Processo Marlane Marzotto: Slai Cobas parte civile
Lunedi 11 Giugno 2012 alle 15:32 | 0 commenti
Alberto Cunto, coordinatore provinciale Slai Cobas Cosenza - Si è svolta oggi a Paola l'ennesima udienza dell'ormai noto processo Marlane Marzotto, utile a fare il punto sulla liceità delle innumerevoli costituzioni avanzate dalle persone offese ed a vario titolo da organizzazioni ed istituzioni. È stata ancora una giornata all'insegna delle puntualizzazioni stroncate sul nascere dai giudici pur nel rispetto del codice di procedura penale.
Respinte definitivamente le velleità della controparte sulla competenza territoriale è confermato che il tribunale competente resterà quello di Paola, venendo meno le attese di quanti speravano di trasferirlo nelle aule del capoluogo vicentino avendo i Marzotto sede in quella provincia dove avrebbero potuto godere dell'influenza ambientale. Messi a tacere gli avvocati ancora alle prese con problemi di notifica definiti dal PM "irrituali", dopo un breve intervallo veniva dichiarata aperta la fase dibattimentale. Una commovente sfilza di morti e di ammalati, citati uno ad uno dal giudice con la cruda descrizione della patologia, è stato forse il momento topico di tutta la giornata altrimenti pacata forse per l'assenza di pubblico a differenza delle altre volte. I morti, tanti, ch'è difficile persino enumerarli; questo ha indotto la procura a far reiterare gli scavi nel terreno di pertinenza della fabbrica, oltre a commissionare ulteriori perizie alla luce degli elementi probatori più aggiornati e senza far subire ritardi alla complessa fase procedurale in corso. Pur con le dovute cautele ciò fa ben sperare, essendo anche un palese riconoscimento allo SLAI Cobas tutto, spesosi in oltre quindici anni di lotta senza sconti e senza tregua e accettato oggi ufficialmente in causa in veste di parte civile. Alla sbarra come al solito un solo imputato, quel Lomonaco Carlo già sindaco di Praia a Mare, forse il più incolpevole tra i dodici sopravvissuti dei quindici rinviati a giudizio. Forse questa è stata anche l'ultima occasione per gli imputati di restare contumaci, avendo il giudice l'intenzione di dare mandato all'arma dei Carabinieri per provvedere al loro "recupero". Si è imboccata la strada giusta? È presto per dirlo dopo le innumerevoli delusioni subite nel corso degli anni. Tuttavia lo SLAI Cobas non demorde, anche perché la gente continua ad ammalarsi e a morire, e bene ha fatto il PM rivolgendosi alla difesa ad affermare che questa vicenda è viziata dal "dolo", essendo i dirigenti consapevoli della pericolosità delle sostanze utilizzate in fabbrica ritenute cancerogene fin dall'esordio degli anni '60, come dimostra anche la distribuzione del latte agli operai erroneamente ritenuti più a rischio. Prossima udienza il 20 luglio; in tale occasione verranno sentiti i primi testi e primo fra tutti chi scrive, essendo anche il coordinatore locale del sindacato.
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