Spaccio, la Guardia di Finanza arresta "i soliti noti" in una maxioperazione. Per la stampa locale sono una "gang di profughi", ma non è proprio così...
Venerdi 6 Novembre 2015 alle 18:51 | 0 commenti
È utile spiegare le definizioni, dire che si chiamano "richiedenti asilo" quelli che sono in carico a cooperative e associazioni, quelli che fanno lavori utili? Forse, quando si scrive "profugo" bisognerebbe specificare, sopratutto nei casi in cui degli stranieri commettono dei reati. E così la lodevole e massiccia operazione della Guardia di Finanza, annunciata oggi, che ha portato a 12 misure cautelari, diventa l'ennesima campagna, gli arrestati vanno sotto al nome generico di "profugo", che in realtà non significa niente ma mette dentro tutti.
Profugo è una parola che nel diritto internazionale, al quale l'Italia ha aderito, non esiste. È una parola usata impropriamente dalla stampa per fare di tutta un'erba un fascio. Quelli sotto ai riflettori da mesi - a Vicenza come in Italia - si chiamano "richiedenti asilo" e fanno parte di coloro che hanno lasciato il loro paese inoltrando una richiesta di asilo in un altro paese, in attesa di una decisione riguardo al riconoscimento del loro status di rifugiati. In sostanza, quelli che a Vicenza fanno lavori socialmente utili, quelli gestiti dalle cooperative che vengono pagate dallo Stato per questo e quelli sempre sotto al mirino di certa stampa. Il rifugiato, invece, non può avere nessun sinonimo perché ha un significato giuridico ben preciso: "lo status giuridicamente riconosciuto di una persona che ha lasciato il proprio paese e ha trovato rifugio in un paese terzo". Questo secondo la Convenzione di Ginevra firmata nel 1951 e accolta dall'Italia con la legge numero 722 del 1954.
Questo lungo preambolo per dire che una parte dei nigeriani arrestati oggi dalla Guardia di Finanza non c'entrano assolutamente né con i richiedenti asilo e nemmeno con i rifugiati. La riga del comunicato stampa delle Fiamme Gialle - in certi casi scritta ma "nascosta" dai lanci locali della notizia - riporta: "la gran parte dei soggetti colpiti dalla misura cautelare sono in possesso di permesso di soggiorno per protezione sussidiaria (che assimila il loro status a quello di rifugiato politico), mentre altri risultano clandestini". Bisogna però spiegare, perché nemmeno questa frase è completamente esatta. L'art. 2, lett.g del decreto legislativo 251/2007 recita infatti che chi è in possesso di un permesso di soggiorno per protezione sussidiaria è un: "cittadino di un paese terzo o apolide che non possiede i requisiti per essere riconosciuto come rifugiato ma nei cui confronti sussistono fondati motivi di ritenere che, se ritornasse nel paese di origine (o nel paese di domicilio se apolide), correrebbe un rischio effettivo di subire un grave danno".
Una cosa ben diversa dagli altri casi. E una condizione abbastanza facile da ottenere se si proviene dalla Nigeria, dove opera la terribile organizzazione filo talebana Boko Aram. Certo, si può discutere sulla facilità o meno di dare questo permesso a delle persone che poi commettono crimini nel nostro paese, ma da questo a mettere tutto sotto la cappa di "profughi" è una cosa ben diversa. Eppure la notizia è quella e lascia passare sotto sotto il concetto che questi malviventi sono al pari dei "richiedenti asilo" o dei "rifugiati".
In realtà sono cose diverse, anche a livello, diciamo, logistico. Nessuno di questi spacciatori è mai passato per una cooperativa e non riceve i 2,5 euro giornalieri dei richiedenti asilo. Inoltre sono tutti soggetti già con precedenti penali, e che operano da tempo a Campo Marzo attraverso un sistema consolidato: piccoli spacciatori, sentinelle in bicicletta e, come è emerso oggi dall'indagine della Guardia di Finanza denominata "Marijuana Express" avevano dei canali ben precisi: droga proveniente dall'Albania - inizialmente di buona qualità ma poi spesso tagliata con sostanze psicotrope - che arrivava a Roma e da lì velocemente trasportata da corrieri (prezzo per il viaggio 200-300 euro) in grandi quantità (4-5 chili) via treno, con borsoni, a Padova e a Verona. Dalle due città venete, una parte arrivava poi nella piazza di Vicenza dove i nigeriani da "piccoli imprenditori dello spaccio" ognuno con il suo carico, senza interferire l'uno con l'altro, che usano altri piccoli spacciatori. Erano, insomma, i qualche modo indipendenti e non si facevano concorrenza. Per questo gli indagati devono rispondere di oltre 2.200 episodi di spaccio (per un totale di circa 90 kg di droga ceduta) ma a loro non è stato contestato il reato di associazione a delinquere finalizzato allo spaccio di droga.
Volti noti, alcuni già arrestati diverse volte e una piazza che ha di sicuro ricevuto un duro colpo ma non mortale. Tra i giardini Salvi e Campo Marzo il mercato più in crescita è quello dell'eroina, ma quello è un traffico che segue altre strade, nonostante alcuni degli arrestati non avevano difficoltà a procurare la dose alla richiesta di qualche cliente. Un chilo di Marijuana costa circa 2000 euro e viene venduta ad un prezzo che varia dai cinque ai dieci euro al grammo. Il prezzo però può salire nel momento in cui mancano i rifornimenti: quando c'è carenza di droga, come in ogni mercato, la quotazione sale.
La Guardia di Finanza sta ancora lavorando per capire il giro d'affari complessivo di questo traffico. Operazione non facile perché molti dei proventi venivano utilizzati per beni di consumo in Italia - anche costosi come televisori al plasma - ma comunque non nella categoria "lusso sfrenata". Altri soldi, invece, finivano in Nigeria o sotto forma di beni per le famiglie del paese di origine o per la costruzione di ville con tutti i comfort per un previsto ritorno nel paese di origine.
Certo, possiamo chiamare questi spacciatori "Profughi" ma siccome ormai chiamiamo tutti così forse, a volte, dei distinguo sarebbero necessari.Â
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.