Rui, FdS: storie di povertà, storie di disagio sociale. Storie di sinti e rom
Martedi 8 Febbraio 2011 alle 22:03 | 0 commenti
Irene Rui, Prc, FdS - All'indomani del fuoco che per l'ennesima volta brucia giovani vite, costrette in baracche per povertà o per sgomberi sciagurati di "campi nomadi", gli amministratori si strappano i capelli, gridano che non doveva succedere, che la colpa è della burocrazia. Dietro la burocrazia si nasconde invece l'opportunità politica di andare o no contro gli elettori.
E quel perbenismo che non gradisce la vista della povertà , che vorrebbe una città pulita da poveri e dai diversi, da coloro che hanno culture differenti, se non poi andare in chiesa e lavarsi la coscienza con le preghiere.
Quanti casi ci sono in giro per l'Italia, per il Veneto, nella nostra provincia vicentina di campi per sinti e rom, dove vivono ammassati famiglie distanti spesso, neanche un metro l'una dall'altro, dove basta un principio d'incendio per fare un rogo di quelle roulotte, case mobili o camper. Campi i cui servizi igienici sono fatiscenti e insufficienti.
Quante sono le aree di sosta prive di sottoservizi - corrente elettrica ed acqua - dove i sinti e rom sono costretti a sostare, magari perché spazzati via da un'amministrazione all'altra, con la scusa che vanno contro le normative: vietata la sosta di camper e caravan o meglio ancora dei nomadi. Aree o campi improvvisati, dove questa povera gente che vive di raccolta del ferro, allestisce la sua baracca e si scalda come può, usa bombole di gas o legna; è un attimo per andare a fuoco. Quando chiedono aiuto le amministrazioni dove sono, si lavano le mani, i sindaci giocano a rimpiattino, e non risolvono i problemi, non vanno incontro alle loro esigenze. Non si costruiscono microaree, per famiglie sinti o rom, va contro l'elettorato "gagio". Non si possono dare case ai rom, sono incivili. D'altronde se fosse fornita a loro un'abitazione si scatena la bufera dei cittadini sobillati dalla destra, come a Schio. Se un amministratore cerca di risolvere la questione di sovraffollamento e disaggio sociale come a Vicenza, c'è l'insurrezione della destra che approfittando dell'ignoranza dei cittadini, basandosi su stereotipi organizza una raccolta firme contro le microaree: "le meio brusarli".
A Vicenza ci sono due "campi nomadi" comunali, quello di Viale Diaz e quello di Viale Cricoli. Entrambi i campi sono sovraffollati, in quello di Viale Cricoli risiedono circa cento persone (20 nuclei familiari), in Viale Diaz 50 persone (12 nuclei familiari) le campine sono attaccate l'una all'altra, la distanza varia da un metro a due metri, ma sovente non supera il mezzo metro. Il campo di Viale Cricoli è costituito da tre parti assestanti, due abitate da sinti e una più piccola da una famiglia numerosa di rom. I residenti vi abitano da più di trent'anni, sono i figli di giostrai o giostrai che si sono ritirati dall'attività troppo onerosa e che oggi vivono con la raccolta del ferro; ci sono pensionati e d'inverno i figli giostrai, che durante la stagione fredda vivono anch'essi con la raccolta del ferro. Tutte queste persone vivono con quattro bagni fatiscenti e sottoservizi vecchi, precari e di portata inferiore alle necessità dei residenti. A fronte di questi campi ci sono poi altri 4 microaree private di cui una in zona agricola dove la famiglia rom Hallilovich, vive in situazioni precarie. L'area è priva di sottoservizi, poiché le normative regionali, non permettono di stanziare unità abitative in zona agricola a meno che i proprietari del fondo non siano coltivatori a titolo principale.
Ci sono poi realtà in giro per la provincia come quella della famiglia di Beniamino Maier, costretta a vivere su un parcheggio senza sottoservizi.
Beniamino si è fermato in questo comune per permettere ai figli di andare a scuola. Con il tempo ha fatto amicizia con i residenti e con un imprenditore del luogo che gli fornisce la luce e l'acqua. Terminata la costruzione della Diesel di Breganze, i Maier sono stati costretti a spostarsi di qualche metro su un pezzo di campo agricolo di proprietà dell'amico. Ora che l'azienda è in liquidazione Beniamino è costretto a rispostarsi sul piazzale, con l'aggravante di rimanere senza corrente e acqua. E proprio adesso che il figlio maggiore avrebbe la possibilità di proseguire con gli studi professionali. Beniamino vive in una baraccopoli dignitosa e pulita, perché la famiglia Maier ci tiene alla pulizia, ma in mezzo ai pericoli. Basterebbe che un camion sbagliasse manovra, che ci fosse un incendio durante la note e avremmo altri quattro persone nella coscienza.
Non dimentichiamoci della famiglia Floriani a Quinto Vicentino, costretta a vivere su un'area senza sottoservizi, dietro al cimitero, che a qualsiasi temporale va sotto acqua. Da tempo Eva chiede una casa, ma l'amministrazione è sorda.
Storie di povertà , storie di disagio sociale che rimbalzano alla cronaca, solo quando accadano i morti e poi c'è il lutto cittadino, il cordoglio di amministratori e presidenti della repubblica. Ma domani ci si dimentica di tutto questo, ci si dimentica delle vittime, ci si dimentica di queste popolazioni e del loro grido di aiuto, della loro richiesta di una vita dignitosa.
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