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Categorie: Politica
Salvini "commissaria" la Liga. Aut aut a Tosi: partito o Fondazione
Lunedi 2 Marzo 2015 alle 21:08 | 0 commenti
Giampaolo Dozzo dovrà sciogliere i nodi su candidature e liste civiche, al segretario federale l'ultima parola sulle alleanze. Il sindaco di Verona dovrà scegliere in sette giorni se restare nel Carroccio, ma i suoi Fari sono considerati incompatibili
All’inizio della giornata più lunga, la macchina di Flavio Tosi arriva tra le prime dei big convocati per il consiglio federale, si ferma davanti all’ingresso nella sede di via Bellerio, attende a motore acceso.
La sbarra non si alza, resta abbassata. Minuti lunghi, qualche sorriso tra i cronisti. L’â€ereticoâ€, il “bastian contrario†in casa leghista, che resta fuori. Poi alla fine, Tosi entra. Un episodio curioso che però si è rivelato un segno premonitore.
Il consiglio federale del Carroccio ha di fatto commissariato il segretario della Liga veneta e sindaco di Verona: la soluzione scelta è tecnicamente quella di un “commissario ad actaâ€, che alcuni preferiscono chiamare “mediatoreâ€, che dovrà sciogliere i nodi delle candidature in Veneto. Sarà Giampaolo Dozzo, già capogruppo alla Camera del Carroccio, già sottosegretario all’Agricoltura con Zaia ministro. Un veneto dunque, un trevigiano, non un lombardo, in modo da evitare l’accusa di Tosi di un partito milanocentrico che mette il naso in casa veneta. Ma la sostanza non cambia: non sarà Tosi, segretario della Liga, ad avere l’ultima parola sulle candidature. Come chiedeva, come voleva.
La nomina di Dozzo, non votata ma delegata dal federale su scelta di Matteo Salvini, non è in effetti un vero e proprio commissariamento. Avrà ancora, a quanto è dato capire dai racconti anonimi di chi in consiglio c’era, un potere reale di mediazione sui nomi da inserire nella lista della Lega per le elezioni regionali. Mediazione tra Zaia e Tosi, si intende. Dozzo è figura istituzionale, già commissario anche in Friuli, e definito “cordialmente antipatico†sia a Tosi (che non lo ricandidò in Parlamento) che a Zaia (con il quale ci fu un grande freddo al momento dell'arrivo al ministero dell'attuale governatore). Una scelta che, secondo i salviniani, sarebbe stata presa come ultimo tentativo di non far decidere dall’alto Salvini stesso. Il quale ha dichiarato: “Ha vinto il Veneto, non ho vinto io, ora si parte con i progettiâ€. Ma certo, artifici verbali a parte, il quasi-commissariamento toglie prerogative a Tosi. Che come segretario nathional, oltretutto, scadrà a giugno. E che non l’ha presa bene. Vorrebbe andare avanti, in Lega, magari contestando (raccontano testimoni presenti a Milano: si vedrà molto presto, in ogni caso) la legittimità del Federale di decidere sulle liste venete.
Ma non sono finite qui le bordate del consiglio federale al sindaco di Verona. Oltre alla votazione di Luca Zaia come candidato alla presidenza del Veneto, arrivata all’unanimità , dunque votata anche da Tosi (ma non era questo il punto centrale dello scontro), dal consiglio di via Bellerio esce azzoppato il suo progetto politico oltre la Lega. Salvini gli ha infatti chiesto di scegliere tra il partito e la sua Fondazione “Ricostruiamo il Paeseâ€, con la sua rete di “Fari†attiva ormai in tutta Italia, mediante la quale Tosi voleva (vuole?) parlare all’intero centrodestra. Il sindaco scaligero è stato sempre attento a non qualificarla come una formazione politica, così recita anche una dicitura sul retro delle tessere. Ma la questione è stata sollevata anche per le prese di posizione di iscritti alla Lega e tesserati della Fondazione che, secondo i salviniani, anche in regioni diverse dal Veneto avrebbero attaccato il Carroccio o condotto trattative per nomine e liste in vista del voto amministrativo, anche nei Comuni. A Ferrara, altrove in Emilia, in Umbria. Di qui la richiesta: chi ha la doppia tessera dovrà decidere da che parte stare, entro sette giorni. E Flavio Tosi, va da sé, della Fondazione Ricostruiamo il Paese ha la tessera numero uno. Solo lui si è astenuto nella prima votazione di oggi, quella sulla mozione che dichiarava l’incompatibilità tra la Lega e altri movimenti.
“E' una questione di coerenza e in base allo Statuto, tutti faranno la scelta più saggia: non prendo in considerazione ipotesi che qualcuno esca dalla Legaâ€, commenta Salvini alla fine del consiglio. Prova a mascherare le tensioni: “Quelli che si aspettavano spaccature o sfide varie sono rimasti male – dice il segretario - nessuno ha vinto in pieno, nessuno ha perso su tutta la linea, ma il Movimento è compatto e ha un suo candidato in Venetoâ€. Sulle alleanze, però, e anche questo è un punto da rimarcare perché anche su questo ci sono divergenze con Tosi, Salvini avrà l’ultima parola. “Spetta a me, il Federale mi ha dato mandato all’unanimità in questo senso – spiega il segretario – sulle liste e candidature venete Milano non mette becco, lascio tranquillamente libertà di scelta, ma si vota in cinque Regioni e devo garantire omogeneità â€. Ora spetta a Tosi la risposta. Oggi, finora, è rimasto silente. Proverà a resistere ancora, dice chi lo conosce. Ma lo strappo non è mai stato così vicino.
