Di Giustina Toson "Lisetta" nulla in internet, ma tracce indelebili in chi l'ha conosciuta
Mercoledi 17 Agosto 2011 alle 18:45 | 0 commenti
Mi assale prorompente la nostalgia delle belle persone che non ci sono più. Non voglio parlare di quei Politici (con la P maiuscola, veri e propri statisti, servitori dello Stato) che sono stati i padri della nostra Repubblica. Vorrei ricordare le persone normali. Vorrei ricordare gli umili, quelli che hanno sempre lavorato. Sono quelli che non potendo essere andati a scuola, hanno rifiutato il ruolo di sudditi ignoranti a cui una società ingiusta li costringeva (foto della vecchia Vicenza). Le persone apparentemente anonime, la gente considerata "poco importante". Quelli che, come scriveva il poeta siciliano Ignazio Buttitta, sono:
"L'amici ca vidinu cu l'occhi
di l'omini c'hannu a véniri
e fannu minuti li seculi.
Amici vasci,
ma tantu gà vuti a talialli
ca mi girianu l'occhi"
(Gli amici che vedono con gli occhi/ degli uomini che verranno/ e fanno brevi i secoli./ Amici bassi,/ ma tanto alti a guardarli/ che mi girano gli occhi)
Vorrei ricordare i veri maestri.
Io ho avuto la fortuna (una fortuna immensa, di quelle che non hanno prezzo) di conoscere Giustina Toson "Lisetta". Con lei ho vissuto gran parte della mia vita, gli anni della mia formazione. Lisetta era una bellissima persona. Nata nel febbraio del 1910 da famiglia indigente, onesta e di grande dignità , andò a scuola solo fino alla seconda elementare (era la "classica" istruzione del tempo riservata a chi era povero). Iniziò a lavorare che aveva 10 anni. A 19 anni, dopo qualche anno di lavoro come operaia tessile, entrò a far parte della famiglia dei mia mamma, per aiutare mia nonna nei lavori domestici. Da allora (11 febbraio del 1929) restò sempre con noi.
Lisetta era una persona di un'intelligenza fuori del comune. Sapeva ascoltare in maniera critica. E imparava senza apparente difficoltà . Seguì mia mamma e gli zii nel loro "diventare grandi". Partecipò alla Resistenza, aiutando i miei zii e condividendone le idee di ribellione. Silenziosamente nascose armi e volantini di propaganda. Li portava dove serviva. Con discrezione, quasi per non disturbare, fece la sua parte senza chiedere mai nulla. Lisetta era fatta così: convinta di una cosa la portava fino in fondo con meravigliosa testardaggine senza badare né a convenienze né a pericoli.
Quando mi raccontava la sua storia gli occhi brillavano di soddisfazione e orgoglio. Io, quasi incredulo, imparavo. Cominciavo a capire. Conobbe, anche grazie a mio zio più "vecchio" (Licisco Magagnato), il fior fiore della cultura e della politica vicentina e non solo. Ricordo che mi raccontava di Bruno Visentini e del fatto che non le era molto simpatico ("stava sulle sue", mi diceva, "e criticava quello che gli davo da mangiare"), di Goffredo Parise che chiamava Edo, di Gigi Meneghello ... Me ne parlava con semplicità e schiettezza. Io sapevo che non aveva mai avuto alcuna sudditanza, di nessun tipo.
Lisetta era parte della mia famiglia. Una parte importante. Non aveva studiato ma scriveva lettere bellissime (aveva praticamente imparato da sola), frasi e concetti profondi. Parlava, raccontava e discuteva con me e mio fratello di qualsiasi cosa. Dai nostri problemi di adolescenti prima e uomini poi, alla politica, ai nostri sogni. Ma Lisetta, soprattutto, sapeva pensare. Aveva bellissimi pensieri originali. E un'eleganza e un'educazione difficili da trovare in altre persone "più colte". Era una vera signora. Ricordo ancora l'attenzione e l'emozione con la quale mi parlò della morte di mio padre e quando, pochi mesi prima di morire, accorgendosi di non essere più "quella di una volta" e di cominciare a perdere memoria, mi disse con le lacrime agli occhi: "Giorgio, cosa mi sta succedendo? ... non ricordo più le cose ... e me ne vergogno" e poi, capendo di non essere più autosufficiente, mi sussurrò "perché vi devo fare questo?". Per lei che era sempre stata attiva il proprio invecchiare diventava quasi un peccato imperdonabile.
Voglio ricordare Lisetta oggi perché 11 anni fa, il 18 agosto del 2000, ci ha lasciato dopo 90 anni di vita, quasi 80 di lavoro e 71 passati a far crescere almeno due generazioni della mia famiglia. Voglio ricordarla perché era una donna fiera, meravigliosa. Una vera e propria maestra di vita che ha vissuto sempre a testa alta e senza mai piegare la schiena. Una persona ben diversa e capace rispetto ai vari personaggi arroganti e in perfetta malafede che stanno umiliando e demolendo il nostro paese.
Di Lisetta non troverete nulla in internet ma, vi assicuro, ha lasciato tracce indelebili in ognuno che l'ha conosciuta.
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