Silenzio assenso
Domenica 6 Maggio 2012 alle 21:44 | 0 commenti
Da Vicenzapiù n. 233
Se si clicca su Google «imprenditori veneti», il motore di ricerca americano come terza scelta nei suggerimenti propone «suicidi». Se si cerca sul web è tutto un nascere di iniziative di sostegno ai piccoli, che siano artigiani o capitani d'industria formato mignon. Addirittura il portale de Il Sole 24 Ore - Radio 24 ha aperto un sezione denominata "Disperati mai" affidata a due delle voci più note dell'etere economico, ovvero Oscar Giannino e Sebastiano Barisoni.
Sempre nel Veneto grazie all'impegno di Laura Tamiozzo, ventinovenne figlia dell'imprenditore suicida vicentino Antonio, è nata "Speranza al Lavoro" una associazione patrocinata da Cisl e Adiconsum che ha come obiettivo quello di creare una rete di sostegno, morale in primis, a chi vede nella crisi della sua azienda il prologo per un gesto senza via di ritorno. Si tratta di iniziative indubbiamente meritorie se prese per sé stesse, ma che possono avere paradossalmente l'effetto di analgesici sociali senza considerare una delle cause primarie della crisi. Ovvero il comportamento spesso perverso dell'industria finanziaria e in parallelo del mondo bancario. Su VicenzaPiù del 14 aprile 2012 è stato dato ampio risalto alla disavventura di Enrico Hornbostel, un imprenditore di Nove, ma residente nel Trevigiano, il quale ha puntato l'indice contro il gruppo italo-austriaco Hypo Bank. Accuse circostanziate, esposti a Bankitalia e rovesci aziendali da retrobottega del Nordest più sfortunato sono stati raccontati senza filtri chiedendo alla controparte di spiegare il suo punto di vista. Cosa che puntualmente non è avvenuta. Ma il silenzio più assordante è venuto proprio da quella società civile che a parole consola sì i piccoli senza però fare nomi e cognomi degli orchi. Eppure le parole di Hornbostel lasciano poco all'immaginazione.
La domanda di fondo quindi rimane. Perché dopo le disgrazie sono tutti politici, tutti sindacalisti, tutti sociologi e tutti indignati? Perché invece quando le situazioni disperate sono conosciute per tempo l'indignazione e la protesta rimangono, se va bene, nell'empireo delle ipotesi? Il portale del Sole 24 Ore (26 aprile 2012) spiega così la sua iniziativa: «La catena dei suicidi è impressionante, un lungo bollettino di una guerra mai dichiarata ma in corso, di cui le istituzioni non sembrano accorgersi. A nessun livello. Scriveteci le vostre storie all'indirizzo mail [email protected], raccontateci le difficoltà con cui dovete fare i conti. Ne parleremo nei nostri programmi. Radio 24 è al vostro fianco, non vi lascia soli. La grande crisi sta cambiando la vita di tutti noi. E non è ancora finita. Sono destinate a cambiare abitudini consolidate, il modo di vivere la vita di ogni giorno e di fare impresa. Sono cambiamenti sempre difficili, a volte traumatici che, in molti casi, costringono a fronteggiare momenti drammatici, a fare scelte che lasciano il segno. A volte le difficoltà da affrontare portano alla disperazione per la paura di non farcela, di non essere all'altezza della situazione. La catena dei suicidi è impressionante, un lungo bollettino di una guerra mai dichiarata ma in corso, di cui le istituzioni non sembrano accorgersi. A nessun livello. Per questo Radio 24 ha deciso di scendere in campo contro la disperazione, ha deciso di non lasciarvi soli. Il primo passo è dare voce agli imprenditori in difficoltà ». È possibile che tra le migliaia di voci non ce ne sia una sola improntata alla rabbia, alla collera, alla denuncia? Dove sono quindi i sindacati? Dove i politici? Dove le associazioni di categoria? Dove il fantomatico tessuto della società civile? Perché non si versa mai una parola caustica contro le banche? Perché qualcuno vuole fare apparire la crisi una semplice iattura quando invece è il prodotto di una attività umana fatta da pedine, pedoni, pupe, pupari e danari? Ci sono dietro la porta o dentro i cassetti liason inconfessabili? Asciugare le lacrime post mortem è segno di pietà umana, e cristiana per chi ci crede. Ma pure la verità e l'espiazione sono valori che trovano ampia cittadinanza nel firmamento laico come in quello religioso. Se però non si cominciano ad aggredire le responsabilità , presto o tardi qualcuno sostituirà il vocabolo responsabilità con vendetta. E se si lascia passare troppo tempo non gli si potrà dare nemmeno torto.
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