Presidi dei precari ai tribunali di Vicenza: "contro progetto abbandono della giustizia"
Martedi 18 Novembre 2014 alle 15:33 | 0 commenti
“Basta lavoro nero, ora lavoro vero!â€. I precari della Giustizia scendono in piazza, insieme ai lavoratori del Tribunale, del Giudice di Pace e della Procura di Vicenza, per "organici adeguati ad assicurare un servizio pubblico degno". Domani, mercoledì 19 novembre, a partire dalle ore 9 davanti al nuovo Tribunale e dalle ore 11,30 in contrà Santa Corona davanti a quello vecchio, una manifestazione per “lavoro dignitoso e stabilità †di chi ha effettuato tirocini formativi negli uffici giudiziari.
La protesta porterà in piazza anche i problemi dell'accorpamento tra Vicenza e Bassano, dei vecchi locali di Santa Corona e della soppressione dei Giudici di pace di Schio e Asiago.
Ecco la posizione espressa da Agostino Di Maria, segretario FP Cgil di Vicenza e provincia
"I tirocini", racconta Agostino Di Maria, segretario FP Cgil di Vicenza e provincia, "iniziati nel Lazio, sono poi stati replicati in poco tempo in tutta Italia e quindi anche a Vicenza, per tamponare la gravissime carenze d'organico, circa 9000 unità , con punte di scopertura del 30% in alcuni grandi uffici".Â
Sono 2.924, senza diritti, senza contratto, e dopo 4 anni di tirocinio in un'amministrazione dello Stato, oggi si vedono garantite appena 230 ore di lavoro a semestre, 460 in un anno, per una retribuzione di 4.600 euro annui. "Sempre ammesso che i fondi della seconda tranche vengano sbloccati", precisa il segretario FP Cgil di Vicenza: "Un'intollerabile ingiustizia!"
Al Tribunale di Vicenza su un organico teorico di 128 dipendenti, sono presenti 96 lavoratori e i lavoratori precari interessati sono 9, circa il 10% della forza lavoro. "Pochi, per le effettive esigenze della macchina giudiziaria vicentina", commenta Di Maria, "ma significativi per gli stessi avere un reddito, e per la macchina giudiziaria utili a far diminuire i tempi di risposta ai cittadini".
"Per questi lavoratori", precisa Agostino Di Maria di FP Cgil, "chiediamo un contratto, un lavoro dignitoso, una formazione adeguata e il riconoscimento di un lavoro necessario al mantenimento dei servizi".
"Segnaliamo inoltre, che l'emissione del decreto sulla chiusura degli uffici dei giudici di pace", prosegue Di Maria, "evidenzia la grandissima confusione e i conseguenti inevitabili disservizi che deriveranno da questa operazione per le modalità con le quali è stata attuata".Â
"Come abbiamo sempre sostenuto si è tratta di un'operazione sciagurata e oltremodo mal gestita con danni ai lavoratori ed all'utenza".
Dalla chiusura e quindi soppressione degli Uffici di Arzignano, Valdagno, Thiene e Lonigo solo una percentuale esigua dei lavoratori (uno) è stata assegnata all'Ufficio di Vicenza, creando così, un enorme aggravio di lavoro senza la garanzia del personale sufficiente.
Il personale in servizio presso i Giudici di Pace prima della soppressione degli Uffici del circondario, era pari a 26 lavoratori di cui 16 negli Uffici soppressi e 10 presso l'Ufficio di Vicenza.
"Con la chiusura degli Uffici di Schio e Asiago, oltre a privare i cittadini di quei territori di un servizio essenziale", commenta il segretario FP Cgil del Vicentino che si occupa del comparto Giustizia, "i costi di questa operazione si riverseranno ancora una volta, da una parte sui cittadini e dall'altra sui carichi di lavoro dei dipendenti rimasti a Vicenza".Â
Oggi al Giudice di Pace di Vicenza sono in servizio sempre in 10 i lavoratori.
Per quanto riguarda il Tribunale, a fronte di un rapporto tra popolazione e dotazione organica di giudici di primo grado pari alla media di 11.745 unità per gli uffici giudicanti e alla media di 32.304 unità per gli uffici requirenti, Vicenza ha assegnato un giudice rispettivamente ogni 33.000 e ogni 67.000 abitanti, mentre ci sono città che hanno assegnato un giudice ogni 4/5000 abitanti.
"Di conseguenza", sottolinea Di Maria, "non possiamo che segnalare, che a due anni dalla riforma delle Circoscrizioni della geografia giudiziaria, l'accorpamento dei Tribunali di Vicenza e Bassano non ha migliorato la situazione di cittadini e imprese vicentine, ma ha fatto lievitare i tempi di una causa per arrivare a sentenza".
"La fatiscenza e la dubbia sicurezza per operatori e cittadini che frequentano i locali di contrà Santa Corona poi fa il resto". E conclude Agostino Di Maria: "In queste condizioni nessuna riforma della giustizia potrà avere successo e la sopportazione dei lavoratori ha oltrepassato i limiti".
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