Serre Parco Querini, Civiltà del Verde: "le nostre non sono polemiche, ma è la difesa di un bene culturale di straordinaria importanza"
Venerdi 12 Ottobre 2018 alle 22:14 | 0 commenti
Più di 2000 le firme raccolte per le serre del Parco Querini, 500 nella Giornata Verde - è scritto in un comunicato dell'associazione Civiltà del Verde - E la campagna continua! Tutti uniti, a dire no a questo progetto, indignati del percorso che ha subito e dello scempio che si farà delle serre e del parco. Nella seduta della "Commissione Cultura e Sviluppo economico" di ieri pomeriggio (giovedì 11 ottobre), preceduta dalla dichiarazione del Sindaco alla stampa, la stessa mattina, di Via ai lavori, ci siamo resi conto che l'incontro era solo una formalità , una adempienza ad una interrogazione, nulla di più.
 La Commissione Consiliare deputata alla Cultura non era informata del progetto, molti erano i lati oscuri ai più, molti coloro che non si sono documentati. Nessuno ha parlato del Parco Querini e delle sue serre come Monumento, sottoposto a tutti i vincoli di tutela! Quindi da preservare! E noi presenti non avevamo la parola!
Il Parco Querini è un gioiello, i cittadini lo conoscono molto bene, lo amano e non lo vogliono perdere. Le serre vanno restituite, così come erano, con le funzioni che a loro competono. Il punto ristoro (diventato poi nel tempo uno spazio che può ospitare un vero e proprio ristorante!) è improprio, lesivo di un luogo monumentale, vincolato. E poi a chi serve? Chi lo chiede?
Non ci sono i soldi ora, ma il progetto lo prevede e prima o dopo arriveranno!
Civiltà del Verde da anni sostiene l'importanza e la necessità del restauro conservativo delle serre per non perdere uno degli elementi che storicamente, al pari del tempietto e del viale delle statue, caratterizzava il parco. Si è adoperata per arrivare ad un progetto di massima che ne stabilisse con rigore scientifico i criteri, le modalità e i costi per iniziare una campagna di ricerca fondi. Siamo nel 2009.
Il progetto viene fatto proprio dalla Giunta comunale nel 2013 e già si intravvedono le prime modifiche: è individuato uno spazio ristoro a ridosso delle mura, defilato ma pur sempre presente. Si tratta di un compromesso che Civiltà del Verde, pur di vedere compiersi il restauro, accetta. La Soprintendenza lo approva. Parte subito un progetto di messa in sicurezza che serve a limitare il degrado delle serre in vista di interventi di recupero filologico. Il Comune investe su questo 50 mila euro. Poi il silenzio.
Nel 2016, con l’intento di non perdere le speranze di vedere avviati i lavoro di restauro, Civiltà del Verde candida al bando del Bilancio partecipativo una piccola porzione del progetto 2013. Il progetto “Far rifiorire le serre†viene scelto dai cittadini che lo votano. Le 690 preferenze, fanno vincere il 2° posto, e ottenere un finanziamento (che il Comune avrà attraverso un mutuo della Cassa Depositi e Prestiti) di 150 mila euro.
Ma il progetto di questo intervento, fatto proprio dal Comune, diventa ben presto tutt’altro: demolizioni di parti essenziali delle serre (trapiantatoio) e di muretti (semenzaio) per sostituirli con nuovi, pannelli di acciaio ossidato per creare un percorso “didattico†con la tecnica del vedo-non vedo. Insomma: un assurdo che giustamente, a fine 2016, viene bocciato, almeno in prima istanza, dalla Soprintendenza. Per ben due volte. Il tutto senza che né le associazioni né i cittadini che avevano dato il loro voto al progetto “Far rifiorire le serre†sappiano nulla degli sviluppi.
Malgrado i dinieghi l’Amministrazione comunale non ha inteso modificare il progetto, anzi, a fine 2016, lo ha candidato al Bando delle periferie (!), chiedendo di nuovo il parere della Soprintendenza che alla fine è arrivato anche se con alcune importanti prescrizioni. Questa fase, formalizzata nel 2017, apre al nuovo progetto generale del recupero delle serre che incorpora quello del Bilancio partecipativo, dunque nega i principi del restauro conservativo e rafforza quelli di un progetto che punta al nuovo senza tenere alcun conto dei vincoli del luogo.
Al centro dell’intervento infatti, non c’è più il restauro delle serre, come tutti i cittadini credono, bensì la realizzazione di un grande spazio per il ristoro, in una posizione del tutto staccata dalle serre, nel cono visuale del tempietto. Una struttura metallica modulare, che ricorda molto quelle degli stand fieristici, di quasi 900 mq, che utilizza la quinta scenica delle serre, lasciate pressoché a rudere (museo di se stesse, si legge nelle relazioni tecniche), ma poi avvolte da copertura e schermatura di acciaio ossidato, con all'interno una caffetteria "come prolungamento del punto ristoro" (si legge nella relazione), rendendo ancora più appetibile il luogo dal punto di vista meramente commerciale. E le serre così le avremo perse per sempre.
Il “no†ribadito da Civiltà del Verde costituisce il nostro giudizio sull’operato dell’Amministrazione Variati che ha inteso trasformare un progetto per davvero condiviso dai cittadini in qualche cosa nel quale i cittadini non solo non si riconoscono, non comprendono, e semmai temono.
Chi ha la responsabilità di amministrare la cosa pubblica non può dimenticare il proprio ruolo, trasformandosi in usurpatore di diritti e far sì che il bene di tutti, il bene culturale pubblico, venga trattato come un qualunque bene privato senza alcun un confronto aperto con la cittadinanza.
Auspichiamo che le firme raccolte (2000) e quelle che ancora raccoglieremo servano a far riflettere chi (la nuova Giunta) ha ereditato questo “non senso†ma ha anche ruolo e strumenti per agire negli interessi veri della città e dei suoi cittadini, altrimenti la responsabilità ricade anche sulla nuova Amministrazione.
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