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Seminario vescovile, per l'ospedale civile? Utopia

Di Lucio Panozzo Mercoledi 8 Dicembre 2010 alle 20:03 | 0 commenti

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Si narra che il vescovo Cappellari pagasse di sua tasca il nuovo seminario fatto costruire in Borgo Santa Lucia nel 1854, quando si dovette abbandonare quello che era ospitato nel convento di S. Francesco vecchio nell'omonima contrà. Dell'antico convento sono ancora visibili, per i Vicentini attenti, alcuni muri perimetrali con graziosi archetti pensili. Basta entrare nel cortile dell'incompleto Palazzo palladiano da Porto Breganze in Piazza Castello, e subito si notano in fondo gli antichi muri che gridano vendetta (verrebbe da dire) al cospetto di dio (pardon), chiamando a gran voce un recupero mediante competente restauro.

Tornando al nuovo manufatto, essendo un quadrilatero, misura all'incirca novanta metri per novanta, quindi trecentossesanta metri lineari di edificio con una larghezza (qui sono un po' incerto) tra i quindici e i venti metri. E' collegato ad un altro edificio che, con la stessa larghezza, forma una croce all'interno, costituendo quattro chiostri o cortili. Aggiungiamo così tra i cento e i centoventi metri lineari di edificio, e arriviamo vicini ai cinquecento. Sarebbe facile dare misure più precise, basterebbe una cordella metrica e un aiutante. Lo stesso dicasi per la cubatura, che per dare un'idea ai lettori stabiliremo in circa 15/20.000 mc. Ci si perdoni la mancanza di precisione derivante dalla mancanza di tempo per effettuare le misure, ma volendo solo dare un ordine di grandezza, penso che quanto fornito basti e avanzi.
Cento anni dopo, auspice Karolus Zinatus episcopus (rex, marchio et comes di Barbarano), si dà inizio alla costruzione del nuovo seminario vero e proprio. Quello del 1854 non bastava più, traboccava di seminaristi, e i vertici della chiesa vicentina speravano nel raddoppio: i preti non bastano mai. Fortunatamente per noi, complice il benessere, cominciò la penuria di vocazioni, e noi fummo salvati da un possibile stato teocratico (pensavamo allora, ma adesso lo stato teocraticoo ce l'abbiamo per davvero e ci tocca tenercelo). Non ho la più pallida idea delle misure del nuovo, ma credo di non sbagliare se le assimilo al vecchio, con in più una considerevole estensione di scoperto.
Mentre il vecchio continua la sua vita con lo stesso indirizzo delle origini (quel po' po' di fabbricato per coniare in media da 4 a 5 preti l'anno), il nuovo, mano a mano che si spopolava, veniva affittato a scuole o altro, anche " La Voce dei Berici" ha sede lì, anche parte dell'archivio diocesano. Di là della strada (Rodolfi, altro vescovo) insiste l'ospedale cittadino, che un giono fece capolino in seminario e chiese di poterne affitare una parte consistente. Anche l'ospedale scoppia, e questa si presentava come un'occasione d'oro. Solo che l'oro se lo prese la curia di Vicenza. E vado a spiegarmi.
Se è vero che il primo seminario fu eretto a spese di Cappellari, è anche vero che questo presule aveva pescato nelle proprie tasche riempite dalla pietà (passatemi il termine) dei Vicentini. Che il nuovo sia stato eretto a spese direttamente dalla comunità, adagio con gioia il capo sul ceppo se non è vero. Ora, si penserebbe che un'opera (due in questo caso) pagata col sudore, il sangue e la fame dei Vicentini, una volta che è esaurita la sua funzione, dovesse tornare ai Vicentini, fosse anche per metterci dentro quegli extracomunitari che stanno tanto a cuore alla curia, ma, come sembra, solo per invitarli a pranzo il giorno dell'Epifania con grande enfasi giornalistica e televisiva, poi che si arrangino (sono anche convinto che quel cibo viene offerto da altri). Regalare l'edificio all'ospedale potrebbe rivelarsi come una restituzione diretta nelle mani dei cittadini. No, l'affitto corre dal giorno del contratto (ma a quanto ammonta? L'ospedale ha esplorato altre strade? Ha confrontato i prezzi?). Ma non è finita qui. La costosa ristrutturazione che si sta effettuando a spese dell'ospedale per rendere l'edificio rispondente alle necessità, da chi viene pagato? Dal proprietario? Dall'ospedale? Se così, il totale dei costi verrà considerato affitto anticipato?
Non è bello por termine ad un articolo con delle domande, ma in questo caso è d'uopo, se si vuole provocare risposte e far così conoscere ai cittadini la verità.
Ci scappperebbe da dire: "Charitas congaudet veritati", tanto per restare in tema di Verità e Carità e nel contempo ricordare colui che ha firmato il contratto d'affitto e poi se n'è andato a Torino.

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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