Roberto Zuccato dopo Jobs Act: ora tocca a noi imprenditori
Domenica 22 Febbraio 2015 alle 12:31 | 0 commenti
«Adesso tocca a noi». L'attesa dei decreti attuativi del Jobs Act è finita anche per Roberto Zuccato, presidente di Confindustria Veneto. Proprio lui, con il suo vice, il trevigiano Luciano Miotto, avevano aperto la strada, prima dell'Epifania, annunciando le prime assunzioni ancora senza decreti attuativi, ma già con gli sgravi contributivi, sperando poi sulla retroattività dei decreti. Che non è arrivata.
Al contrario dei primi dati di Veneto Lavoro, che parlano, solo per gennaio, di 1.700 assunzioni a tempo indeterminato in più in regione rispetto a un anno fa, in parallelo al calo del 20% di quelle con schemi parasubordinati. Cosa che lascia pensare che la trasformazione da formule di collaborazione verso contratti veri sia già partita, in forza dei vantaggi contributivi. «I nostri industriali mi hanno segnalato già 2.200 assunzioni dal 1. gennaio in Veneto, di cui 400 a Verona», dice la parlamentare del Pd Alessia Rotta. E per voi Industriali, Zuccato, qual è il giudizio? «In linea con quel che si attendeva. L'impianto è soddisfacente, il passo in avanti importante. Specie in questo momento in cui l'economia mondiale ci aiuta a ripartire, questa norma, che rende conveniente le assunzioni con sgravi importanti e flessibilità in uscita, spingerà le assunzioni. E con loro la ripresa dei consumi interni, permettendo ad esempio l'accesso ai mutui a persone escluse. Con ulteriori elementi positivi per il Veneto». E sarebbero? «Molte imprese erano bloccate sotto la soglia dei 15 dipendenti. Ora il quadro diverso del Jobs Act, tra incentivi alle assunzioni e flessibilità in uscita, spingerà molte imprese a crescere di dimensione. Dando un'altra spinta al lavoro». Cosa manca adesso? «Mi auguro che adesso sia esteso anche alla pubblica amministrazione. La distanza tra pubblico e privato è ancora più forte. Capisco la difficoltà del governo ad affrontare tutte le partite insieme, anche per le differenti categorie di dipendenti pubblici - penso agli insegnanti -. Mi aspetto che il rinvio sia frutto del dover approfondire le differenze. Ma l'estensione va fatta». In compenso la sperata retroattività delle tutele crescenti non è arrivata. Lei e il suo vice Miotto avete assunto con i vecchi contratti. «Poco male, la decontribuzione era già attiva per l'ingegnere che ho assunto: è un aiuto importante. Ora, con trasformazioni di contratti determinati e collaborazioni, ho in programma altre 5-6 assunzioni su un organico di 50 persone. È il 10% dell'organico...». Ma l'incrocio tra incentivi nelle assunzioni e costi crescenti per i licenziamenti in parallelo all'anzianità di servizio, non rischia di trasformare i contratti a tempo indeterminato in contratti di pochi anni? «È una visione mefistofelica. Che vantaggio ha un imprenditore in un continuo turn over? Ho con me persone che non lascerei a casa per nessun motivo. Un imprenditore non assume per licenziare; il vantaggio ora è la maggior tranquillità in caso di crisi. Le aziende hanno bisogno di persone qualificate e sempre più formate. Che vantaggio c'è nel cambiarle? In posizioni così vedo un'altra cosa». Ovvero? «L'attacco a una legge che può cambiare il Paese. Siamo nella direzione giusta. A chi ci dice ‘sostenete il governo' rispondo che sosteniamo le azioni di ammodernamento che fa, come il Jobs Act. Chiesto in passato ad altri governi e mai arrivato». Ora sta a voi imprenditori. «Non ho mai apprezzato chi dice ‘adesso non avete più alibi', come se gli imprenditori avessero interesse a tener al palo le loro imprese. L'adesso tocca a voi invece sì, mi sta bene, con una norma che abbiamo chiesto per lungo tempo». La segretaria regionale Cisl Franca Porto ha già sollecitato un'azione comune per un'applicazione estesa del contratto a tutele crescenti. «Ci siamo incrociati nei giorni scorsi, ne abbiamo parlato. Un'azione di promozione va fatta».
di Federico Nicoletti, su Il Corriere del Veneto
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