Solo in Italia si può conciliare, in maniera coercitiva?
Lunedi 28 Marzo 2011 alle 23:50 | 0 commenti
Nicola Giangregorio, Comitato C.R.E.D.I.C.I. - Tribunali ingolfati, dal 21 marzo con il Dlgs n°28 si ha l'obbligo della conciliazione, a nostre spese. Non ci si può rivolgere al giudice senza aver tentano la strada della mediazione, trasformando in obbligo quanto fino a ieri era facoltativo: la risoluzione di un problema legale in via stragiudiziale. Le materie incluse nel decreto sono ben 13 e tutte importanti, restano fuori le liti condominiali e gli incidenti stradali, per le quali si deciderà nel marzo del 2012.
Con questo passaggio legislativo si rende obbligatoria una volontà , e si rischia di allungare i contenzioni di altre 4 mesi in caso di fallimento della mediazione.
Ma affrontiamo un punto alla volta.
La formazione dei mediatori: è sufficiente avere una laurea, anche breve, anche non in giurisprudenza e aver seguito un corso di 50 ore organizzato da uno dei 179 organismi privati presenti nell'elenco del ministero di Grazia e Giustizia. E i laureati in giurisprudenza disoccupati?
Il luogo e competenza territoriale: il mediatore è scelto dal chiamante alla mediazione, quindi studi legali di
assicurazioni, banche, ecc. si potranno affidare ad un mediatore di fiducia che intervenga in tutte le occasioni che possano essere causa di richiesta danni e se il mediatore di fiducia di una banca è a Milano mentre il cittadino chiamato a mediare si trova in Sicilia? Il siciliano dovrà prendersi ferie, treno e albergo, pregare di non portarsi alcun professionista, andare in Lombardia, pagare e mettersi a disposizione. Facendo svanire nel nulla il principio sancito dalla legge sulla competenza giurisdizionale legata alla territorialità dell'accaduto.
Business: corsi di formazione da 3 mila euro a testa dietro la promessa di guadagni facili, fino a 12 mila euro
al mese per il conciliatore e fino a 30 mila euro al mese per chi organizza i corsi. Anche Cepu e Grandi
Scuole?
Il ruolo del mediatore: non stabilirà chi ha ragione o chi ha torto, ma favorirà un accordo tra i due contendenti, lasciando alle parti la definizione dei contenuti dell'intesa, a prescindere anche da specifiche
disposizioni di legge. Perchè andare in tribunale se le parti non vogliono sapere chi ha ragione?
I costi: il conciliatore, obbligatoriamente iscritto all'Albo degli organismi di conciliazione del Ministero della giustizia, dovrà essere remunerato in base al valore del bene conteso. Il cittadino chiamante ed il cittadino chiamato alla mediazione dovranno pagare 40 euro per le spese di avvio del procedimento e poi entrambe le parti dovranno accollarsi una spesa che parte da 65 euro, per una richiesta di 1.000 euro, ai 9.200 per richieste superiori ai 5 milioni di euro.
Facciamo un esempio pratico: se l'oggetto del contendere è un appartamento del valore di 300mila euro, le parti dovranno pagare ciascuna 1.720 euro per l'intervento del conciliatore, anche chi è ingiustamente chiamato in causa, e se non si giunge ad un accordo, in quel caso la tariffa viene dimezzata.
Tutto questo pregando di non trovaci di fronte una assicurazione o una banca per cui saremmo costretti a
richiedere la presenza di avvocati, periti, medici, consulenti che ci possano supportare e che non vengono
gratis , spendendo soldi inutilmente.
Nuovo introito, dopo le ultime accise sulla benzina?
Conseguenze per il mancato accordo: se l'attore vince in tribunale, ma la somma che il giudice stabilisce è simile a quella proposta nel tentato accordo di mediazione, non solo perde le spese legali, ma deve rimborsare quelle dell'avversario, oltre all'onorario (rectius indennità ) del mediatore.
Non basta, deve anche effettuare il "versamento all'entrata del bilancio dello Stato di un'ulteriore somma di importo corrispondente al contributo unificato dovuto. Vittoria a perdere?
Si potrebbero elencare tanti altri aspetti della questione, ma credo che basti poco per capire che la giustizia rischia di non essere uguale per tutti e sempre più inaccessibile. In una lite tra un cittadino ricco e uno poco abbiente, la possibilità che il secondo accetti un accordo vessatorio pur di non ricorrere al conciliatore è molto probabile.
Per non dimenticare che il giudice alla prima udienza del processo civile, se la natura della causa lo consente, deve cercare di conciliare le parti (art. 185 c.p.c.) e molte volte ci riesce forte della sua posizione decisoria in base ai fatti ed ai suoi orientamenti nel giudizio.
Scaricare il peso delle inefficienze italiane sulle spalle dei cittadini; anche ammettendo la diffusa abitudine di rivolgerci agli organi di giustizia per ogni piccolo problema, che magari potremmo risolvere diversamente, rimane sempre lo sport principale della politica che, mostra i muscoli con i deboli, arrivando a deprimere il cittadino che fa ricorso alla magistratura per vedersi tutelare i propri diritti, e mostra buonismo e comprensione con i forti, non tutelando i diritti dello stesso cittadino.
Cornuto e poi anche mazziato?
Bassano del Grappa
Nicola Giangregorio
Comitato C.R.E.D.I.C.I.
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