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Soci di Veneto Banca in allerta, dubbi sulla fusione con Bpvi
Venerdi 27 Marzo 2015 alle 00:55 | 0 commenti
Nasce l'Associazione azionisti di Veneto Banca, guidata dall'ex presidente del tribunale di Treviso, Giovanni Schiavon. La principale preoccupazione dei soci è capire dove andrà il valore delle azioni
L’idea, spiega il presidente Giovanni Schiavon (già presidente del tribunale di Treviso), ha iniziato a prender corpo più di un anno fa, dopo le ripetute ispezioni di Bankitalia che hanno portato alla sostituzione dell’intero cda.
Ma oggi, dopo gli stress test Bce, il bilancio 2014 chiuso con quasi un miliardo di perdita netta, il decreto popolari che impone la trasformazione in spa, e l’ipotesi di un matrimonio tra “non quotate†con la Popolare di Vicenza, gli azionisti di Veneto Banca hanno deciso di  unire le forze e creare un’associazione che ne rappresenti gli interessi collettivi. «Non perché siamo intenzionati a far causa agli ex manager – precisa Schiavon – né tantomeno per cambiare la governance: per statuto non raccoglieremo deleghe. Noi vogliamo solo comunicare tra di noi, affrontare le difficoltà , e anche dare a tutti le corrette informazioni su quanto sta accadendo». Perché la bufera culminata con l’inchiesta della procura di Roma sta allarmando gli azionisti anche più del dovuto: «Io capisco chi ha investito nelle azioni di Veneto Banca i risparmi di una vita ed ora è preoccupato – dice il magistrato –. Tutti lo siamo e in questo momento nessuno sa cosa accadrà al valore delle azioni. Però ci sono azionisti che vogliono addirittura trasferire il loro conto perché temono che anche quello sia a rischio. Ecco, noi vogliamo evitare che si generino incomprensioni di questo tipo e spiegare con precisione cosa succede».
Ma oltre a ciò, l’associazione vuole anche farsi sentire. Costituita dieci giorni fa con un incontro a Spresiano, il gruppo ha creato un sito internet (www.aavenetobanca.it) che vuol diventare il luogo di discussione continuo tra tutti gli azionisti di Montebelluna. Attualmente gli iscritti sono 200 («Ma siamo appena nati – dice Schiavon – perciò stiamo crescendo di giorno in giorno») e accanto al presidente, nel consiglio direttivo siede il vice Renato Ettore Barzi, e i consiglieri Leonardo Ancona, Tarcisio Baggio, Caterina Carrer, Emanuele Pavanetto, Maria Natalia Zamperoni. Il primo appuntamento arriva a stretto giro (assemblea sabato prossimo 28 marzo, sempre a Spresiano al cinema Lux) e da lì in poi il gruppo esprimerà posizioni condivise. Ma già stamattina, a titolo personale, Giovanni Schiavon sollevava forti dubbi sull’idea di cercare una fusione con la Banca Popolare di Vicenza.
«Io non ho nessuna critica da muovere al management di Veneto Banca – dice Schiavon – tranne forse qualche deficit sul fronte della comunicazione. Anche in questo caso, abbiamo letto tutti di questo scambio di presenze alle assemblee, in virtù del quale il presidente di Bpvi Gianni Zonin siederà in prima fila alla nostra assemblea del 18 aprile. È una cosa che ci piacerebbe fosse spiegata un po’, perché ricordo ancora un anno fa quando Zonin disse che la fusione tra i due istituti andava fatta, ma Consoli doveva mettersi comodo perché avrebbe deciso tutto Vicenza. Ecco, vorrei capire cos’è cambiato da allora, perché noi non chiudiamo alle ipotesi di aggregazione – afferma – nemmeno con Bpvi. Però vogliamo matrimoni tra coniugi, non essere colonizzati da occupanti stranieri».
Approfondendo un po’, la sua contrarietà è però ancora più decisa. «Non nascondo che ci sono anche altre questioni da chiarire nel caso si scelga di andare con Vicenza. Su tutte il fatto che siamo due banche che hanno problemi simili, perciò una fusione equivarrebbe alla somma di due problemi. E poi – aggiunge – sono fortissime le sovrapposizioni col rischio di esuberi del personale e creditori che hanno mutui con entrambi gli istituti». Insomma, a meno che il presidente Francesco Favotto non sorprenda tutti con effetti speciali che diradino queste nubi, Schiavon sembra preferire aggregazioni con altri istituti: «Non è compito mio dire cosa succederà – commenta – anche perché abbiamo assegnato un incarico specifico a Rothschild e sono sicuro che lo svolgeranno al meglio».
