Primi nove mesi, i numeri del (non) lavoro: in Veneto sono 58.960 i cassintegrati
Domenica 2 Dicembre 2012 alle 23:18 | 0 commenti
In Italia, ad ottobre 2012, la disoccupazione ha raggiunto l'11,1%. In un solo anno è salita del 2,3%. Il numero dei disoccupati è pari a 2.870.000 persone. In un anno sono aumentati di 644.000 unità . Tra i giovani (età compresa tra i 15 e i 24 anni) la percentuale di disoccupati è del 36,5% (+5,8% rispetto all'ottobre del 2011). Nei primi nove mesi del 2012, i lavoratori a tempo pieno sono calati del 2,0% rispetto all'anno precedente.
Questo vuol dire che, in quella che dovrebbe essere la tipologia di lavoro normale, sono stati cancellati 347.000 posti di lavoro. I lavoratori part-time sono 3.847.000 (il livello più alto mai raggiunto). Per il 58% il lavoro part-time non è volontario ma imposto. I precari sono 2.877.000, quasi tutti giovani.
Da gennaio a ottobre 2012 le ore di cassa integrazione sono, in Italia 895.876.683 (nello stesso periodo del 2011 erano 813.220.587), in Veneto 81.069.523 (erano 71.525.135). I lavoratori coinvolti in Italia sono 651.547 (erano 589.797 nel 2011) e in Veneto sono 58.960 (erano 52.751). Una crescita notevole. La mobilità colpisce 29.959 lavoratori in Veneto e 4.949 a Vicenza. In Veneto, le domande di mobilità in deroga sono 9.820 (1.704 a Vicenza). Il numero di lavoratori indicati nelle domande di sospensione in deroga è pari a 54.193. Le aperture di crisi in Veneto investono 1.192 aziende e coinvolgono 28.201 lavoratori. Nello stesso periodo del 2011 erano 884 aziende e 16.495 lavoratori.
È la fotografia impietosa di un declino che sembra inarrestabile. Per milioni di persone il futuro non è neppure "incerto", è inesistente.
A leggere questi numeri (che, è bene sempre ricordarlo, nascondono vite concrete, famiglie e persone in carne ed ossa con le loro intelligenze, gli affetti, le speranze) ci si dovrebbe domandare che senso ha, oggi, parlare di "produttività ". Cosa significa per "lorsignori"? Leggendo il documento recentemente firmato da CISL, UIL, UGL e Confindustria non è chiaro ... o, meglio, si capisce che bisogna lavorare di più, in maniera più "flessibile" e con salari legati a questa "flessibilità ". Il risultato sarà che i lavoratori avranno buste paga più leggere in cambio di maggiori carichi di lavoro. Questa è la realtà . Non certo quella che ci raccontano (firmatari dell'accordo, economisti e giornalisti compiacenti) di aumenti di retribuzione legati alla contrattazione di "secondo livello" (cioè quella territoriale o, più facilmente, aziendale) dove i lavoratori hanno meno forza e potere per strappare condizioni migliori. È una corsa verso un lavoro sempre peggiore, meno garantito, meno sicuro.
Sempre meno lavoratori per produrre di più? Ma cosa si produrrà non è dato sapere. Non sarebbe più giusto pensare a come ridistribuire il lavoro e la ricchezza. Non sarebbe più "professionale" fare un piano del lavoro serio, indicare quali sono le produzioni strategiche, investire in ricerca e sviluppo tecnologico. Non è necessario lavorare sempre di più. Si può lavorare meglio, con più diritti e più sicurezza. E non è neppure necessario permettere profitti altissimi. È profondamente ingiusto che ci siano immense ricchezze ed estreme povertà . Che il 10% della popolazione italiana possieda il 45% della ricchezza totale del paese è un "lusso" che non ci si può permettere, ne oggi ne mai. È solo un'ingiustizia che deve essere cancellata.
Ma Monti e gli altri ministri "tecnici" e "grandi professori" cosa fanno? Niente. Continuano a colpire i lavoratori, i pensionati, i giovani. E si comportano come il governo precedente, senza ammettere nulla. "Lorministri" non hanno alcuna responsabilità , nessuna colpa. Hanno trovato un'economia disastrata, hanno messo a posto, forse, qualche conto (facendo pagare tutto a chi vive del proprio lavoro), hanno dato soldi al sistema finanziario privato ... e hanno aggravato la situazione occupazionale. I dati sono là a ricordarcelo, ma "lorministri" negano. Dice Monti che le politiche economiche del governo non sono causa di recessione e disoccupazione. Lui "si chiama fuori" come un Berlusconi qualsiasi. Dimostra, non la sua incompetenza (ci mancherebbe è un grande professore bocconiano, il "meglio del meglio") ma la assoluta fedeltà ideologica a quel capitalismo finanziario e cialtrone che gli ha regalato il governo del paese.
Dobbiamo rendercene conto, Monti e quello che il suo governo persegue sta facendo morire il paese. Ci vuole un altro governo. Un governo veramente democratico che ripristini i diritti cancellati e li renda universali, che operi per un vero sviluppo, che ripristini il falso in bilancio, che colpisca evasori e speculatori vari, che cancelli la norma del "pareggio in bilancio" che stravolge la nostra Costituzione. Si torni a fare Politica, quella seria, quella dalla parte del lavoro e dei lavoratori.
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