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Prima udienza contro il collega in passato nel Vicentino Angelo Di Natale, colpevole di aver accusato la Rai di "pubblicità occulta". Registrazione video concessa dal giudice di Palermo Flaccovio ma anche no. La cronaca

Di Redazione VicenzaPiù Sabato 30 Settembre 2017 alle 01:07 | 0 commenti

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Palermo, nostro servizio esclusivo. Avremmo voluto documentare con immagini e con la registrazione originale del dibattimento l'udienza del processo che dinanzi al tribunale di Palermo vede imputato il giornalista Angelo Di Natale, molto noto nel Vicentino nei primi anni duemila, accusato di calunnia in relazione alla presunta falsità di alcune affermazioni contenute in un esposto da lui firmato contro il fenomeno della pubblicità occulta nell'informazione di Tgr Sicilia della Rai, contro il prodotto informativo viziato a suo avviso da interessi privati e da non pochi casi di "parentopoli" e contro la gestione discriminatoria della redazione.

Ciò non ci è stato permesso nella prima udienza del 29 settembre e vogliamo partecipare tutto il nostro rammarico ai lettori. Nonostante il Tribunale avesse giustamente autorizzato le riprese, subordinatamente al consenso delle parti e nonostante tale consenso fosse da esse stato prestato, la nostra troupe è rimasta bloccata all'interno dell'aula per la mancanza del nulla osta da parte della Procura generale.

Nulla osta che viene sempre dato, attenendo solo ad un profilo di sicurezza generale che in questo caso non veniva in alcun modo in rilievo. Infatti la procura generale non l'ha negato: semplicemente, nonostante la totale disponibilità del giudice Salvatore Flaccovio (foto) a farsi parte attiva nella ricerca di un magistrato, uno qualunque in servizio che potesse dare l'autorizzazione, ciò non è stato possibile. Durante un'apposita non breve sospensione dell'udienza, non si è trovato nessuno. Lo stesso giudice si è detto dispiaciuto, invitandoci a tornare in occasione delle prossime udienze, considerato l'interesse da noi attribuito ai temi oggetto di dibattimento.
Il procedimento scaturisce da una querela promossa dall'allora caporedattore Vincenzo Morgante, oggi direttore del Tgr, "promosso" all'alta carica dopo il licenziamento di Di Natale, avvenuto non già per l'infondatezza di quelle gravissime accuse, ma per presunta violazione del dovere di esclusiva.
Ci siamo già occupati di questo caso non solo per l'esperienza vicentina del giornalista che negli anni 2003-2004 ha realizzato importanti inchieste di forte impatto sulla realtà civile e sociale nel territorio, ma anche per l'importanza dei temi oggetto del processo e, in particolare, della diffusione del fenomeno della pubblicità occulta e quindi delle risposte che, anche su un piano generale, dovrà dare il procedimento: "Quali sono i confini tra informazione e pubblicità? Fino a che punto al lettore, ascoltatore o telespettatore si può negare trasparenza?"
Nell'udienza di oggi è stata la volta dell'imputato il quale ha confermato puntualmente il contenuto dell'esposto, dicendo di "indossarlo" come una medaglia per la verità delle affermazioni in esso contenute che avrebbero dovuto essere un contributo all'Azienda del Servizio pubblico perché facesse pulizia al suo interno. Invece finora il risultato è stato di segno opposto in quanto è stato punito e rimosso chi denunciava il malaffare, anziché coloro che lo praticavano.
Dure come pietre le accuse rilanciate dall'imputato dinanzi al giudice Salvatore Flaccovio, al pubblico ministero e alla parte civile, ovvero Morgante, che si trova nella singolare posizione di rappresentare tecnicamente la parte offesa in questo processo (a suo dire sarebbe stato calunniato dall'esposto di Di Natale) ma anche una sorta di "imputato di pietra", di accusato extra processuale per via della gravità dei fatti che riconducono, almeno secondo quanto ribadito anche in dibattimento da Di Natale, alla sua possibile responsabilità.
Un j'accuse durissimo, in risposta alle domande a raffica ascoltate in silenzio nell'aula della quinta sezione penale. Contro la Rai per "l'Auditing-farsa imbastito non per accertare la verità ma per coprire le malefatte e quindi incoraggiare chi voglia commetterle, il tutto in danno dei cittadini-contribuenti" e contro Morgante che - ha scandito Di Natale, citando dati e documenti - "ha svenduto la funzione di capo redattore ad interessi privati legati ai suoi rapporti e alle sue frequentazioni in servizio e fuori servizio con imprenditori che poi beneficiava di decine di 'marchette' commerciali spacciate per informazione".

In proposito il giornalista ha citato il caso della rassegna alimentare Cibus di Parma del 2008 nel corso della quale Morgante avrebbe moderato, nella veste di capo redattore Tgr Sicilia, la conferenza sul panettone al radicchio rosso dell'azienda Fiasconaro alla quale Tgr Sicilia, sotto la gestione Morgante, ha dedicato, perfino secondo quell'Auditing farsa, ben 24 servizi di "informazione" con 53 citazioni di marchio. Ma, ovviamente - ha osservato Di Natale - poiché appunto si trattava di un Auditing-farsa, la Rai concluse che non si trattava di pubblicità occulta!
Parole durissime da parte dell'imputato anche nei confronti del tentativo operato dalla Rai di coprire questo gravissimo asservimento dei superiori interessi generali propri del Servizio pubblico a quelli particolari e privati di qualcuno attraverso il travisamento di dati documentali e il ribaltamento della realtà.
In risposta ad alcune domande, Di Natale ha poi fissato paletti rigidissimi di distinzione tra un certo malcostume, diffuso in settori dell'editoria privata, di opacità della linea di separazione tra informazione e pubblicità (di cui è vittima la lealtà che si deve ai lettori) e la ben maggiore gravità di tali pratiche nell'Azienda concessionaria del Servizio pubblico. Quando si stava addentrando nell'analisi specifica dei fattori di tale radicale diversità, il tempo è scaduto. Il seguito, con il controesame di Di Natale, alla prossima udienza.
E noi speriamo che questa volta non ci sarà negato il diritto di offrire a chi ci segue la documentazione audiovisiva di un processo che lascerà certamente, o almneo ce lo auguriamo, un'impronta sulla storia dell'eterna lotta tra idealisti alfieri della trasparenza e del principio di responsabilità, soprattutto, di chiunque disponga di beni pubblici da una parte, e collaudatissime pratiche opache da parte di chi ha in mano le leve del potere dall'altra.
M.M.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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