Reato finanziario
Venerdi 2 Dicembre 2011 alle 22:55 | 0 commenti
Piero Puschiavo, Progetto nazionale - Dopo l'ennesimo caso di suicido da parte di un imprenditore veneto, è giusto chiedersi se si possa perseguire la matrice che conduce a compiere simili gesti estremi. Se tra i reati del codice penale esistono i casi di "istigazione", in qualità di aggravante, è bene ricordare che oggi chi dovrebbe accompagnare, sostenere, consigliare, un imprenditore in difficoltà , dovrebbe assumere anche la responsabilità dei suoi gesti disperati.
Abbandonare e vessare ulteriormente, da parte di un istituto di credito, un imprenditore che vuole onorare i suoi impegni, significa condannarlo e conseguentemente istigarlo al suicidio.
Valutando attentamente le cause che possono portare in questi casi al suicido, non può essere sottovalutata l'ipotesi di "istigazione al suicidio per insolvenza" imputabile a questo criminale sistema bancario.
Sulla morte di Giancarlo Perin di 52 anni, ultimo, ma purtroppo non ultimo, imprenditore suicida (è notizia di ieri del suicidio all'imprenditore Candido Filomena di 31 anni di Latiano in provincia di Brindisi) è doveroso aprire un'inchiesta contro la banca che lo ha visto per l'ultima volta uscire dalla propria porta, prima di togliersi la vita, in quanto occorre verificare se esistano responsabilità oggettive o più crudelmente morali.
Poiché questi argomenti troppo spesso non sono di interesse per molti politici, siamo a denunciare pubblicamente il regime di schiavitù finanziaria che strangola la nostra economia locale in funzione degli interessi delle multinazionali compiacenti dell'opera condotta anche dalle banche ordinarie per ordine della spregiudicata "cupola bancaria". Le stesse banche che Giancarlo Perin cita, nel suo ultimo biglietto, come banche avide, banche che non danno sostegno!
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