Il presidente Variati e le grida di dolore in Provincia
Giovedi 30 Ottobre 2014 alle 23:53 | 0 commenti
«Non siamo qui per liquidare ma per amministrare. Ciascuno di noi ha accettato di candidarsi per un servizio civico di volontariato verso la comunità », questa, in occasione della prima seduta del Consiglio provinciale, era stata l'incoraggiante premessa del neo Presidente della Provincia "riformata" (?) Achille Variati.
Ma il presidente&sindaco, lo riferisce pomposamente la nota ufficiale dell'ufficio stampa, neanche fosse subito stato "bulgarinizzato" a dovere, ha fatto «persino di più» come se il «di più» rispetto ai suoi doveri di amministratore trasparente fosse «informare l'assise non solo sull'esito del suo viaggio romano, ma soprattutto sulla grande preoccupazione legata proprio al nuovo incarico».
E allora, prosegue l'ossequioso estensore della nota trionfale, «con onestà intellettuale riconosciutagli da tutti gli eletti (Variati, ndr) ha voluto riservare la sua prima comunicazione all'assemblea proprio tracciando il futuro economico dell'ente, messo a rischio dalle leggi finanziarie dello Stato e dalle previsioni di restituzioni che metterebbero in ginocchio la Provincia, costringendola al dissesto e alla chiusura».
Dopo aver infatti ricordato (scoperto?) la natura e le cifre delle entrate - 52 milioni circa da Ipt (20 milioni), Rcauto (28,8 milioni) e rifiuti (3,3 milioni) - il prode Achille, che evidentemente si era candidato senza conoscere quelle «leggi finanziare dello stato», ha esposto ai suoi l'idea di poter commuovere con le sue lagnanze il "cattivo" Renzi.
Prima di tutto lui, novello Donchisciotte della Mancia (quella, ad esempio, del 25% di consiglieri, tutti e 4 con tanto di delega, consegnati a tavolino al Nuovo Centro Destra, un partitone dal 3,11% di voti) col supporto dei suoi Sancho Panza (ogni allusione agli stomaci da riempire dei nostri politici locali da lui presieduti è puramente voluta), «ha puntato la lente sulle richieste del Governo centrale, in particolare sul prelievo dalle casse di palazzo Nievo di 8 milioni e 100mila euro, che aumenterà di 2 milioni di euro nel 2015 per assestarsi sui 16 milioni di euro nel 2016 e 2017 per effetto dell'ulteriore taglio di 1 miliardo alle Province». Fatta pubblicamente, da buon dottore in matematica, una semplice operazione di sottrazione per comprendere quello che si prepara, nell'assemblea romana il presidente&sindaco ha fatto allora «una domanda molto semplice: come verranno assicurati i servizi? Con quali risorse?».
La nota, si sofferma, quindi, sulla legge n.56 ("indica quelli fondamentali (viabilità , scuole, partecipate, assistenza tecnica ai piccoli comuni e pari opportunità , non riconoscendo tali nel contempo funzioni come la Protezione Civile"), evidenzia che "è tutto da capire come si potranno a quel punto espletare (quelle funzioni, ndr) e afferma che "è inutile pensare che le risorse potranno essere mutuate dalla Regione, che pure assegna deleghe in tema di Lavoro, Formazione, Ambiente, Caccia e Pesca, Cave", prima di riferire il "perchè" spiegato dal Presidente della Provincia: «perché già oggi non è così, visto che in tema di lavoro, ad esempio, il criterio è di un terzo dei fondi che arriva da Venezia e due terzi messi da palazzo Nievo".
A questo punto ci dispiace non aver potuto presenziare di persona, per nostri impegni milanesi, all'assise, perchè, dopo "il grido di dolore... forte e reale" sollevatosi nella sala del Consiglio e a cui fa riferimento l'accorata nota della Provincia, avremmo potuto almeno poggiare una mano rassicurante e di solidarietà sulle spalle di "tutti i sindaci" e di tutti "gli amministratori eletti" che, gliene diamo atto, anche senza il nostro partecipato sostegno, "hanno manifestato la propria disponibilità a metterci faccia e sostegno".
Achille Variati, non si sa se con le lacrime agli occhi, tocca, quindi, le corde più intime dei suoi soldati con una frase d'altri tempi: «E' un grido di dolore per i servizi ed un gesto di rispetto verso di voi e anche verso i dipendenti, poi però sarà Roma a decidere. Ma dovranno dirlo loro se vogliono chiudere le Province".
Se, conclude la nota, che sarebbe limitante definire solo ufficiale quando, invece, merita almeno l'attributo di "epica", solo "nelle prossime sedute consiliari si saprà di più sull'esito degli ulteriori incontri nella capitale, come pure sulle modalità da seguire per la redazione del nuovo Statuto, figlio di questa rivoluzione ancora da compiersi", cari elettori diretti espropriati dei vostri diritti, ora finalmente concorderete che il voto vi è stato tolto a giusta ragione.
Perchè voi, con noi fra voi, mai sareste stati capaci di scegliere da soli, e senza l'aiuto di strateghi della grande politica come Variati, Toniolo e i loro ispiratori sempre meno occulti, dei condottieri e il loro generale unico capaci di addolorarsi così tanto da... gridare.
Se le province, come Renzi e quasi tutti i partiti avevano chiesto e promesso, verranno chiuse.
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