Provincia, nuovo regolamento sugli impianti di geoscambio a circuito chiuso
Giovedi 9 Aprile 2015 alle 18:50 | 0 commenti
L'Area Vasta di Vicenza (l'ex Provincia) presenta il nuovo regolamento sugli impianti di geoscambio a circuito chiuso
Se la rivoluzione amministrativa non dorme, la Provincia di Vicenza (o Area Vasta che dir si voglia) non è da meno. Anzi, dimostrando che si può essere virtuosi semplicemente con la forza delle idee, confeziona un regolamento per la realizzazione di impianti di scambio termico a circuito chiuso (impianti di geoscambio) estremamente innovativo, al punto che già diverse Regioni (Abruzzo e Molise in primis) hanno chiesto di poterlo studiare ed eventualmente riproporre.
Cosa c'è di nuovo? Praticamente tutto. A cominciare dal fatto che, votato dal consiglio provinciale del 19 marzo scorso, soppianta il precedente del 2011, di fatto un casellario di “niet†per questo tipo di impiantistica che, vale la pena ricordarlo, non produce emissioni in sito di Co2, una delle piaghe dell'aria vicentina.
Il resto lo spiega il Consigliere Delegato Renzo Segato, artefice di questa iniziativa: “Innanzitutto porto il saluto del presidente Achille Variati e ringrazio gli uffici provinciali, nella persona della dottoressa Ingrid Bianchi, ed il gruppo di lavoro formato da ordini professionali e associazioni di categoria (dai geologi agli artigiani) rappresentato dal dottor Rimsky Valvassori, per l'intelligente lavoro svolto. Questo documento dà risposte precise alla domanda di geotermia. Innanzitutto con una modulistica appropriata, scaricabile e compilabile on line, suddivisa per le 4 fasce di impianti previsti. Quindi c'è un primo percorso che aziende e professionisti, ma anche semplici condomini, possono seguire senza perdersi nei meandri della burocrazia e nella richiesta di ulteriori documentazioni. Poi, a differenza del precedente, stabilisce la zonizzazione del territorio legando l'intervento al luogo dove si va a incidereâ€.
Il territorio è stato così suddiviso in aree cromatiche, dove il coloro indica quelle più delicate sotto il profilo idrico ma pure le carsiche. Questo significa che ogni zona ha la sua tipologia di scavo e che i limiti di escavazione non sono standardizzati ma tengono conto della presenza delle falde acquifere. “Perché se è vero che gli impianti vanno nel sottosuolo sfruttando la temperatura costante, è altrettanto vero che non pescano assolutamente acqua e che per ogni tipo di area e terreno c'è una tecnologia e una metodologia di perforazione. E' chiaro che la prima preoccupazione resta sempre quella di tipo ambientale e di tutela delle acque che in certe zone, come Vicenza, Lonigo, Alonte e nell'area delle risorgive è pregiataâ€. Qui non si potrà scendere sotto i 50 metri del capoluogo, i 70 a Dueville ed i 100 a Monticello Conte Otto, tanto per fare qualche esempio. Dunque, se fino ad oggi era complicato realizzare impianti così, da questo regolamento conoscenze ed informazioni sono certe e praticabile.
E ci vorrà la presenza di un geologo per gli impianti più grandi, che vanno tutti, comunque, a energia elettrica. Quanto costa? Le tecnologie sono migliorate e più accessibili anche per i portafogli dei singoli cittadini, ora ci vorrebbe una attenzione più decisa da parte dello Stato anche perché tutta la filiera, compresa quelle delle perforazioni, è italiana. Particolare ben noto nei Paesi dove la geotermia ha un grande sviluppo. Energia rinnovabile, viene spesso associata ai pannelli solari ed è un'opportunità poco praticata nel Vicentino. “Soprattutto perché – conclude Segato – era impossibile ottenere i permessi, ora invece l'informazione è completaâ€.Â
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