Rischio idrogeologico. Torri di Quartesolo è tutt'altro che da premiare per la prevenzione
Giovedi 13 Gennaio 2011 alle 22:25 | 0 commenti
Riceviamo da Giancarlo Marchetto in dialettica con Luciano Parolin e pubblichiamo.
Mi occupo di ricerche idrogeologiche nel territorio vicentino e la gestione dei fiumi da parte dei comuni interessati (Torri compreso) è tutt'altro che da premiare.
La notizia, in quanto cittadino di Torri da oltre un quarto di secolo, dovrebbe farmi piacere anche perché il Tesina, nel giorno di Ognissanti, è passato sopra il ponte palladiano ed abbiamo rischiato di finire in ammollo (nella foto il Tesina in piena il giorno di Ognissanti, quando il ponte palladiano ancora è visibile mentre un'ora più tardi sarà sommerso totalmente). Quanto invece non mi trova in sintonia sono proprio le opere di prevenzione.
Premetto di essere un ricercatore nel campo delle acque carsiche (i fiumi della notte) che nella nostra provincia, il cui territorio per il 70% montuoso/collinare, è come uno scolapasta, traforato da quasi 5000 grotte. In quanto ad acque carsiche disponiamo di una ricchezza incommensurabile, basti il dato del solo Oliero che con una media giornaliera di 9 milioni di mc potrebbe tranquillamente dissetare tutto il Veneto. Lo studio delle dinamiche delle acque carsiche è impegnativo perché si conoscono solo parzialmente le fenomenologie legate alla circolazione idrica ipogea comunque in questo triennio con il mio team di ricercatori del CS Proteo di Vicenza abbiamo avuto notevoli gratificazioni con l'ammissione dei nostri lavori ai congressi europei di Ramsau (GER) del 2007, Vercors (FRA) nel 2008 e soprattutto di quello internazionale di Kerville (Texas) nel 2009. Nel periodo natalizio abbiamo provveduto al recupero dei dati dalle nostre stazioni multiparametriche al Buso della Rana e Oliero. La sonda interna nel complesso carsico del Rana (oltre 30 km di sviluppo complessivo) è ubicata a circa 1 km dall'ingresso per cui abbiamo dovuto strisciare nella grotta portandoci appresso il pc portatile per il back-up dai dati dalla stazione che 24 ore su 24, da un paio d'anni, registra i flussi idrici dentro la grotta che non ha un immissario proprio. I risultati, in anteprima, mostrano che nella cavità di Monte di Malo l'acqua è salita il giorno di Ognissanti di quasi 2 metri, un'enormità . Ma torniamo alla prevenzione ed al premio a Torri. Supponiamo che il fiume, uscendo dai propri argini, venga proprio in direzione della mia abitazione. Con un colpo di mano riesco a deviare il flusso che va ad inondare l'abitazione del vicino... ma la mia è salva. Chiaro che il vicino verrebbe a casa mia per farsi giustizia sommaria ma è quanto riportato nel pezzo di Parolin relativamente al premio ed alla prevenzione messa in atto che ingenera confusione perché si parla di sonde e monitoraggio che altro non sono che moderni segnalatori che hanno preso il posto degli antichi "guardiani delle acque" istituiti dalla Serenissima, rimasti in servizio sino al dopoguerra. Quello di cui non fa menzione Parolin e che invece inviterei di prenderne atto de visu, sono le opere idrauliche, i deviatori dell'esempio poco civile sopra riportato che ogni comune infischiandosene del vicino ha messo in atto per velocizzare la corsa del fiume. Il singolo comune si è messo al sicuro ma ha scaricato tutte le problematiche sul vicino e, nella sostanza, nello sbocco finale. Torri di Quartesolo proprio alla vigilia dell'alluvione (le ruspe erano ancora in loco) ha terminato la cementificazione di un tratto di un centinaio di metri del Tesina giusto prima della confluenza nel Bacchiglione in quel di San Pietro Intrigogna. Penso che gli abitanti di San Pietro che in quei giorni era diventata una sorta di laguna di Venezia non siano tanto d'accordo sul premio perché con i salti d'acqua artificiali e le opere idrauliche di impermeabilizzazione degli alvei realizzati dai comuni di Quinto, Bolzano Vicentino e Torri, il fiume arriva alla confluenza in tempi più ridotti mentre nei periodi di piena, all'opposto, ci sarebbe la necessità di frenarne la corsa, di rallentarne il flusso. Con un apporto più contenuto del Tesina, i danni provocati dal Bacchiglione proprio nell'area di Debba, San Pietro, Longare ed a seguire Montegalda, Veggiano e tutta la bassa padovana, sarebbero stati meno devastanti. Ora va bene mettere al sicuro il proprio territorio ma non a scapito del vicino per cui ecco uscire fuori chi invece del premio sarebbe da bastonare ossia le autorità di bacino e gli enti, dalla regione, province, consorzi di bonifica, incaricati di coordinare e omogeneizzare gli interventi di gestione e tutela delle risorse idriche e le reti idrografiche, tanti carneade che non si fanno mai sentire se non quando appaiono voci incomprensibili nella bolletta. I comuni hanno agito egoisticamente per fini propri di difesa dal rischio di esondazione ma un'autorità super partes avrebbe dovuto obbligarli alla creazione di bacini di laminazione a monte ed interventi infrastrutturali per incrementare le superfici permeabili altrimenti come purtroppo abbiamo dovuto tristemente prenderne atto, ognuno si è tutelato scaricando a valle la piena e le responsabilità ...ed addirittura è stato anche premiato.
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