Quando c'era il Cotorossi a Borgo Berga
Giovedi 3 Ottobre 2013 alle 20:45 | 0 commenti
Riceviamo da Luciano Parolin e pubblichiamo - Quello che è stato costruito, sulla lingua di terra in Borgo Berga, alla confluenza tra i fiumi Retrone e il Bacchiglione su terreno alluvionale è inaudito. Non so chi abbia permesso, concesso, approvato, una simile porcheria, per giunta pericolosa dal punto di vista idraulico. Nei prossimi anni ne pagheremo le conseguenze per alluvioni.
A suo tempo, lo stabilimento del Coto Rossi dava lavoro a 1.500 persone, quasi tutte donne ai telai, era ben inserito nell'ambiente, zona verde periferica, i fiumi servivano da forza motrice, due ponti in acciao per raggiungere il villaggio operaio di Via Leoni, come previsto da Alessandro Rossi in tutte le sue opere, con il geniale contributo del collaboratore architetto Vicentino Antonio Caregaro Negrin che del verde nei giardini, nelle abitazioni, nelle fabbriche fece una scienza, come il Campo Marzo, i giardini di Schio, Piovene e altro. Dopo gli anni 60 cominciano per Vicenza e provincia le grandi dismissioni delle zone industriali nate fuori le mura durante il ventennio e, smorte subito dopo gli anni della guerra, vedi la Zambon, la Valbruna, la Pellizzari, Domenichelli, Ilesa, Campagnolo e altro per arrivare al Coto Rossi di Porta Monte dove, la speculazione ha operato senza regole, senza controllo, a tutto campo, in nome del progresso cementificatore, poi si lamenteranno se la Riviera Berica andrà sotto acqua sino alla Rotonda. Purtroppo, molti ambientalisti partitizzati, oltre a non muovere un dito, per mancanza e conoscenza del territorio, non hanno voglia di affrontare i problemi reali della città . Nella foto il Coto Rossi visto dall'alto negli anni 80 e sarà riprodotta in cartolina con la scritta sovra stampata, a memoria degli sgorbi “inauguratiâ€, con rinfresco, a pochi passi dalla Rotonda, patrimonio mondiale Unesco.
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