington Post, secondo solo al New York Times per autorevolezza, il quinto negli Usa per tiratura ma il primo per penetrazione nelle città metropolitane.

Insomma, un giornale che fa opinione tra chi conta negli States, e non solo. Così fa impressione leggere che "E' difficile dire cosa sia andato storto in Italia, perché nulla è andato per il verso giusto". In realtà l'articolo non fa che approfondire i motivi delle tante perplessità espresse dal Fondo Monetario Internazionale sul nostro Paese i cui dubbi sembrano essere confermati dagli ultimi dati dell'economia con quel più 0,2 per cento di aumento del Pil che non si può salutare come ripartenza dell'economia. Gli esperti dell'Istat ci restituiscono una immagine dell'economia decisamente allarmante: produzione industriale in frenata (-1,1% mensile e -0,3% annuale a giugno), la flessione dell'export (-0,6% congiunturale a giugno), inflazione stabile al +0,2%, un clima di fiducia in calo tra consumatori e imprese a luglio e soprattutto un mercato del lavoro ancora in difficoltà, con il tasso di disoccupazione salito a giugno al 12,7% (con record al 44,2% per i giovani) e gli occupati ancora in calo. Solo uno scatto oggi difficilmente pensabile potrebbe portare la crescita del Pil allo 0.7 per cento previsto da Padoan. Il dato italiano sgomenta, perché in verità l'economia dovrebbe essere favorita dall'euro debole sul Dollaro, basso prezzo dei prodotti energetici e tassi di interesse in discesa grazie all'azione di contrasto alla deflazione della BCE. Se con tutti questi fattori positivi si cresce solo dello 0,2 per cento vuol dire che il malato è grave.

I fattori positivi congiunturali che non sembrano fare effetto in Italia, in Veneto hanno stimolato la ripresa, visto che le previsioni parlano di una variazione positiva del Pil a fine 2015 del +1,1%, secondo i dati Unioncamere, con un 2016 migliore con una previsione di un +1,9%. Nel 2015 l'export veneto dovrebbe crescere del +5,4% e il dato sarebbe stato decisamente migliore senza le sanzioni alla Russia che penalizzano nella nostra economia. Le famiglie venete riprendono i consumi, con un più 1,7 % e acquisti mirati il che lascia ben sperare mentre rimane l'incognita della frenata cinese. Il tutto senza l'apporto del sistema bancario, il grande latitante di questi anni anche da noi. Infatti i dati relativi ai primi mesi del 2015 dicono che la liquidità immessa dalla Bce non è arrivata alle Piccole e medie imprese, né al mondo dell'artigianato o del commercio: a fine febbraio la consistenza dei prestiti vivi al sistema produttivo veneto è diminuita rispetto a fine 2014 passando da 82,7 miliardi a 82,3 miliardi di euro.
Quello della latitanza del sistema bancario è un nodo che pesa come un macigno nell'economia italiana, che si trova a dover affrontare contemporaneamente la carenza di liquidità, l'abbattimento degli investimenti con le inefficienze strutturali denunciate dal Fondo Monetario Internazionale. Il tutto mentre, oltre alla crisi ucraino-russa, il Mediterraneo è posto sotto pressione dall'instabilità dei Paesi del Nord Africa e del Vicino oriente, sotto il ricatto del califfato e del terrorismo dei fondamentalisti, con la tragedia dei flussi migratori a cui l'Italia non sa dare alcuna risposta.
Sul Veneto si può scommettere. Sull'Italia di Matteo Renzi è difficile puntare anche un solo penny.

Leggi tutti gli articoli su: veneto, Italia, Matteo renzi, Washington Post

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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