Site Pluto, tra Marines Smiderle e l'Assessore alla Pace
Martedi 4 Settembre 2012 alle 07:08 | 0 commenti
Presidio NoDalMolin - Il giorno dopo la prima iniziativa di mobilitazione contro il "centro d'addestramento d'avanguardia" che gli statunitensi vogliono realizzare a Site Pluto, tante sono le reazioni sulle quali vorremmo fare alcune considerazioni. Innanzitutto, bisogna registrare il ritorno in campo di "Marines Smiderle", l'editorialista de Il Giornale di Vicenza noto per i suoi ruggenti articoli contro il movimento che si oppone alla militarizzazione di Vicenza (foto di Denise Ferrari dall'Album del Presidio).
Il ritorno del giornalista embedded vicentino rappresenta una delle note positive del giorno dopo. E’ noto, ormai, che il consenso intorno al movimento cresce in maniera proporzionale al numero di battute concessogli dal Direttore sul quotidiano berico: i suoi testi, costruiti intorno a un assunto consueto - chi contesta è violento - escono, con puntualità , ogni volta che i militari a stelle e strisce dimostrano di arrancare di fronte alla grande contrarietà che i vicentini esprimono per la presenza delle installazioni militari nordamericane. Non è la prima volta che Marines Smiderle rappresenta l’opposizione come violenta, antiamericana, obsoleta, dimostrando quanto meno poca attenzione storica e giornalistica alle modalità con le quali è cresciuta e si è radicata la mobilitazione vicentina. Era giustificabile, il suo atteggiamento, qualche anno fa, quando il movimento era agli albori e gli studi e gli approfondimenti scarseggiavano; è una nota di scarsa professionalità oggi, perché nel frattempo articoli accademici e pubblicazioni hanno spiegato che la pluralità delle forme di mobilitazione rappresenta una delle caratteristiche che hanno fatto crescere il consenso intorno all’opposizione alle basi militari Usa nel territorio vicentino.
Ma Marines Smiderle non è stato l’unico a prendere la parola. Lo ha fatto il Sindaco Variati, che si è dissociato dalle forme del blitz di domenica. Ne prendiamo atto con serenità : non ci aspettiamo che il primo cittadino tagli le reti di un’installazione militare; sappiamo che a doversi prendere la responsabilità delle azioni che alzano un velo sull’iprocrisia e sulle menzogne sono sempre stati i cittadini. Ma, da Variati, ci aspettiamo, semplicemente, che venga dato seguito alle parole spese la scorsa settimana: chi dice che non è accettabile essere una colonia deve dimostrare, con atti istituzionali chiari e determinati, di essere pronto a difendere l’autonomia e, diciamolo, la libertà della comunità che rappresenta.
Hanno parlato, anche, i rappresentanti di quel centrodestra che, nel 2006, votò, contro la città , a favore dell’espansione della presenza militare a Vicenza. Poco da dire su chi è uno zerbino dei militari statunitensi, prodigo a spianar la strada a qualunque imposizione.
Ma le reazioni non sono finite qui; ha preso carta e penna anche la Rete Civica Vicentina, parlando a nome di chi, evidentemente, non ha sufficiente coraggio per metterci la faccia; ci riferiamo all’assessore alla pace John Giovanni Giuliari, a cui la Rete Civica fa riferimento. Da bravo assessore alla pace, interessato ai devastanti danni collaterali che i militari a stelle e strisce ospitati in suolo berico causano in giro per il mondo, ha invitato «tutti i movimenti che si battono per una cultura della pace a prendere nettamente le distanze» dall’iniziativa contro le servitù militari.
Dobbiamo ammetterlo, John ci ha stupiti; tanta determinazione per alcune reti tagliate e quattro fuochi d’artificio sparati nel cielo di Longare: se ne mettesse altrettanta per battersi contro la guerra e le installazioni che la preparano, siamo convinti che, oggi, con gli stessi fuochi d’artificio usati domenica festeggeremmo la pace nel mondo.
Ma così, purtroppo, non è. E dobbiamo registrare che, per aprire la campagna elettorale, si è disposti a lanciare la caccia alle streghe. Pentole, cesoie, fuochi d’artificio sono sempre stati gli strumenti creativi e determinati di chi vuole difendere Vicenza ed espellere la guerra. Già nel 2007 tagliavamo reti e fibre ottiche: allo John Giovanni Giulari e la sua Rete Civica non si dissociavano; doveva, l’assessore alla pace, ancora conquistare lo scranno municipale su cui siede attualmente.
Crediamo che, nel commentare i fatti di questa piccola città così come quelli del mondo, ci voglia un pizzico d’intelligenza e di onestà intellettuale. Sarebbe così semplice concluderne che iniziative come quella di domenica servono a segnalare un problema politico e a proporre spazi di mobilitazione e partecipazione democratica. E che, di fronte all’orrore e alle devastazioni della guerra, «il danneggiamento di strutture» (Giuliari) e il «ritorno delle cesoie» (Marines Smiderle) sono, semplicemente, quel che rappresentano per decine di migliaia di vicentini: forme di mobilitazione di chi vede la terra sottratta e devastata dalle installazioni militari statunitensi, con il Governo determinato a spegnere ogni velleità democratica e i commentatori vicentini attenti a non sporcarsi le mani di fronte al potente ospite nordamericano.
Non ci crediamo depositari di alcuna verità . Mettiamo in campo le pratiche e gli strumenti che condividiamo e che sentiamo utili a una causa per la quale, in questi anni, ci siamo battuti con cuore e passione. Se qualcuno può fermare la militarizzazione della nostra terra senza farci passare una domenica sulle strade si faccia avanti, subito, facendo meno proclami e più azioni. Ci piacerebbe passare un bel weck-end nelle nostre spendide montagne: ma amiamo la nostra terra, e vogliamo difenderla.
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