Aggiornamenti ore 20.30. Giampaolo Dozzo si dice “fiducioso di trovare una soluzione†e aggiunge: “Sono convinto che Tosi non uscirà dalla Lega. La mia è una mediazione, dovrò sentire le parti e trovare soluzioni, l’obiettivo è vincere in Veneto. Decisivo il consiglio nathional di givoedì? Mah, da qui a maggio c’è tempo – dice raggiunto al telefono – non vorrei mettere il carro davanti ai buoi. Cercherò l’aiuto dei consigli provinciali, espressione dei vari territori, nessuno pensa ad una persona sola al comandoâ€. Quanto alle liste civiche, uno dei nodi della partita, Dozzo è cauto: “La scelta sulle alleanze spetta a Salvini, io farò una ricognizione a 360 gradi e poi decideremo. Con Zaia ho già parlato, Tosi aveva il telefono spento ma lo sentirò a breve – aggiunge – ho visto entrambi nascere politicamente, li conosco da tempoâ€.
Sulla questione che più brucia a Tosi, quella dell’incompatibilità tra l’adesione alla Lega e quella alla sua Fondazione, Salvini in conferenza stampa è netto: “In diverse realtà locali la Fondazione ha annunciato di voler correre autonomamente. L’incompatibilità è stata votata da tutti tranne che da Tosi, nel caso in cui lui non ritiri la tessera della fondazione, lo statuto parla chiaro, la Lega è la Legaâ€.
Roberto Maroni è sibillino. “Rispettiamo questa decisione che serve a fare chiarezza†dice l’ex mentore di Tosi, ma poi aggiunge: “è stata presa una decisione di incompatibilità in termini di statuto, a torto o a ragione, sulla quale ci sono state delle opinioni divergenti. Ora Tosi si è riservato di valutare alcuni episodi che sono stati citati come conferma di questa tesi, però la decisone del federale è questa. Non è la prima volta - ha concluso il governatore lombardo - ci sono stati dei precedentiâ€. Lorenzo Fontana, tosiano della prima ora e ora vicino a Salvini, dice di essere “dispiaciuto, come molti altri, ma Dozzo è la figura migliore per trovare una soluzione. Occorre guardare al bene del movimentoâ€.
Chi festeggia intanto è il Pd. “Mentre si ampliano le divisioni nella Lega Nord, costretta a nominare un commissario per gestire le tensioni in Veneto, il Pd procede compatto nell'elaborazione del progetto politico per rinnovare profondamente l'amministrazione regionaleâ€, commenta il partito in una nota.Â
Il consiglio federale del Carroccio ha di fatto commissariato il segretario della Liga veneta e sindaco di Verona: la soluzione scelta è tecnicamente quella di un “commissario ad actaâ€, che alcuni preferiscono chiamare “mediatoreâ€, che dovrà sciogliere i nodi delle candidature in Veneto. Sarà Giampaolo Dozzo, già capogruppo alla Camera del Carroccio, già sottosegretario all’Agricoltura con Zaia ministro. Un veneto dunque, un trevigiano, non un lombardo, in modo da evitare l’accusa di Tosi di un partito milanocentrico che mette il naso in casa veneta. Ma la sostanza non cambia: non sarà Tosi, segretario della Liga, ad avere l’ultima parola sulle candidature. Come chiedeva, come voleva.
La nomina di Dozzo, non votata ma delegata dal federale su scelta di Matteo Salvini, non è in effetti un vero e proprio commissariamento. Avrà ancora, a quanto è dato capire dai racconti anonimi di chi in consiglio c’era, un potere reale di mediazione sui nomi da inserire nella lista della Lega per le elezioni regionali. Mediazione tra Zaia e Tosi, si intende. Dozzo è figura istituzionale, già commissario anche in Friuli, e definito “cordialmente antipatico†sia a Tosi (che non lo ricandidò in Parlamento) che a Zaia (con il quale ci fu un grande freddo al momento dell'arrivo al ministero dell'attuale governatore). Una scelta che, secondo i salviniani, sarebbe stata presa come ultimo tentativo di non far decidere dall’alto Salvini stesso. Il quale ha dichiarato: “Ha vinto il Veneto, non ho vinto io, ora si parte con i progettiâ€. Ma certo, artifici verbali a parte, il quasi-commissariamento toglie prerogative a Tosi. Che come segretario nathional, oltretutto, scadrà a giugno. E che non l’ha presa bene. Vorrebbe andare avanti, in Lega, magari contestando (raccontano testimoni presenti a Milano: si vedrà molto presto, in ogni caso) la legittimità del Federale di decidere sulle liste venete.
