Rifiuti, la multiutility veronese Agsm guarda verso Aim Vicenza
Lunedi 5 Settembre 2016 alle 11:31 | 0 commenti
Un po’ defilata, ma per niente secondaria, la trattativa per l’aggregazione tra Agsm e la trentina Dolomiti Energia è una delle partite strategiche che il Comune di Verona si giocherà in autunno. L’obiettivo è sempre quello: creare un grande polo di utility locali con due realtà contigue per territorio, affini per dimensioni e radicamento nelle comunità . Un soggetto da due miliardi di ricavi, o giù di lì, specializzato nell’energia. Il resto, in particolar modo la gestione dei rifiuti, potrebbe prendere altre strade: in via riservata Agsm sta sondando in questi mesi con Vicenza e Mantova la possibilità di una alleanza nel ramo ambiente.
Dopo la pausa ferragostana, è tempo di confronto fra tecnici per arrivare alla proposta concreta di matrimonio fra le due parti, numeri dettagliati alla mano. Tutto liscio? Al netto delle problematiche che potrebbero venir fuori dopo, cioé dai pesi in termini di quote e poltrone da assegnare ai soci coinvolti con lo schema di fusione, sono sempre i mal di pancia preventivi della politica locale a dover essere monitorati: la storia recente insegna, soprattutto a Nordest, che le aggregazioni di questo tipo saltano per il potere d’interdizione di sindaci e altri amministratori pubblici. Qualche scricchiolio sembra arrivare da Rovereto, Comune che detiene il 33% di Findolomiti Energia, la controllante del gruppo trentino. Il sindaco Francesco Valduga ha lasciato trapelare una certa prudenza, per non dire scetticismo riguardo all’operazione. Però gli altri due azionisti di riferimento (con un altro 33% ciascuno in Findolomiti) sembrano di tutt’altro avviso: la Provincia, per bocca del presidente Ugo Rossi, è convinta sponsor della trattativa, anzi si spinge a caldeggiare una quotazione in Borsa della realtà nascitura; il Comune di Trento, guidato dal dem Alessandro Andreatta (alleato politico di Rossi), si allinea alle posizioni del governatore. Insomma - almeno in questa fase - la maggioranza favorevole c’è, visto che vale il 66% all’interno della holding. E non a caso Fabio Venturi, presidente Agsm, ha ribadito il suo ottimismo in un’intervista al Corriere del Trentino : «I presupposti ci sono e le sensazioni sono positive». Ottimismo condito da ragionamenti già noti: «Noi di Agsm siamo una società medio-piccola e da qui a una decina d’anni rischiamo di essere schiacciati dalle grandi multiutility. Non possiamo permetterci di perdere competitività , fino adesso abbiamo lavorato molto bene. Aprirsi ad altre opportunità o territorialità significa crescere, non perdere di identità ». Il riferimento di Venturi è al nuovo scenario di mercato, caratterizzato al Nord dalla presenza dei due colossi A2A (dominante in Lombardia) ed Hera (Emilia Romagna, Padova e Trieste). Soggetti in grado di affrontare con spalle assai più larghe la nuova fase di contrazione di utili e ricavi del settore derivante dal crollo dei prezzi del petrolio, che pare peraltro duraturo. L’intento di Agsm e Dolomiti Energia è di arrivare al vero accordo entro il 31 ottobre, data in cui scadrà l’esclusiva firmata dalle parti per la trattativa. Il termine in realtà non sarà tassativo: se ci fosse bisogno di qualche settimana in più per definire l’intesa da sottoporre poi ai cda e alle amministrazioni locali, si farà in modo di guadagnare ulteriore tempo. Le cose sono più semplici sul fronte veronese, dato che Agsm ha un solo padrone, con il Comune di Verona al 100% della spa capogruppo. E il presidente Venturi è notoriamente il braccio destro politico di Tosi. Non ci sarà bisogno di convincere nessun altro. Dolomiti ha una compagine assai più articolata, che tra gli altri comprende nella spa operativa Ft Energia (imprenditori privati) e perfino la finanziaria della Curia di Trento.
Quanto alla gestione rifiuti, le discussioni veronesi sono in fase embrionale e al momento partono solamente dagli interessi comuni: Agsm condivide con Aim Vicenza l’impianto di trattamento della plastica a Legnago e, attraverso Serit, è ben presente con i servizi ambiente nella provincia di Mantova. La polpa del business sui rifiuti è di solito quella legata alla termovalorizzazione, ma l’eliminazione del progetto Ca’ del Bue ha fatto enorme chiarezza e reso molto più facile il confronto con altri soggetti per eventuali aggregazioni sulla gestione dei rifiuti, così come del resto anche nei colloqui con Trento.
di Claudio Trabona dal Corriere del Veneto
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