Provincia 2.0: Unione, Federazione o Sindacato dei Comuni?
Lunedi 6 Ottobre 2014 alle 17:58 | 0 commenti
Riceviamo da Giovanni Bertacche e pubblichiamo
Al Voto. La nuova Provincia più che una novità è un enigma a partire dal voto; non sono gli elettori infatti a scegliere i membri delle assemblee. L’elezione di secondo livello prevede che l’elettorato attivo sia formato dai sindaci e dai consiglieri dei comuni della Provincia, mentre quello passivo (candidati eleggibili) oltre agli elettori comprende anche i presidenti e i consiglieri provinciali uscenti.
E il voto, altra novità di rilievo, sarà ponderato. Gli elettori dei Comuni maggiori hanno un voto più pesante degli altri, perché calibrato sulla base della popolazione del Comune. Il capoluogo infatti peserà 39 volte più dei Comuni sotto i tremila abitanti.
Rappresentanza: elemento importante è come conciliare la rappresentanza: su base territoriale (i Comuni più piccoli vogliono contare e quelli grandi sono in competizione per aver peso) o su base politica (appartenenza di partito) ma che fa perdere peso e identità tanto ai piccoli quanto ai grandi Comuni. Certo che per i partiti è un bel rebus; se da un lato la partecipazione al governo e le risorse messe a disposizione ne stimolano fortemente la competizione, il legame con i territori li sospinge verso accordi finalizzati a tutelare e quindi dare visibilità ai Comuni specie ai più piccoli. Un equilibrio difficile e tutto da sperimentare.
Governance: ogni Provincia avrà un Presidente e un Consiglio (da 10 a 16 componenti); niente Giunta; i poteri di questa, secondo una interpretazione, concentrati nelle mani del Presidente. Il Consiglio invece ha i poteri di indirizzo e di controllo, approva i regolamenti, i piani e i bilanci. Ma a fianco degli “organi ordinariâ€, potremo dire tradizionali, nasce “l’assemblea dei sindaci†di tutti i Comuni della Provincia competente per l’adozione dello Statuto e organo di consultazione per i bilanci.
Funzioni. Le competenze di questo tipo di province non sono ben definite e comunque dipenderà dalle scelte dei nuovi organismi ampliare, trasferire, modificare i poteri del vecchio Statuto provinciale. Il nuovo ente di cui non è chiara la configurazione e cioè se politica, istituzionale, burocratica o rappresentativa, può diventare una vera opportunità . UNICA. Chi meglio dei Comuni stessi può, attraverso questo nuovo organismo provinciale, determinare l’organizzazione, le funzioni e in definitiva la sorte dei Comuni, dai più piccoli ai più grandi. Una riforma; si parla tanto di unioni, fusioni e di servizi comuni; questa finalmente una riforma su misura del territorio non più calata dall’alto, che sia lo Stato o la Regione poco importa, pensata e voluta dal basso, dai Comuni stessi, protagonisti del proprio futuro.
Un grande Progetto. Nuova Provincia ma per pensare in grande; anche la gestione dei servizi tradizionali, quelli di vasta area come trasporti, scuole, ambiente, urbanistica, se inserita in un nuovo contesto istituzionale oltre che in efficienza ne guadagnerà in potenzialità ed efficacia. Ma prima occorre rideterminare il perimetro e la qualità delle politiche territoriali.
Unione o federazione. Il nuovo ente dovrà anzitutto darsi una struttura: entro il 31 dicembre, lo Statuto e i regolamenti per il funzionamento. Ma come? La legge istitutiva non concede grandi spazi, pure ma forse grazie alle sue ambiguità , consente tuttavia manovre differenziate, che la politica può e deve giocare. Se Unione dei Comuni: unione è più di un’alleanza tra Comuni ma meno di una federazione, i risultati saranno minimi e comunque vinceranno i più forti; a questo punto non si giustifica né la presidenza a tempo pieno (in pratica un commissario) né (per noi) i 16 rappresentanti (di chi e di che cosa) in Consiglio; tanto varrebbe allora valorizzare l’assemblea dei sindaci di tutta la provincia (prevista solo come organo consultivo) e un presidente a turno, come avviene per l’Unione Europea. Una forma indebolita (un’ANCI istituzionalizzata) che lascerebbe le situazioni attuali immutate per non dire delle ben note difficoltà (non solo finanziarie) come lamentato da tutti. Se invece si voglia una federazione dei Comuni, questa avrebbe peso sia nei confronti dei Comuni che troverebbero, con le opportune modifiche strutturali in relazione agli abitanti, maggior tutela, sia nei confronti della Regione che ha (male) sostituito il vecchio potere centrale, che dello Stato (ormai troppo lontano). Una istituzione intermedia questa Provincia tra Stato e Comuni a tutto vantaggio di questi ultimi.
Regioni. La Provincia 2.0 oltre che offrire servizi e funzionalità ai Comuni può diventare un motore per la riforma anche della Regione (la cui presenza e funzionalità è addirittura messa in discussione da molti critici). Quest’ultima nata come ente di programmazione e relativa regolazione territoriale ha talmente esteso i suoi poteri con la creazione di enti, strutture, organizzazioni proprie e trasferendo ai Comuni compiti, con ulteriori aggravi di spesa per questi ultimi a scapito dell’efficienza, che la nuova Provincia potrebbe sostituire, anche in forme nuove di aggregazione, sempre in sostituzione della Regione.
Morta la Provincia, Viva la Provincia! Insomma sia dal lato dei Comuni, sia dal lato delle Regioni, il nuovo ente potrà dire e fare cose interessanti. Naturalmente in questo contesto anche lo Stato non potrà non rinnovarsi; ma anche qui non con riforme dall’alto ma partendo dai Comuni e dall’esperienza che essi saranno chiamati a svolgere all’interno del nuovo ente. I politici nazionali, per affermazione comune ampiamente condivisa, non sembrano all’altezza del compito e comunque spesso lontani dalla realtà , mettiamoli allora alla prova non più chiedendo ma suggerendo loro quelle riforme che il momento richiede.
Vicenza contro Vicenza. Se i sindaci e i consiglieri comunali chiamati al voto il 12 ottobre avranno proposte e soluzioni all’altezza del nuovo compito. Non importa il nominativo, se il sindaco A o il sindaco B, di questo o quel Comune, di un colore politico o di una diversa appartenenza partitica. Conta il messaggio che verrà veicolato in occasione della scelta elettorale: unione, federazione o altra forma associata dei Comuni e con un preciso obiettivo. La Provincia 2.0 deve e vuole contare nell’interesse di tutti i Comuni, piccoli e grandi, e in definitiva dei rispettivi cittadini che però loro sono tutti uguali. Deve valere sia nei confronti della Regione (finchè e se avrà ancora ragione di esistere) nonché dello Stato, questa macchina arrugginita e mangiasoldi. Anche questo è fare gli interessi dei Comuni e dei loro cittadini. E’ possibile dunque una riforma istituzionale dal basso non più dettata da chi vive fuori dalla realtà .
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.