Si scuserà chi ha candidato Massimo Calearo?
Domenica 26 Dicembre 2010 alle 20:36 | 0 commenti
di Diego Bianchi, da Il Venerdì di Repubblica del 21 dicembre 2010
Che il Pd veltroniano fosse cosa troppo diversa da ciò che si potesse nostalgicamente ritenere un partito mediamente organizzato, lo si capì il giorno in cui arrivarono alla stampa le bozze di quelle che sarebbero diventate liste elettorali. La lottizzazione correntizia, rafforzata dal potere concesso dalla legge "porcata" , ebbe pubblico riscontro nella casella riempita da Donna Margherita, che non erano nome e cognome di una valida cittadina rutelliana ma le caratteristiche che una candidata avrebbe dovuto avere per riempire quella casella.
Dalla bozza alla lista il passo fu breve, e grazie e Veltroni il mondo conobbe Calearo, imprenditore e in quanto tale capolista del Pd in Veneto.
La sua prima apparizione televisiva spaccò. La buona fede degli autori di Ballarò lo sistemò sulle poltrone antiberlusconiane, da dove riuscì nell'impossibile impresa di esaltare Mastella come miglior ministro del governo Prodi e schifare Visco come peggiore. Dall'altra parte dello studio i principali rappresentanti dello schieramento a lui avverso facevano la ola; il reality veltroniano cominciava da subito a scappare di mano al suo autore.
Come ogni elettore Pd ben sa, per i danni irreparabili di quel casting, a nessuno come a lui vengono chieste così spesso e boriosamente le ragioni del voto. Più che una motivazione si esige un alibi.
"Calearo e Binetti dovranno attenersi alla linea del partito, il giorno in cui ci sarà , prima o poi se ne andranno" (come di fatto è poi stato con sollievo di molti), si rispondeva incerti.
Aspettando invano il giorno in cui Veltroni chiederà pubblicamente scusa per tutto ciò, so bene che Calearo il 14 dicembre non ha tradito. Lui era un imprenditore paraleghista quando entrò in parlamento con il Pd, resta tale oggi che vota la fiducia a Berlusconi. E però dagli errori è bene si impari tutti.
L'elettore Idv, per esempio, colui che forse con più ardore e purezza di fedina s'ergeva a sirena sui valori dell'elettore pd, col suo voto mandava in Parlamento, più o meno consapevolmente, Scilipoti e Razzi.
Ecco perché, quando anche uno come Vendola ipotizza per un suo ipotetico Governo di dare un ministero ad una precaria della ricerca (che su una bozza di lista finirebbe con il triplice requisito di Donna Ricerca Precaria), temo che il 14 dicembre sia servito a poco. Perché per quanto donna, precaria e ricercatrice, un ministro, se così selezionato, può essere anche e soprattutto dannoso.
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.