Smog, Dovigo: stop alle auto, non alle stufe a legna!
Lunedi 21 Dicembre 2015 alle 22:23 | 0 commenti
Riceviamo da Valentina Dovigo, consigliera comunale Lista Civica e Sel, e pubblichiamo
Se indubbiamente le biomasse legnose rappresentano una parte importante, e forse finora generalmente sottovalutata, fra le emissioni di particolato atmosferico, non si possono però tacere alcune considerazioni che a questa notizia vanno collegate, a partire dall’aggiornamento dei dati via via che le stufe di nuova generazione, decisamente meno produttrici di polveri fini, vanno a sostituire quelle più vecchie.
Cominciamo col dire che lo studio di ARPAV preso a base per le recenti ordinanze antismog rappresenta un dato medio regionale, cioè fa riferimento ad emissioni sia di aree rurali che di piccoli centri che di ambiti urbani, di fatto con rapporti percentuali molto diversi fra loro. La domanda potrebbe essere: quante stufe a legna ci sono in Vicenza città ? In effetti l’ISPRA (Istituto Sperimentale per la Ricerca Ambientale) fornisce i dati relativi alle emissioni inquinanti aggregandoli per comuni capoluogo. I dati dell’ultima ricerca ISPRA riferiscono che per quanto riguarda il PM10, per 12 città italiane sulle 21 considerate, la fonte di emissione più rilevante è rappresentata dal trasporto su strada, in alcuni casi anche con percentuali decisamente consistenti (il 50% a Roma, il 45% circa a Milano, Palermo e Aosta, tanto per fare qualche esempio). Considerando invece i dati relativi agli ossidi di azoto, il contributo dei veicoli su gomma è decisamente più netto e marcato, è elevato in quasi tutte le 21 città considerate e prevalente in 17 capoluoghi su 21 con contributi anche intorno all’80%. Ossidi di azoto che oltre ad essere inquinanti di per sé, possono diventare precursori di particolato secondario, di ozono estivo e di altri inquinanti più dannosi.
Non si può poi non capire che non esiste una correlazione perfetta tra analisi delle emissioni e composizione percentuale dei vari inquinanti nell’atmosfera reale, cioè nell’aria che respiriamo sono compresenti polveri emesse direttamente e polveri da circolazione causato dallo scorrere più o meno intenso dei veicoli stradali. E’ il cosiddetto inquinamento secondario ed è dato dal particolato generato dall’usura di pneumatici, freni ed asfalto e dal risollevamento da terra degli inquinanti depositati in precedenza.
Ma soprattutto è necessario considerare la tossicità delle polveri, perché le emissioni delle stufe a legna, sono esclusivamente particelle carboniose, ben diversamente dalle emissioni delle auto le cui polveri tengono attaccate tutta una serie di molecole ( tipo IPA o benzene o altro…) responsabili della cancerogenicità dell’inquinamento stesso.
In conclusione, se è comunque giusto normare il riscaldamento e favorire la transizione veloce verso le stufe più moderne a minori emissioni, non si può omettere o tralasciare l’elevato contributo all’inquinamento dato dal traffico veicolare sia in quantità che in pericolosità dello stesso.
La grande precisione politica unita alla scarsa precisione scientifica dell’addossare troppe colpe alle combustioni legnose fa pensare al colpo di teatro messo in atto per aggirare ogni proposta di intervento tesa a limitare il traffico veicolare privato. Interventi forse non risolutivo, impopolari senz’altro, ma che rimangono gli unici attuabili per tentare di uscire almeno parzialmente da una grave emergenza sanitaria ed aprirci una prospettiva per la trasformazione strutturale della nostra mobilità .
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