Profughi Cesuna, Mondardo (LN): nostri immigrati non si sono mai lamentati del cibo
Giovedi 22 Ottobre 2015 alle 23:36 | 0 commenti
Nota della Lega Nord Vicenza
“I presunti profughi vadano a casa loro. I Veneti, che sanno bene cosa vuol dire emigrare e lavorare senza tante pretese, ne hanno le scatole piene di questa arroganza (leggi qui... ndr). Quando i nostri emigrati (regolari) e non clandestini andavano a migliaia all'estero in cerca di lavoro, cercavano in tutti i modi, con umiltà di integrarsi.
I nostri minatori del Belgio o i muratori o gli agricoltori che hanno cercato fortuna in Germania, Svizzera o nelle Americhe non si sono mai lamentati del cibo, dell'accoglienza, delle abitazioni nelle quali vivevano. Arrivavano in Paesi spesso lontani e da subito, con il duro lavoro, cercavano di vivere dignitosamente. Ora assistiamo alla vergogna di centinaia, migliaia di immigrati economici, futuri clandestini, che sputano letteralmente sul piatto dove mangiano. Mantenuti, messi in case o alberghi, rifiutano ciò che gli viene datoâ€. A commentare i fatti di Cesuna, dove i migranti economici protestano contro cibo, temperatura, letti e vita sociale, è Antonio Mondardo, segretario provinciale della Lega Nord di Vicenza, ribadendo il concetto espresso dal governatore del Veneto, Luca Zaia. “Se non vogliono ciò che ricevono qui, possono tornare a casa loro, dove sicuramente staranno meglio. Sono nella quasi totalità migranti economici, che vengono in vacanza in Italia, sperando di vivere nel paese dei balocchi, fra agi e divertimenti. Mentre i Veneti lavorano o fanno la fame in cerca di un lavoro, i sedicenti profughi mantenuti, pensano al cellulare all'abbigliamento e a ordinare cibo dal menù.
Lo vadano a dire -conclude Mondardo- agli anziani che non riescono a godere della loro pensione, ai giovani vicentini che non trovano lavoro, alle famiglie senza reddito. Soprattutto lo vadano a chiedere a Renzi e alla grande macchina degli immigrati che il suo partito e il suo governo raffazzonato e pericoloso, non riescono a piantare i pugni (anzi, non vogliono) per fermare questa assurda indecenza.
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