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Rapporto tasse-servizi: Veneto sesto in Italia, infrastrutture ok
Martedi 4 Agosto 2015 alle 10:47 | 0 commenti
Dalle tasse ai servizi, il Veneto è la sesta regione in Italia nel rapporto tra il livello delle imposte e la qualità di quello che gli enti pubblici poi restituiscono al cittadino in termini di infrastrutture, istruzione, salute, sicurezza, ambiente ed economia. Un risultato che vede il Veneto in miglioramento rispetto allo scorso anno nel rank specifico.
È questo il risultato delle elaborazioni proposte dal Sole 24 Ore che ragiona attorno al tema del «dividendo per i contribuenti». E va anche precisato che l’indicatore che riassume tutti i servizi pubblici, dando ad ognuno un valore preciso, vede la nostra regione salire al secondo posto.
Il Centro Studi Sintesi, la società di San Donà , nel Veneziano, che ha elaborato i dati, riassume così la tendenza. «Sommando le entrate tributarie del complesso delle amministrazioni pubbliche ne esce un Veneto che propone ottimi servizi, ma che chiede anche tanto ai propri cittadini: si pagano 9.406 euro a testa di tasse, nono posto nazionale, su una media di 8.784 euro».
A livello di metodo, questo tipo di studi mutua il «wallet hub» proposto negli Stati Uniti e che gli economisti assimilano ad una sorta di «dividendo» delle tasse pagate, come se i servizi fossero il risultato del rapporto tra lo «Stato-azienda» e il «cittadino-investitore». I «dividendi» pubblici vengono poi divisi in sei aree, che ottengono un voto in base a 25 indicatori. Alla fine, ne esce fuori una «Regione ideale» che dovrebbe essere un mix, a livello nazionale, tra la Toscana (servizi migliori) e Calabria (tasse al minimo). Puro conto matematico? No, perchè a sfogliare le singole classifiche ne emerge un quadro da analizzare.
Il Veneto, ad esempio, pecca sul fronte ambientale: terzultimi a livello nazionale per colpa della spesa delle utenze domestiche per il servizio idrico e per il superamento dei limiti delle Pm10. In compenso, sul fronte delle infrastrutture va bene: seconda posizione, grazie alla dotazione di cui il territorio dispone, ma anche alla spesa pubblica per l’ambiente, alla presenza di aree pedonali o all’utilizzo dei mezzi pubblici per andare a lavorare.
Altro tema al centro del dibattito è la salute: primeggia l’Emilia Romagna, seguita da Lombardia e Umbria. La nostra regione è sesta in base alla soddisfazione delle persone per l’assistenza medica e ospedaliera, per il risultato dell’esercizio sanitario, la speranza di vita e la mobilità sanitaria interregionale. Altro tema, la sicurezza. Tra omicidi e incidenti stradali, siamo al sesto posto nazionale.
Le prime reazioni allo studio portano la firma di Elisa Venturini, sindaco di Casalserugo e vicepresidente dell’Anci Veneto. Pone l’accento sulle tasse. «Lo Stato continua a tagliare i trasferimenti», polemizza. «Perdiamo cifre importanti, che potrebbero essere spese in servizi. Noi continuiamo a rimboccarci le maniche per valorizzare i nostri centri storici, ma di più non si può fare». Poi incalza: «Qui la qualità della vita è comunque buona».
Sulla stessa linea Luca Antonini, docente all’Università ed economista. «I risultati potrebbero essere persino migliori se le tasse che paghiamo qui rimanessero al territorio, ogni anno perdiamo venti miliardi di euro», dice. «E c’è anche un circolo vizioso per il quale il governo taglia linearmente dove i servizi funzionano meglio. Un rischio che tocca ad esempio la nostra sanità , che rimane tra le più virtuose in Italia».Â
Il Centro Studi Sintesi, la società di San Donà , nel Veneziano, che ha elaborato i dati, riassume così la tendenza. «Sommando le entrate tributarie del complesso delle amministrazioni pubbliche ne esce un Veneto che propone ottimi servizi, ma che chiede anche tanto ai propri cittadini: si pagano 9.406 euro a testa di tasse, nono posto nazionale, su una media di 8.784 euro».
A livello di metodo, questo tipo di studi mutua il «wallet hub» proposto negli Stati Uniti e che gli economisti assimilano ad una sorta di «dividendo» delle tasse pagate, come se i servizi fossero il risultato del rapporto tra lo «Stato-azienda» e il «cittadino-investitore». I «dividendi» pubblici vengono poi divisi in sei aree, che ottengono un voto in base a 25 indicatori. Alla fine, ne esce fuori una «Regione ideale» che dovrebbe essere un mix, a livello nazionale, tra la Toscana (servizi migliori) e Calabria (tasse al minimo). Puro conto matematico? No, perchè a sfogliare le singole classifiche ne emerge un quadro da analizzare.
Il Veneto, ad esempio, pecca sul fronte ambientale: terzultimi a livello nazionale per colpa della spesa delle utenze domestiche per il servizio idrico e per il superamento dei limiti delle Pm10. In compenso, sul fronte delle infrastrutture va bene: seconda posizione, grazie alla dotazione di cui il territorio dispone, ma anche alla spesa pubblica per l’ambiente, alla presenza di aree pedonali o all’utilizzo dei mezzi pubblici per andare a lavorare.
Altro tema al centro del dibattito è la salute: primeggia l’Emilia Romagna, seguita da Lombardia e Umbria. La nostra regione è sesta in base alla soddisfazione delle persone per l’assistenza medica e ospedaliera, per il risultato dell’esercizio sanitario, la speranza di vita e la mobilità sanitaria interregionale. Altro tema, la sicurezza. Tra omicidi e incidenti stradali, siamo al sesto posto nazionale.
Le prime reazioni allo studio portano la firma di Elisa Venturini, sindaco di Casalserugo e vicepresidente dell’Anci Veneto. Pone l’accento sulle tasse. «Lo Stato continua a tagliare i trasferimenti», polemizza. «Perdiamo cifre importanti, che potrebbero essere spese in servizi. Noi continuiamo a rimboccarci le maniche per valorizzare i nostri centri storici, ma di più non si può fare». Poi incalza: «Qui la qualità della vita è comunque buona».
Sulla stessa linea Luca Antonini, docente all’Università ed economista. «I risultati potrebbero essere persino migliori se le tasse che paghiamo qui rimanessero al territorio, ogni anno perdiamo venti miliardi di euro», dice. «E c’è anche un circolo vizioso per il quale il governo taglia linearmente dove i servizi funzionano meglio. Un rischio che tocca ad esempio la nostra sanità , che rimane tra le più virtuose in Italia».Â
di Mauro Pigozzo dal Corriere del Veneto
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