Sel: no a tagli indiscriminati nel sistema socio assistenziale e sanitario del Veneto
Venerdi 6 Aprile 2012 alle 00:32 | 0 commenti
Stefania Cerasoli Coordinatore SEL Vicenza Forum Politiche sociosanitarie - L'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) ha stimato che in Italia la quota di popolazione con più di 65 anni passerà dall'attuale 16,8 per cento al 20,4 per cento del 2010 al 27,1 per cento del 2030. I dati anagrafici ci dicono, quindi, che è in atto un allungamento della vita media dovuta alle migliori condizioni di vita e ai progressi della medicina, grazie alla ricerca.
Si tratta di una conquista da difendere ma che porta inevitabilmente, con l'allungamento dell'età , anche ad una maggiore percentuale di persone anziane destinate a diventare, nell'ultima fase di vita, non autosufficienti.
Il fenomeno dell'invecchiamento della popolazione e l'evoluzione dei bisogni delle persone anziane impone, quindi, di esaminare la questione di come affrontare la crescita della spesa per gli anziani, la crisi del sistema pensionistico e il collasso del sistema sanitario e assistenziale.
Sono tantissime le famiglie che vivono con sempre maggior disagio la condizione di non autosufficienza di parenti e congiunti.
La negativa congiuntura economica ha ulteriormente consumato le risorse con cui far fronte alle rette delle case di riposo.
Il pericolo, tutt'altro che remoto è che in mancanza di una chiara determinazione dei Livelli Essenziali di Assistenza le politiche sociali finiscano per essere programmate solo con attenzione ai limiti degli stanziamenti di bilancio.
Dove ciò si verifica si costruisce un sistema di diritti sociali finanziariamente vincolati.
Sinistra Ecologia e Libertà ritiene che la riorganizzazione del sistema socio assistenziale e sanitario del Veneto non possa passare attraverso ingiustificati e indiscriminati tagli.
Del resto rispondere alla non autosufficienza risolverebbe due questioni molto importanti, ossia rispondere ai bisogni dando nel contempo dignità ad una condizione umana fragile e, quindi, evitare un carico eccessivo e improprio alla sanità .
L'importo medio lordo delle pensioni è pari a circa 800,00 Euro.
Se consideriamo che, in media, la quota alberghiera da corrispondere per il ricovero in una casa di riposo di un anziano non autosufficiente è pari ad Euro 55,00 al giorno ci rendiamo immediatamente conto di quanto sia gravoso l'impegno economico che la famiglia si trova ad affrontare.
In tale scenario si collocano recenti pronunciamenti del T.A.R. Veneto che hanno chiarito, una volta per tutte, che i Comuni, nel decidere se integrare o meno la quota alberghiera di un ultrasessantancinquenne dichiarato non autosufficiente dall'ASL ricoverato in RSA deve conteggiare esclusivamente il reddito del soggetto richiedente e non anche quello dei congiunti.
A tali interventi deve aggiungersi la recentissima senza della Corte di Cassazione (la num. 4558 del 22.03.2012) che ha statuito il diritto del malato di Alzheimer ad essere curato senza oneri economici (a carico, quindi, esclusivo del Servizio sanitario nazionale ) nel caso in cui le condizioni di salute richiedono una "stretta correlazione" tra "prestazioni sanitarie e assistenziali, tale da determinare la totale competenza del Sevizio sanitario nazionale".
Pur considerando le difficoltà dei Comuni nel reperimento di fondi sufficienti per far fronte alle legittime richieste di prestazioni socio-sanitarie e socio-assistenziali, è evidente che una tale situazione non può tradursi in misure che finiscano per incidere negativamente sugli utilizzatori finali, soggetti svantaggiati che la legge statale ha inteso proteggere.
Si rende, quindi, assolutamente necessario un riequilibrio tra la quota sanitaria, in carico alla Regione, e la quota sociale che invece è a carico del Comune e dei cittadini.
Del resto le quote sanitarie sono bloccate da tre anni, circostanza assolutamente non compatibile con il fatto che le RSA stanno diventando strutture sempre più sanitarie e meno sociali in quanto accolgono anziani che hanno anche gravi patologie e necessitano di assistenza continua.
A ciò si aggiunga il fatto che il Servizio sanitario nazionale deve corrispondere la retta sanitaria praticata dalle Rsa o da analoghe strutture nella misura di ALMENO il 50% dell'importo totale.
Da ciò deriva che la retta alberghiera non può essere superiore a quella erogata dal Servizio sanitario nazionale.
Cosa che, invece, spesso accade con la conseguenza che vengono ad essere "scaricati" sui malati e le loro famiglie oneri e costi non dovuti.
La Regione Veneto, inoltre, è una delle poche regioni a non aver ancora dato attuazione al Decreto legislativo 207 del 4 maggio 2001, che prevedeva una riorganizzazione del sistema delle Ipab su base regionale.
Un riordino che rappresenterebbe una riforma molto importante per consentire agli enti di poter assicurare in modo efficiente l'assistenza necessaria agli ospiti anziani.
Con l'attuale normativa (vecchia di 150 anni), invece, si concretizza una pesante discriminazione fra gli ospiti assistiti dalle Ipab e quelli assistiti da istituti privati: solo alle Ipab, ad esempio, non vengono rimborsati gli oneri per le sostituzioni di malattia e di maternità del personale dipendente.
Tali maggiori costi, rispetto alle strutture private, vanno a gravare sulle rette degli ospiti residenti.
È quindi assolutamente necessaria una nuova politica socio-sanitario-assistenziale che sappia dare assoluta priorità alle attività che incidono sulla sopravvivenza delle persone non autosufficienti a causa di malattie e/o di handicap invalidanti o in gravi condizioni di bisogno socio-economico.
E soprattutto in una attenta politica di riparto delle competenze e degli oneri finanziari posti dalla legge direttamente a carico degli enti locali.
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