Proteste per le scuole inglesi che distinguono tra italiani, napoletani e siciliani. Roberto Ciambetti fuori dal coro: “divario profondo tra scuole del sud e nord Italia”
Giovedi 13 Ottobre 2016 alle 00:34 | 0 commenti
Per l’inizio dell'anno scolastico è stato inviato un questionario da alcune scuole in Gran Bretagna alle famiglie dei nuovi alunni. In una domanda sulla richiesta della nazionalità sono comparse tre alternative per gli italiani: napoletani, siciliani, o di altra zona d'Italia. Un fatto che ha generato clamore mediatico e proteste, tanto che qualche famiglia italiana ha mandato una segnalazione all'ambasciata italiana di Londra che si è subito attivata chiedendo la rimozione immediata alle autorità britanniche e al Foreign Office. Ma non tutti si sono allineati alle proteste, come il presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti (nella foto mentre stringe la mano al nostro collega calabrese Francesco Battaglia).
“Non so - esordisce il politico vicentino della Lega Nord - se il questionario di alcune scuole inglesi e del Galles, che chiedono agli studenti italiani di specificare se sono italiani, italo-siciliani o italo-napoletani, nasca dall’esperienza didattica maturata sul campo oltre la Manica, ma con buona pace di chi in Italia s’è indignato, bisogna dire che la divisione inglese coincide con il risultato Ocse Pisa e con i test Invalsi, con i quali si verifica il livello di apprendimento degli studenti delle elementari, medie e superioriâ€.
“Nel 2016 – prosegue Ciambetti - è emerso un divario profondo alle prove Invalsi tra le scuole del Sud Italia, che presentano difficoltà , e quelle del Nord, che evidenziano i risultati migliori. Questo risultato è in totale contrasto con i voti dei Diplomi di maturità , dove le classifiche Invalsi vengono completamente rovesciate e il maggior numero di 110 e lode si registra nelle Regioni del Sud, situazione che sollevò in Italia non poche e motivate polemiche. Così vien spontaneo pensare che le scuole inglesi e gallesi stiano semplicemente sbattendoci in faccia l’amara realtà : visto dell’estero, l’Italia è un Paese dalle grandi ed evidenti disparità e differenze, che andrebbero affrontate ciascuna con interventi ed azioni specificheâ€.
“Nessun razzismo – conclude il presidente del Consiglio regionale - nessuna discriminazione, ma solo logica e buon senso: a problemi specifici si risponde con risposte specifiche, a carenze didattiche specifiche si reagisce con didattica ad hoc. Far finta di nulla, dire che siamo tutti uguali perché siamo uniti da 150 anni, significa solo perpetuare errori ed errori, di cui, nel caso della formazione scolastica, non hanno colpa né inglesi, né gallesiâ€.
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