Renzi di sinistra? Ma mi faccia il piacere ... Direbbero Moretti e Franzina
Mercoledi 28 Maggio 2014 alle 09:09 | 0 commenti
 
				
		Renzi non ha vinto, ha stravinto. Questo è certo e certificato da oltre 11 milioni di voti, dopo una campagna elettorale indecente dove l'insulto e la paura che vincesse "l'altro" ne sono stati i motivi più ricorrenti. Molti dei voti del centro-destra sono confluiti nel consenso dato al PD. Un partito che tranquillizza l'elettorato cosiddetto moderato perché, in effetti, fa una politica moderata. La bravura di Renzi è quella di far credere di essere un rinnovatore, quasi un "rivoluzionario", uno che è capo della "sinistra".
Lo fa credere ma, nella realtà, la politica del PD di Renzi è  chiaramente di stampo liberista e, quindi, conservatore se non  reazionario. Renzi apprezza quanto fa Marchionne e riceve il suo  appoggio, attacca la CGIL e riceve le sue lodi ("bizzarro" il comunicato  della CGIL nazionale che "gioisce" della vittoria di Renzi), tace sulla  crisi Ucraina (dove un governo "democratico" filo-occidentale,  presieduto dall'oligarca di turno comanda di massacrare la popolazione  dell'est del paese ... è di oggi la notizia di un bombardamento che ha  provocato un centinaio di morti a Donetsk), promette riforme  istituzionali e una legge elettorale costruite in maniera da limitare il  dissenso, approva leggi che rendono il lavoro sempre più precario ... 
Quello  di Renzi è un governo con lo sguardo rivolto a destra ma che ci ha  "salvato dagli opposti populismi" (secondo lo slogan, che richiama  quello democristiano degli "opposti estremismi", e che, da ieri, viene  pronunciato da vari esponenti del PD). In effetti la campagna elettorale  di Renzi si è basata su questo: la paura che vincesse l'altro, la  promessa di risultati mirabolanti, la certezza di non guardare in faccia  nessuno e di andare avanti comunque. Renzi è un "uomo forte",  l'ennesimo che abbiamo avuto in Italia. Confindustria e amici hanno  capito benissimo. Renzi e il suo governo garantiranno le privatizzazioni  richieste perché sono dalla loro parte. C'è un ministro dello sviluppo  economico, Federica Guidi, che è espressione di confindustria; così come  lo sono la nuova presidente di ENI, Emma Marcegaglia, e la nuova  presidente di Poste Italiane, Luisa Todini (già nel CdA della RAI dove,  ribadisce lei stessa, è stata "indicata" dalla confindustria). Milioni  di cittadini democratici, in assoluta buonafede, hanno votato Renzi  credendo di fare qualcosa di nuovo e di dare appoggio a chi voleva  rompere le regole del gioco. Purtroppo non è e non sarà così. Renzi è  espressione (apparentemente meno compromessa e più intelligente di un  ormai logoro Berlusconi) del solito vecchio potere che comanda in Italia  dal 1948. Nulla a che fare con la sinistra, quindi, ma molto a che fare  con  la democrazia cristiana. Un partito, il PD, che nulla ha ormai da  spartire con il PCI di Berlinguer ma che è sempre più simile a quella DC  correntizia e interclassita che si basava sulla spartizione di potere e  privilegi. In quella linea di ambiguità tra essere di sinistra solo  apparentemente e appartenere realmente alla destra, si inquadrano  episodi che possono sembrare marginali come il pranzo di finanziamento  della campagna elettorale della capolista per il Nord-Est (oggi  parlamentare europea) Alessandra Moretti promosso dal presidente della  Maltauro e la nomina di Maurizio Franzina (ex assessore della giunta di  destra diretta da Hullweck) come capo di gabinetto del "democratico"  sindaco di Vicenza Achille Variati. 
A sinistra, quella vera, la  situazione non è rosea. Se qualcuno pensa che il raggiungimento del  quorum da parte della lista "l'altra Europa" sia stata una vittoria,  sbaglia. In un anno di sono persi quasi 800.000 voti e, questo, non è  certo un risultato grandioso. Il raggiungimento del quorum può essere  forse considerato un segnale positivo ma molto timido. La ricostruzione  di un movimento (e di una cultura) di sinistra nel nostro paese è ancora  molto lunga e difficile. E deve fondarsi non sulla discriminazione  verso i partiti più scomodi (come è avvenuto nei confronti del PdCI) e  verso chi non è allineato ma sulla ricerca della chiarezza di programma e  sul progetto di un sistema completamente alternativo a quello di un  liberismo capitalista che, oggi, celebra i trionfo del PD di Renzi.
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