Scuola pubblica allo sfascio: la denuncia di Presa diretta
Lunedi 9 Febbraio 2015 alle 10:00 | 0 commenti
Lo Stato non avrà mai le risorse sufficienti per la scuola pubblica, è questo l'assunto su cui si fonda il documento "Buona Scuola" proposto dal Governo agli italiani, nel periodo 15 settembre al 15 novembre 2014 e da cui è verosimile partirà la proposta che il Presidente del Consiglio farà alla fine di febbraio con un ddl o un Decreto. Sarebbe la resa dello Stato davanti ad un'economia che diventa priorità al posto dei bisogni dei cittadini.
Il programma RAI "Presa Diretta" ha denunciato domenica sera questa resa. Una resa che dà voce a quanto è già chiaro a chi nella scuola lavora e probabilmente anche a chi nel Governo, nella maggioranza, nel Parlamento si prepara ad approvare l'ennesima riforma scolastica. Molte parole, tanta confusione ma nulla di casuale, poiché l'impressione è che sia proprio la volontà di generare il caos a muovere l'azione politica per la scuola.
Così anche questa riforma, in continuità con la politica di tutti i precedenti governi, potrebbe ulteriormente indebolire l'efficacia dell'istruzione statale. Una riforma che costringerà i docenti che verranno assunti a rinunciare all'anzianità di servizio sinora accumulata (risparmio o estorsione di 380 milioni di euro), obbligandoli a dare la propria incondizionata disponibilità a cambiare città , provincia quando non addirittura classe di concorso. Una proposta che dà chiaramente la cifra di come la professionalità venga annichilita e di quanto le competenze siano ignorate.
Una scuola statale nel caos è il miglior sponsor per l'istruzione privata, la maggiore difficoltà se non impossibilità per chi non ha risorse economiche di poter risalire la scala sociale ed è quindi la miglior garanzia, per chi detiene il potere, di conservarlo. Così, mentre ad Istituti di 1500 alunni vengono assegnati dallo Stato 10 euro annui per alunno, esistono scuole private che con gli stessi fondi mandano avanti una classe...per un mese!
Nonostante ciò la scuola statale pubblica a cui sono stati tagliati i fondi per gli straordinari dei docenti, delle supplenze, sono stati tagliati i fondi per le attività aggiuntive ed extracurricolari, sono state riempite le classi di alunni, non muore. La scuola statale non muore, questo il messaggio anche di Presa Diretta, non per le capacità di chi la governa ma solo per il coraggio con cui docenti e personale ATA, per un "piatto di lenticchie", ogni giorno entrano nei nostri Istituti scolastici. La scuola statale sopravvive per lo sforzo economico volontario delle famiglie.
E anche quando qualcosa è stato dato alle scuole, come ha dimostrato ieri ancora la coraggiosa rubrica tv di Riccardo Iacona nella parte dell'inchiesta relativa all'edilizia scolastica, è stato fatto senza alcun criterio particolare, quasi "a pioggia"
Verrebbe da chiedersi quali siano le professionalità di cui il Ministero ed il Governo si stanno servendo per le loro prime azioni nel settore della scuola pubblica. Certamente, in continuità coi governi precedenti, non attingendo da quelle della scuola stessa.
Già perché spesso tutto ciò che viene pensato, scritto, proposto ed approvato per la scuola pubblica, viene fatto senza ricorrere al contributo di chi nella scuola lavora.
Al termine di "Presa Diretta" viene da chiedersi se ci sia ancora qualcosa da fare o se sia opportuno prendere atto della sconfitta dei principi indicati dalla nostra Costituzione là dove sostiene che la l'istruzione deve essere libera e per tutti i cittadini.
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