Sei vicentini indagati per bancarotta: debiti insoluti per quasi 2,5 milioni di euro
Sabato 21 Aprile 2012 alle 09:29 | 0 commenti
Guardia di Finanza di Vicenza - Tre imprenditori denunciati anche per truffa e simulazione di reato: hanno acquistato merce poi rivenduta in nero, denunciandone fittiziamente il furto. Accertate distrazioni patrimoniali, pagamenti preferenziali e distruzione della contabilitÃ
Nei giorni scorsi, i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Vicenza hanno notificato a sei indagati gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari emessi dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza, relativi al fallimento di due società con sede, rispettivamente, a Gambellara e Sandrigo.
In un primo caso, l'attività investigativa ha messo in luce le vicende di una S.r.l. di Gambellara (VI), attiva nel settore degli apparecchi elettrici e meccanici, per la quale gli originari soci avevano inizialmente deciso la liquidazione e la definitiva chiusura, posto che l'attività non appariva più redditizia.
Tale intenzione, tuttavia, non si è concretizzata e la società è stata rilevata da tre vicentini, quarantenni e cinquantenni, già gravati da precedenti di polizia per analoghi fatti di truffa e bancarotta commessi nel vicentino, che, in meno di sei mesi, hanno acquistato merci, macchinari ed un autocarro Mercedes, per un valore di circa 150 mila euro, rivendendoli in nero o comunque sottraendoli all'impresa, senza far mai confluire i relativi proventi nelle casse della società , né provvedere a pagare i fornitori.
Gli espedienti utilizzati per carpire la fiducia dei grossisti, con sede prevalentemente nella provincia berica, si sono concretizzati nell'utilizzo della S.r.l. di Gambellara, ormai inattiva, per mettere in scena una attività di commercio apparentemente fiorente, con l'assunzione anche di un centralinista e di alcuni manovali addetti al ricevimento e al deposito delle merci; i beni acquistati sarebbero stati saldati con la promessa di pagamenti garantiti da assegni bancari postdatati e da ricevute bancarie emesse a 30, 60 e 90 giorni.
In un paio di casi, i fornitori hanno scoperto la vera identità dei tre spregiudicati faccendieri soltanto dopo l'intervento dei finanzieri, in sede di ricognizione fotografica: infatti, alcuni ordinativi di merce sono stati realizzati dagli indagati con l'utilizzo di false generalità .
I denunciati, inoltre, prima di dileguarsi ed abbandonare la società al proprio fallimentare destino, hanno tentato di giustificare l'ammanco del materiale fraudolentemente acquistato in parte con una falsa denuncia di furto ed in parte attraverso un contratto di vendita dei beni ad una società con sede formale in Bulgaria, rivelatasi del tutto inesistente, come del resto emerso anche dalla confessione resa in atti da uno degli indagati.
Quest'ultimo, alfine decisosi a collaborare con gli inquirenti, ha anche riferito che le scritture contabili della società sono state bruciate in un campo, nei pressi del vecchio aeroporto cittadino.
Chiaramente la distruzione delle scritture contabili doveva essere strumentale ad impedire la ricostruzione degli affari e a non consentire al curatore fallimentare - la dichiarazione di fallimento è intervenuta nel 2005 - ed ai fornitori truffati di poter eventualmente rivalersi nei riguardi dei tre imprenditori truffaldini.
I finanzieri del Nucleo di Vicenza hanno, dunque, denunciato i responsabili per truffa e simulazione di reato, in danno di sette diversi fornitori nonché per i delitti di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale.
In un secondo caso, le indagini dei militari della Guardia di Finanza hanno preso in esame il fallimento di una S.r.l. di Sandrigo (VI), attiva nel settore delle costruzioni edili, con un volume d'affari giunto sino ad € 1,2 milioni di euro, dichiarata fallita dal Tribunale di Vicenza nel 2008.
Anche in tale vicenda è emerso il coinvolgimento di tre imprenditori, chiamati a vario titolo a gestire la società poi fallita, i quali, nel tentativo di sottrarsi alle responsabilità connesse al fallimento, hanno sottratto al curatore fallimentare la quasi totalità delle scritture contabili.
Ciò nonostante, è stato comunque possibile giungere a dimostrare l'effettuazione di pagamenti preferenziali da parte della fallita in favore di alcuni creditori per oltre 80 mila euro.
È stato perciò contestato dalla Procura di Vicenza il reato di bancarotta fraudolenta preferenziale, oltre che documentale.
I fallimenti delle due società , entrambi caratterizzati da gravi irregolarità , hanno complessivamente raggiunto un ammontare di debiti insoluti per circa 2,5 milioni di euro.
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