Roberto Ciambetti: "Vicenza non vuole più perdere"
Mercoledi 13 Giugno 2018 alle 23:10 | 0 commenti
Hanno perso la banca che dal 1866 era stata simbolo della finanza cittadina - ci scrive Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale - Hanno perso la Fiera. Hanno perso persino la squadra di calcio: potevano vincere le elezioni? Una chiave di lettura del voto di domenica 10 giugno, data rilevante sin dal 1848 nella storia cittadina (nella foto Rucco alla lapide ndr), ci parla del bisogno di una svolta conseguente al crollo della classe dirigente locale.
Non ha perso Otello Dalla Rosa, che pure credo abbia commesso degli errori, quanto sono saltati vecchi equilibri tra i notabili di un tempo, potere economico, associazionismo locale, rappresentanze del mondo del lavoro e delle categorie. Il distacco tra la quotidianità della gente qualunque e anche le piccole o grandi élite locali è evidente: hanno vinti i quartieri sul voto del centro storico.Â
Vicenza ha scoperto nel volgere di pochissimi mesi di essere nuda e sola, lontana dallo sviluppo e dinamicità dei principali centri anche provinciali capaci di offrire una migliore qualità della vita, migliore occasioni di sviluppo non solo economico, minore disoccupazione e più servizi per la popolazione.Â
Il voto ha espresso il disagio della cittadinanza che ha pagato e sopportato maggiormente il peso della crisi economica e dei tagli ai servizi: bastava girare nei quartieri popolari per toccare con mano il  malessere diffuso, il degrado generalizzato di una città abituata un tempo ad avere ben altri standard e lasciata incomprensibilmente sola.Â
Chi dice che l’affermazione di Rucco è stata sorprendente forse non ha seguito con attenzione l’andamento della campagna elettorale:  anche se partito con grande ritardo rispetto alla macchina organizzativa del Pd e del centro-sinistra che s’era mobilitato da tempo e con larga disponibilità economica, il centro-destra ha saputo recuperare consenso su consenso. Bravo Rucco: come abbiamo visto anche a Treviso l’unità paga in termini di consensi mentre le divisioni in seno al centrodestra disorientano l’elettorato, come si è visto a Adria e San Donà di Piave dove si andrà al ballottaggio.  Non sono state fatte promesse irrealizzabili, il programma presentato è semplice e concreto.Â
Ora bisogna rilanciare Vicenza portandola a gestire le sfide della modernità e non a subirle passivamente: la partita è aperta ma i presupposti per affrontarla ci sono tutti. E dopo tante sconfitte, Vicenza non vuole più perdere.Â
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