Ma non sono finite qui le bordate del consiglio federale al sindaco di Verona. Oltre alla votazione di Luca Zaia come candidato alla presidenza del Veneto, arrivata all’unanimità , dunque votata anche da Tosi (ma non era questo il punto centrale dello scontro), dal consiglio di via Bellerio esce azzoppato il suo progetto politico oltre la Lega. Salvini gli ha infatti chiesto di scegliere tra il partito e la sua Fondazione “Ricostruiamo il Paeseâ€, con la sua rete di “Fari†attiva ormai in tutta Italia, mediante la quale Tosi voleva (vuole?) parlare all’intero centrodestra. Il sindaco scaligero è stato sempre attento a non qualificarla come una formazione politica, così recita anche una dicitura sul retro delle tessere. Ma la questione è stata sollevata anche per le prese di posizione di iscritti alla Lega e tesserati della Fondazione che, secondo i salviniani, anche in regioni diverse dal Veneto avrebbero attaccato il Carroccio o condotto trattative per nomine e liste in vista del voto amministrativo, anche nei Comuni. A Ferrara, altrove in Emilia, in Umbria. Di qui la richiesta: chi ha la doppia tessera dovrà decidere da che parte stare, entro sette giorni. E Flavio Tosi, va da sé, della Fondazione Ricostruiamo il Paese ha la tessera numero uno. Solo lui si è astenuto nella prima votazione di oggi, quella sulla mozione che dichiarava l’incompatibilità tra la Lega e altri movimenti.
“E' una questione di coerenza e in base allo Statuto, tutti faranno la scelta più saggia: non prendo in considerazione ipotesi che qualcuno esca dalla Legaâ€, commenta Salvini alla fine del consiglio. Prova a mascherare le tensioni: “Quelli che si aspettavano spaccature o sfide varie sono rimasti male – dice il segretario - nessuno ha vinto in pieno, nessuno ha perso su tutta la linea, ma il Movimento è compatto e ha un suo candidato in Venetoâ€. Sulle alleanze, però, e anche questo è un punto da rimarcare perché anche su questo ci sono divergenze con Tosi, Salvini avrà l’ultima parola. “Spetta a me, il Federale mi ha dato mandato all’unanimità in questo senso – spiega il segretario – sulle liste e candidature venete Milano non mette becco, lascio tranquillamente libertà di scelta, ma si vota in cinque Regioni e devo garantire omogeneità â€. Ora spetta a Tosi la risposta. Oggi, finora, è rimasto silente. Proverà a resistere ancora, dice chi lo conosce. Ma lo strappo non è mai stato così vicino.
Aggiornamenti ore 20.30. Giampaolo Dozzo si dice “fiducioso di trovare una soluzione†e aggiunge: “Sono convinto che Tosi non uscirà dalla Lega. La mia è una mediazione, dovrò sentire le parti e trovare soluzioni, l’obiettivo è vincere in Veneto. Decisivo il consiglio nathional di givoedì? Mah, da qui a maggio c’è tempo – dice raggiunto al telefono – non vorrei mettere il carro davanti ai buoi. Cercherò l’aiuto dei consigli provinciali, espressione dei vari territori, nessuno pensa ad una persona sola al comandoâ€. Quanto alle liste civiche, uno dei nodi della partita, Dozzo è cauto: “La scelta sulle alleanze spetta a Salvini, io farò una ricognizione a 360 gradi e poi decideremo. Con Zaia ho già parlato, Tosi aveva il telefono spento ma lo sentirò a breve – aggiunge – ho visto entrambi nascere politicamente, li conosco da tempoâ€.
Sulla questione che più brucia a Tosi, quella dell’incompatibilità tra l’adesione alla Lega e quella alla sua Fondazione, Salvini in conferenza stampa è netto: “In diverse realtà locali la Fondazione ha annunciato di voler correre autonomamente. L’incompatibilità è stata votata da tutti tranne che da Tosi, nel caso in cui lui non ritiri la tessera della fondazione, lo statuto parla chiaro, la Lega è la Legaâ€.
Roberto Maroni è sibillino. “Rispettiamo questa decisione che serve a fare chiarezza†dice l’ex mentore di Tosi, ma poi aggiunge: “è stata presa una decisione di incompatibilità in termini di statuto, a torto o a ragione, sulla quale ci sono state delle opinioni divergenti. Ora Tosi si è riservato di valutare alcuni episodi che sono stati citati come conferma di questa tesi, però la decisone del federale è questa. Non è la prima volta - ha concluso il governatore lombardo - ci sono stati dei precedentiâ€. Lorenzo Fontana, tosiano della prima ora e ora vicino a Salvini, dice di essere “dispiaciuto, come molti altri, ma Dozzo è la figura migliore per trovare una soluzione. Occorre guardare al bene del movimentoâ€.
Chi festeggia intanto è il Pd. “Mentre si ampliano le divisioni nella Lega Nord, costretta a nominare un commissario per gestire le tensioni in Veneto, il Pd procede compatto nell'elaborazione del progetto politico per rinnovare profondamente l'amministrazione regionaleâ€, commenta il partito in una nota.Â
di Giovanni Salvatori da VeneziePost
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