Schiavon dice però che la prossima assemblea sarà «tesa, preoccupata, forse burrascosa, diversa da quelle passate». Il che non significa che ci saranno sorprese sul voto finale: «Quello sarà bulgaro per forza, perché non si può non approvare il bilancio». Ma si aspetta di sentire molte voci critiche: «C’è grande preoccupazione tra i soci, è palpabile». Verso Consoli però nutre sentimenti di rispetto e affetto: «Ci dispiace molto per le disavventure personali che deve affrontare – dice Schiavon – ma per il resto noi non dimentichiamo che la crescita di Veneto Banca, che era una piccola banchetta di provincia di Asolo e Montebelluna, e che ora è una delle più importanti d’Italia, è soprattutto merito suo». Piuttosto chi deve dare spiegazioni è Bankitalia: «Quello che è stato fatto un anno fa è assurdo. Non si può preparare una fusione mandando gli ispettori solo in una delle due sedi. Una cosa del genere – conclude – non si era mai vista».
Ma oltre a ciò, l’associazione vuole anche farsi sentire. Costituita dieci giorni fa con un incontro a Spresiano, il gruppo ha creato un sito internet (www.aavenetobanca.it) che vuol diventare il luogo di discussione continuo tra tutti gli azionisti di Montebelluna. Attualmente gli iscritti sono 200 («Ma siamo appena nati – dice Schiavon – perciò stiamo crescendo di giorno in giorno») e accanto al presidente, nel consiglio direttivo siede il vice Renato Ettore Barzi, e i consiglieri Leonardo Ancona, Tarcisio Baggio, Caterina Carrer, Emanuele Pavanetto, Maria Natalia Zamperoni. Il primo appuntamento arriva a stretto giro (assemblea sabato prossimo 28 marzo, sempre a Spresiano al cinema Lux) e da lì in poi il gruppo esprimerà posizioni condivise. Ma già stamattina, a titolo personale, Giovanni Schiavon sollevava forti dubbi sull’idea di cercare una fusione con la Banca Popolare di Vicenza.
«Io non ho nessuna critica da muovere al management di Veneto Banca – dice Schiavon – tranne forse qualche deficit sul fronte della comunicazione. Anche in questo caso, abbiamo letto tutti di questo scambio di presenze alle assemblee, in virtù del quale il presidente di Bpvi Gianni Zonin siederà in prima fila alla nostra assemblea del 18 aprile. È una cosa che ci piacerebbe fosse spiegata un po’, perché ricordo ancora un anno fa quando Zonin disse che la fusione tra i due istituti andava fatta, ma Consoli doveva mettersi comodo perché avrebbe deciso tutto Vicenza. Ecco, vorrei capire cos’è cambiato da allora, perché noi non chiudiamo alle ipotesi di aggregazione – afferma – nemmeno con Bpvi. Però vogliamo matrimoni tra coniugi, non essere colonizzati da occupanti stranieri».
Approfondendo un po’, la sua contrarietà è però ancora più decisa. «Non nascondo che ci sono anche altre questioni da chiarire nel caso si scelga di andare con Vicenza. Su tutte il fatto che siamo due banche che hanno problemi simili, perciò una fusione equivarrebbe alla somma di due problemi. E poi – aggiunge – sono fortissime le sovrapposizioni col rischio di esuberi del personale e creditori che hanno mutui con entrambi gli istituti». Insomma, a meno che il presidente Francesco Favotto non sorprenda tutti con effetti speciali che diradino queste nubi, Schiavon sembra preferire aggregazioni con altri istituti: «Non è compito mio dire cosa succederà – commenta – anche perché abbiamo assegnato un incarico specifico a Rothschild e sono sicuro che lo svolgeranno al meglio».
Schiavon dice però che la prossima assemblea sarà «tesa, preoccupata, forse burrascosa, diversa da quelle passate». Il che non significa che ci saranno sorprese sul voto finale: «Quello sarà bulgaro per forza, perché non si può non approvare il bilancio». Ma si aspetta di sentire molte voci critiche: «C’è grande preoccupazione tra i soci, è palpabile». Verso Consoli però nutre sentimenti di rispetto e affetto: «Ci dispiace molto per le disavventure personali che deve affrontare – dice Schiavon – ma per il resto noi non dimentichiamo che la crescita di Veneto Banca, che era una piccola banchetta di provincia di Asolo e Montebelluna, e che ora è una delle più importanti d’Italia, è soprattutto merito suo». Piuttosto chi deve dare spiegazioni è Bankitalia: «Quello che è stato fatto un anno fa è assurdo. Non si può preparare una fusione mandando gli ispettori solo in una delle due sedi. Una cosa del genere – conclude – non si era mai vista».
di Davide Pyriochos da VeneziePost
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