Povera Patria: si decreta sul lavoro ma non contro la corruzione
Sabato 13 Dicembre 2014 alle 19:28 | 0 commenti
Dopo gli scandali dell'Expo, del Mose e di "Mafia Capitale" (e sono solo gli ultimi esempi del malaffare italiano) Matteo Renzi fa finta di accorgersi di come la corruzione stia divorando il nostro paese e annuncia un disegno di legge per inasprire le pene, recuperare il denaro, allungare la prescrizione. Lo fa con l'abituale dose di arroganza, supponenza e autoritarismo di chi vuol far capire che solo lui "può salvare il paese".
I fatti, però, ci raccontano altro. Un intervento sulla prescrizione, infatti, era già stato annunciato dopo l'indecente sentenza della Cassazione sul processo Eternit e non ha avuto alcun seguito. Ma, per Renzi, questo non importa. Lui si limita alle promesse e agli annunci. La sua è una politica che ormai è ridotta alla propaganda e allo spot elettorale.
Ma perché, un governo così "capace" di produrre decreti (praticamente solo quelli) e di "correre" quando si tratta di cancellare i diritti di chi lavora o varare normative che saranno d'aiuto a chi vorrà devastare il territorio (il famigerato "sblocca Italia") nel caso della corruzione usa una procedura più "prudente" come quella del disegno di legge? A voler essere realisti sono i soliti interventi che vengono annunciati frettolosamente per parare i colpi delle notizie di cronaca e, poi, lasciati decantare per un tempo indeterminato. Renzi confida, certamente, nella memoria breve dei cittadini e nella capacità del potere di pilotare l'informazione e l'opinione pubblica verso problematiche e notizie meno importanti. È sempre la solita, vecchia storia. Ricordiamo come la promessa a suo tempo - sempre di Renzi e del suo governo - di reintrodurre il falso in bilancio per colpire i reati finanziari sia rimasta una frase vuota scritta nel libro degli annunci. Nei fatti si è scritto un provvedimento per il rientro dei capitali illecitamente esportati troppo simile a una benevola sanatoria e alle leggi dei governi guidati da Berlusconi per essere credibile. Sono state approvate norme sull'antiriciclaggio che assolveranno preventivamente coloro che hanno utilizzato i guadagni dovuti a pratiche illegali per scopi personali. Si è decretata la "non punibilità " per quei reati - definiti "lievi" o "tenui" - che porterebbero a un massimo di 5 anni di condanna o comunque non reiterati. Reati comunque gravi e odiosi contro il patrimonio, l'ambiente, la sicurezza nel lavoro. Ma qualcuno può veramente credere che queste misure faranno "tremare di paura" i delinquenti ... o è più realistico pensare che, invece, li faranno sorridere soddisfatti?
"Faremo", "colpiremo", "non daremo tregua ai corrotti" ... frasi con i verbi tutti coniugati al futuro (il più "remoto" possibile). Di fatto, oggi, non c'è nulla. Di fatto i corrotti continuano a farsi corrompere dai corruttori in un vortice devastante per il paese.
Della vicenda dell'Expo, qualcuno ha più sentito più qualcosa? Gli indagati sono, forse, sotto torchio? Qualcuno è ancora in carcere? E le imprese implicate nell'indagine sono state sospese nei loro incarichi? Per lo scandalo del Mose è successo, invece, qualcosa di diverso? Sì, forse qualche c'è qualcuno agli arresti domiciliari e qualche "nuovo" parlamentare del PD indagato. Poca sostanza, pronta ad essere coperta dalla nebbia degli annunci e delle promesse. O dalle disquisizioni sul fascino come valore aggiunto per fare politica.
Intanto, mentre circolano le fotografie del ministro Poletti a tavola con i principali accusati dell'indagine "Mafia capitale" (persone "di rispetto", amici degli amici) lo stesso ministro, dopo lo sciopero generale di ieri, si sente in dovere di pontificare che, sì, "bisogna ascoltare la piazza" ma che, poi, si deve andare avanti come se nulla fosse. E correre perché l'Unione europea ci chiede le "riforme" istituzionali e il "jobs act". Una vecchia tiritera seconda la quale ci si deve adeguare, chinare la testa e perdere qualsiasi dignità e sovranità nazionale. È la stessa, vecchia, teoria per la quale le stesse forze politiche che oggi sono al governo e il presidente della repubblica (tra breve dimissionario) hanno stravolto la nostra democrazia introducendo il pareggio di bilancio in Costituzione.
E così, di fronte al fatto che corrotti, corruttori e un sistema di partiti collusi e compiacenti hanno letteralmente rubato la ricchezza del paese (che deve appartenere a tutti), si sceglie di colpire ancora una volta le classi meno garantite, i lavoratori, i pensionati, i giovani. Si cancella l'articolo 18, si aumenta la precarietà del lavoro, lo si rende sempre meno sicuro e peggio retribuito.
I colpevoli e i loro sodali, intanto, continueranno a circolare in assoluta libertà e saranno gli stessi che faranno quelle leggi elettorali che li favoriranno e quelle "riforme" che garantiranno loro potere e impunità . Lo faranno finché non li fermeremo.
Povera Patria.
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