Robin Tax e sentenza della Consulta, Busin: tutti al lavoro per Renzi e la Troika
Giovedi 12 Febbraio 2015 alle 15:07 | 0 commenti
Filippo Busin, Capogruppo Lega Nord e Autonomie in Commissione Finanze​ - Da ieri in questo Paese già disastrato, dichiarando l’incostituzionalità della Robin Tax con effetti solo per il futuro, la Corte Costituzionale ci ha fatto capire che in Italia tutto è possibile, non esistono più argini alla violazione dei principi fondamentali. La Consulta, cioè l’ultimo baluardo in uno Stato di diritto, ha decretato l’incostituzionalità di un’imposta richiamandosi agli articoli 3 (principi di uguaglianza) e 53 (capacità contributiva) e al contempo dichiara non retroattivi gli effetti della sentenza in virtù degli stessi articoli della Costituzione.
Non è chiaro se questa palese contraddizione giuridica, questa grave forzatura nell’interpretazione del dettato costituzionale sia stata fatta per correre in soccorso del governo Renzi e togliergli l’onere gravoso di scelte di bilancio dolorose e impopolari, o se piuttosto sancisca l’inutilita della stessa azione di Governo riferendosi direttamente ai vincoli di bilancio imposti dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale.
La Consulta sembra intendere questo quando afferma di voler evitare “uno squilibrio del bilancio (…) per non venire meno al rispetto dei parametri cui l’Italia si è OBBLIGATA in sede di unione europea e internazionaleâ€.
Dobbiamo dedurre che l’equilibrio di bilancio non dev’essere ricercato dal Governo in carica, ma che è materia su cui è legittimata a intervenire la Consulta?
E, ammesso e non concesso questo, dobbiamo accettare che i vincoli di bilancio prevalgano sull’affermazione di un principio costituzionale?
Questa decisione dimostra come tutto si piega, anche la certezza del diritto, a ragioni contingenti, a vincoli esterni, alle esigenze del Governo in carica o peggio della Troika.
Ne avevamo già avuto un esempio con la dichiarazione di incostituzionalità dell’attuale legge elettorale e al contempo la legittimazione del Parlamento eletto con questa stessa legge a modificare la Costituzione.
Il messaggio è chiaro e molto preoccupante: in Italia tutto è possibile anche che l’arbitro supremo, la Consulta, scenda in campo in soccorso di una parte, assumendo implicitamente ruoli non suoi, piegando la Costituzione a interessi particolari, a vincoli esterni, a necessità contingenti.
Dopo questa sentenza possiamo ancora sostenere che la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione?
Esistono ancora queste “forme†e questi “limiti�
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