Referendum greco: io "voto" no, per dire sì a una nuova e vera Europa. OXI a Germania, NAI alla UE
Sabato 4 Luglio 2015 alle 23:57 | 0 commenti
Domenica 5 luglio 2015 è una data che rimarrà nella storia dell'Europa qualunwue sia l'esito del referendum a cui proprio questa domenica sarà democraticamente chiamato il popolo greco per decidere se subire le condizioni fissate dall'Europa griffata Germania per uno schiavistico salvataggio (chi voterà questa scelta dovrà scegliere il Sì o il Nai in greco) o se alzare la testa e proporsi come riferimento per le altre nazioni che vogliono evitare di essere conquistate finanziariamente dalla Germania moderna dopo essere sfuggite alla morsa di quella nazista.
Io sono per l'Europa, per la vera Europa, quella politica e non per la sua parodia parziale e tutta asservita a quello che molti commentatori definiscono il Quarto Reicht. Sono per l'Europa democratica dei popoli perciò, se fossi greco, voterei No, cioè OXI (che si pronuncia Ochi...). Il primo passo per me per dire Sì, Nai all'Europa di De Gasperi.
Ora a comandare nella parodia dell'Europa sono le banche e i poteri finanziari che trovano spazio in un'architettura volutamente parziale che ha liberalizzato gli scambi ma li ha sottoposti al dominio dell'Euro costruito a completa somiglianza del marco.
Nella storia recente della crisi greca (come prima in quella Italiana tutt'ora in corso) hanno prevalso le spinte delle banche  tedesche tese prima a ridurre il proprio indebitamento diretto poi ad attenuare la concessione di nuovo credito, se non a condizioni capestro, che si scrivono "attuazione di riforme", ma si leggono poi con la strozzatura definitiva dell'economia locale (la Grecia con le terapie euroee è arrivata ad un debito pubblico pari al 180% del Pil, mai, dico mai, rimborsabile senza un suo taglio e senza una ripartenza della sua economia).
Se Alexis Tsipras è stato, genialmente, democratico nel rinviare al popolo greco la decisione ridando così senso a quella democrazia la cui etimologia ė proprio nativa  della Grecia e che tutti osannano a parole ma eludono o contrastano, domenica prevarrà sulla vittoria del Sì o del No proprio la vittoria della democrazia.
Su questa vittoria andrà  costruita la nuova Europa che dovrà essere capace di affiancare norme che equiparino i paesi dal punto di vista fiscale e di costo del lavoro alle norme comuni finanziarie, che oggi la contrastinguono avvantaggiando i pochi paesi più ricchi a scapito dei molti di più che avrebbero bisogno di maggior flessibilità per avviare la ripresa.
La vera Europa è fatta sì di politiche bancarie e finanziarie comuni, come quelle che oggi già stanno rivoluzionando il mondo bancario centralizzandone il controllo delle sue operazioni da parte della Bce, ma anche di interventi che rendano realmente federale l'impalcatura incompiuta del fisco, del costo del lavoro, della gestione delle risorse per la crescita equa del continente e non solo di chi ne detiene il controllo.
Il mio no, simbolico, sia, quindi, un piccolo stimolo a quello greco per dire basta alla schiavitù politica e per rilanciare l'Europa democratica dei popoli.
Se dovesse prevalere il Sì, i politici europei hanno comunque la chance di prendere atto che col loro comportamento dissennato e filo germanico, che poi è come dire funzionale al peggior capitalismo moderno, hanno portato non solo la Grecia ma tutto il sistema e il progetto europeo vicino al baratro.
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