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Protesta profughi a Cesuna, coop Ecofficina risponde: all'ostello trattati bene e al caldo, non capiamo

Di Andrea Fasulo Mercoledi 21 Ottobre 2015 alle 15:20 | 0 commenti

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Dicono di averle tentate tutte ieri pomeriggio, e fino a tarda sera, per convincere i trenta profughi accampati fuori dall'hotel Tina a rientrare. "Rientrate, di notte fa freddo, vi garantiamo che non ci saranno conseguenze", hanno detto carabinieri e operatori della cooperativa Ecofficina. Senza successo, perché la notte è passata all'aperto, tra coperte e falò per riscaldarsi dalle temperature ormai rigide dell'Altopiano.

Nelle ultime due settimane i ragazzi erano stati trasferiti al vicino ostello Zeleghe, distante dieci minuti a piedi, mentre all'hotel Tina procedevano i lavori di manutenzione e sistemazione dell'impianto di riscaldamento. La previsione era di farli restare lì due settimane, poi i lavori si sono dovuti protrarre per un paio di giorni. "A quel punto si sono allontanati senza autorizzazione e sono voluti tornare all'hotel Tina. Ma lì sono dovuti restare fuori, perché l'ingresso è impossibile a causa dei lavori in corso e potranno rientrare solo quando la Prefettura ci darà il permesso" dice Verena Vettorato, responsabile di struttura per la Ecofficina, cooperativa padovana che si occupa di gestire l'accoglienza dei profughi a Cesuna.
"Abbiamo provato a convincerli che si sta meglio allo Zeleghe, che loro definiscono una prigione. In verità una prigione non è, perché è una struttura nuova, ben riscaldata, coperta da rete wifi, dove i ragazzi hanno a disposizione una sala per vedere film e ascoltare musica. Qui possono anche partecipare ad attività e alcuni di loro seguono corsi d'italiano".
Ma i motivi della protesta? "A noi hanno detto che qui all'ostello non vogliono stare perché sono sistemati in camerate da otto posti con un bagno, anziché in camere da due, e loro dicono che questo non è umanamente possibile".
All'ostello i richiedenti asilo dell'hotel Tina hanno incontrato altri rifugiati provenienti da Valli del Pasubio, prima ospitati all'ex colonia alpina al passo Pian delle Fugazze, in una struttura di proprietà del Comune di Schio ma gestita dalla cooperativa padovana «Csfo», che nei mesi scorsi erano stati protagonisti di un'altra manifestazione di protesta. "I ragazzi di Valli si sono meravigliati di questa protesta, non ne capivano i motivi, ci hanno chiesto anche loro "perché lo stanno facendo?" dice Verena Vettorato. "Ma quello che mi stupisce è che solo una settimana fa avevamo festeggiato tutti insieme i sei mesi dall'arrivo in Italia di alcuni di loro. E' stata una giornata di festa, e loro stessi ci avevano ringraziato pubblicamente per come li avevamo accolti".
Questa mattina intanto 26 di loro si sono allontanati e sono giunti da soli a Vicenza per parlare con i funzionari di Questura e Prefettura e per chiedere una nuova sistemazione. Ieri sera i ragazzi avevano contattato la redazione di VicenzaPiù con due sms. Il primo era una richiesta d'aiuto, nel secondo c'erano accuse alla cooperativa: "la figlia del Boss Michela ci ha detto che non avremo il nostro posto prima di due anni.. mio Dio, queste persone hanno detto che loro vivono bene grazie a noi... questo vuol dire che dovremo passare qui i nostri anni per un loro maggiore incasso... per favore, abbiamo bisogno dell'assistenza del governo". "Ma tutti sanno che noi non possiamo decidere niente, i tempi sono dettati dalla Prefettura e dalla burocrazia" commenta Vettorato. "Non capisco cosa voglia dire questa cosa dei due anni, saranno le commissioni a valutare se hanno diritto o no alla richiesta d'asilo. Su tutto il resto è possibile che abbiano frainteso cose che sono state dette. Con alcuni c'è difficoltà di comunicazione a causa della lingua".


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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