Mauro Fabris e Giovanni Coviello, nel volley ma non solo, si rifanno ad Albert Einstein: "Un uomo è vecchio solo quando i rimpianti, in lui, superano i sogni"
Lunedi 23 Ottobre 2017 alle 13:03 | 0 commenti
Albert Einstein un giorno ebbe a dire: "Un uomo è vecchio solo quando i rimpianti, in lui, superano i sogni". Questa frase risuona spesso nell'intervista che vi propongo e che ho realizzato sabato scorso a Mauro Fabris, che più che una mia intervista, come doveva essere, è diventata il racconto di due storie di due uomini che si sono incrociati nella pallavolo femminile di vertice. Lui, nato a Camisano Vicentino 5 anni dopo Variati, è un professionista e un politico che ha saputo varcare e tuttora varca stabilmente i confini della provincia.
Io, professionista e imprenditore poco politico, dopo aver varcato anche quelli nazionali per la mia precedente attività nel campo dell'informatica e dopo aver portato per la prima volta in A1 e in Europa il club di volley rosa di Roma, ho dedicato 15 anni della mia vita alla neonata società di pallavolo femminile di Vicenza per portarla da zero stabilmente ai vertici europei.
E, dopo aver tentato, invano, un paio di anni prima, da consigliere di lungo corso e vice presidente di Lega, di far eleggere Paolo Rossi dai club perennemente divisi della Lega Volley rosa come loro presidente di grande immagine, a settembre 2006 riuscii, con l'aiuto costruttivo del ben più ricco club bergamasco, a cui pure la sbarazzina Vicenza aveva inflitto nel tempo molte sconfitte e aveva "tolto" addirittura due prestigiose coppe, la Coppa Cev europea e la Super Coppa, a far convergere l'unanimità dei consensi dei club, che, pochi giorni fa, glieli hanno confermati, anche questa volta all'unanimità per il settimo mandato.
Se i miei ricordi sono belli come quelli di Fabris, almeno nel volley, verificatelo nell'intervista-storia che vi propongo, che penso sia da vedere pur scisandomi se qui ne approfitto un po' per qualche cenno personale; se i miei rimpianti sono nulla rispetto a quelli che dovrebbero provare i nuovi padroni del club che, aiutati da un'inchiesta che ognuno può valutare come fosse orientata a togliere aria a questo giornale uccidendo il presidente del club e suo editore e ora direttore, tutto presero e tutto svuotarono in un anno della gloriosa Minetti Vicenza; ebbene se i miei rimpianti sono trascurabili e i sogni sono ancora tanti, quelli miei, col conforto di Mauro Fabris, che mi ricorda nel suo "racconto" il mio eccessivo "romanticismo" di quegli anni, ebbene sia lui a dare un seguito ai semi di professionalità che mi riconosce di aver piantato e a me sta ora coltivare i miei nuovi sogni.
Romantici anche questi visto che provo a fare informazione indipendente?
Forse sì, ma di sicuro più utili, se non a me, alla città intesa come comunità complessa tanto più che, nel mondo più piccolo del volley, i club del capoluogo e della provincia, come varie squadre internazionali, nazionali e la nazionale azzurra stessa devono ancora schierare in campo, per coltivare i loro sogni di gloria, giocatrici del mio vecchio vivaio.
Se è vecchio il vivaio da cui sono nati certi talenti, allora io posso ancora pensare di essere più giovane di tanti altri, vero Albert?
P.S. Con mille scuse per aver tolto un po' di spazio in questo testo a Mauro Fabris che, però, si rifà alla grande nel suo racconto...
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