Sala gioco a San Felice, Equizi punta il dito contro la giunta
Lunedi 18 Giugno 2012 alle 12:04 | 0 commenti
Con una lettera aperta diramata pochi minuti fa (riportata a seguire*, ndr) l'ex consigliere Franca Equizi mette sulla graticola l'esecutivo comunale berico. Oggetto del contendere le norme "anti sale gioco" varate dall'amministrazione e recentemente bypassate da una struttura aperta in zona San Felice a ridosso dell'istituto Piovene.
La nota infatti entra subito nel merito: «... è stata aperta una sala da gioco nonostante ci sia un orientamento apparentemente contrario dei regolamenti del comune di vicenza: la vicenda sta assumendo una connotazione surreale poiché da una parte la giunta ritiene di avere le sue buone ragioni... Dall'altra secondo i media... la questura ha detto sì all'apertura del locale noto come "Iziplay"». Poi un altra stilettata: «Con quali competenze e con quale spirito sono state scritte le norme che avrebbero dovuto obbligare i privati a non aprire? Le alternative infatti sono al massimo tre. Uno, l'amministrazione ha agito su input politico e ha redatto una norma all'acqua di rose ben sapendo che amministrativamente sarebbe stata affondabile alla prima bordata. Il che significherebbe che l'amministrazione ha semplicemente acceso un fuoco d'artificio politico con la speranza di far belli davanti all'opinione pubblica gli alfieri della nuova crociata anti-gioco: a partire dal consigliere comunale Michele Colombara e a partire dal capo della sua lista civica, ovvero il sindaco Pd Achille Variati. Il tutto avverrebbe con l'aggravante di aver politicamente blandito un atto amministrativo i cui effetti si sapevano pari a zero. Due, l'intento dei politici era e rimane buono, ma gli uffici del comune hanno elaborato una norma scritta coi piedi, la quale è stata facilmente sterilizzata, nel pieno rispetto della legge peraltro. Di qui l'ok della questura alla sala da gioco. Terzo, il sì della questura è carente sul piano della norma. Ragion per cui l'amministrazione dovrebbe impugnare l'autorizzazione rilasciata in viale Mazzini davanti al tribunale amministrativo».
Dal canto suo l'assessore al commercio Tommaso Ruggeri, almeno così scrive il GdV di ieri in pagina 12, non entra nello specifico ma si limita a spiegare che la sala si trova «vicino a una scuola e ha scatenato comprensibilmente la preoccupazione dei residenti» e che l'amministrazione ha interessato l'avvocatura comunale. Una giustificazione che non convince Equizi (nella foto): che spara a palle incatenate: «Se ne deduce che le opzioni finali sono sempre tre. Il sindaco e Colombara dopo lo smacco politico dovrebbero dimettersi, o quanto meno fare platealmente mea culpa davanti ai cittadini. Oppure si licenzia in tronco il personale che ha redatto la norma "anti sale gioco". Oppure si ricorre subito alla magistratura amministrativa. Se si vince bene, onore al merito e bacchettate alla questura. Se si perde, si ricade nel primo o nel secondo caso. La quarta opzione, il "silenzio dimenticatoio", non può essere presa nemmeno in considerazione».
* Da Franca EquiziAgli organi di informazione
Alla giunta del comune di Vicenza
Si apprende dalla stampa locale che in zona San Felice è stata aperta una sala da gioco nonostante ci sia un orientamento apparentemente contrario dei regolamenti del comune di vicenza: la vicenda sta assumendo una connotazione surreale poiché da una parte la giunta ritiene di avere le sue buone ragioni. Dall'altra secondo i media (basta leggere il Giornale di Vicenza del 17 giugno, pagina 12), la questura ha detto sì all'apertura del locale noto come «Iziplay». La cosa merita qualche considerazione al di là del merito sulla opportunità o meno di una ampia diffusione delle cosiddette betting room. La questione è un'altra. Con quali competenze e con quale spirito sono state scritte le norme che avrebbero dovuto obbligare i privati a non aprire? Le alternative infatti sono al massimo tre. Uno, l'amministrazione ha agito su input politico e ha redatto una norma all'acqua di rose ben sapendo che amministrativamente sarebbe stata affondabile alla prima bordata. Il che significherebbe che l'amministrazione ha semplicemente acceso un fuoco d'artificio politico con la speranza di far belli davanti all'opinione pubblica gli alfieri della nuova crociata anti gioco: a partire dal consigliere comunale Michele Colombara e a partire dal capo della sua lista civica, ovvero il sindaco Pd Achille Variati. Il tutto avverrebbe con l'aggravante di aver politicamente blandito un atto amministrativo i cui effetti si sapevano pari a zero. Due, l'intento dei politici era e rimane buono, ma gli uffici del comune hanno elaborato una norma scritta coi piedi, la quale è stata facilmente sterilizzata, nel pieno rispetto della legge peraltro. Di qui l'ok della questura alla sala da gioco. Terzo, il sì della questura è carente sul piano della norma. Ragion per cui l'amministrazione dovrebbe impugnare l'autorizzazione rilasciata in viale Mazzini davanti al tribunale amministrativo. Se ne deduce che le opzioni finali sono sempre tre. Il sindaco e Colombara dopo lo smacco politico dovrebbero dimettersi, o quanto meno fare platealmente mea culpa davanti ai cittadini. Oppure si licenzia in tronco il personale che ha redatto la norma "anti sale gioco". Oppure si ricorre subito alla magistratura amministrativa. Se si vince bene, onore al merito e bacchettate alla questura. Se si perde si ricade nel primo o nel secondo caso. La quarta opzione, il "silenzio dimenticatoio", non può essere presa nemmeno in considerazione
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